GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: La casa dei pensieri pesanti – Clotilde Del Guercio

Raccontare per coinvolgere, narrarsi per lasciare una traccia di sé e tirare le somme dei passi compiuti finora, perché quelli che verranno possano essere più solidi, sicuri: il percorso di vita raccontato da Clotilde Del Guercio nel suo romanzo autobiografico “La casa dei pensieri pesanti”, pubblicato dal Gruppo Albatros ci ha emozionati e coinvolti sin dalla prima pagina. Abbiamo posto qualche domanda all’autrice per conoscere le motivazioni profonde che l’hanno portata fin qui, a condividere la sua esperienza con il pubblico dei lettori.

Clotilde, questo è un libro autobiografico?

Si tratta di un testo nel quale l’autrice (io) parla in prima persona. Si sofferma su taluni nodi della sua vita, nel tentativo di individuarne meccanismi e senso nei vari contesti spazio-temporali. In pratica una narrazione storica (il passato letto attraverso il presente). Se c’è un protagonista, è semplicemente la casa, come il titolo suggerisce. Il fatto di dire “io”, Clotilde, non è poi così importante, perché il personaggio (Clotilde) è parte integrante dell’ambiente nel quale è immerso: una continua relazione con presenze reali oppure fantasmi, cose, luoghi, luci ed ombre, film a colori o in bianco e nero, che, pesantemente appunto, la sovrastano condizionandola. Alcuni argomenti vengono sviscerati, altri solo accennati, altri ancora sono palesemente omessi. Clotilde nel suo racconto ogni tanto si fa delle domande, a cui qualche volta riesce a dare una specie di risposta. Risposte mai definitive. Non esistono ideologie o fedi in grado di salvarci. Ciò detto, rifiuto di definire il testo “una autobiografia”. Preferisco il termine narrazione storica o anche romanzo, con una sorta di unità di luogo, Di questo luogo la mappa topografica del vicinato cede il passo all’aneddotica familiare, poi all’improvviso lutto col groviglio psicologico e conflittuale che ne consegue e il suo superamento che si realizza attraverso il lungo, faticoso e costante, mai concluso lavoro di riappacificazione. Infine l’amore finalmente raggiunto permette di “alleggerire” i pensieri, consentendo di liberare il passato e con esso anche il presente per poter così raggiungere un approdo salvifico, fuori dalla Casa dei pensieri pesanti.

In questo libro si intrecciano ricordi e considerazioni attuali, in qualche modo è spettatrice di sé stessa?

Certamente l’età matura, mentre guarda al proprio passato, è capace di una visione più lucida e comprensiva. “Era ormai passato il tempo delle recriminazioni” “Però la memoria, benché viva, in sé non mantiene i sentimenti di rancore, rabbia, ribellione del passato. Piuttosto acquista il senso di GIUDIZIO STORICO, che trascende la concretezza dei sentimenti, prendendo da questi le distanze” (pag. 105). Per quanto concerne il contemporaneo, l’indagine lucida fa posto al prorompere di nuovi sentimenti, quali l’abbandono alla commozione, all’affetto, alla speranza… Come la frase inaspettata, pronunciata da Francesco “non ti dimenticare, la vita torna!” Oppure le parole di Alessandro che hanno avuto la forza di “risanare la mia anima”.

La casa dei pensieri pesanti è il luogo in cui rifugiarsi? È il posto sicuro?

È impossibile rispondere in modo univoco a questa domanda, perché, nella sua lunga storia, la casa di via Gandino ha avuto funzioni diverse, ha interpretato vari ruoli. A ben pensarci la caratteristica sostanziale che la sua struttura architettonica suggerisce è la sua elegante robustezza e spaziosità, che le permisero di passare, dalla funzione abitativa di una abbiente famiglia d’anteguerra, alle tante altre diverse funzioni che il trascorrere dei tempi e delle stagioni le hanno attribuito. Più simile ad un maniero o ad una fortezza e, in quanto tale, certamente un rifugio sicuro, per lo meno rispetto ad attacchi esterni. Ma è stato per me anche un carcere. Che cosa c’è di più “sicuro” di un carcere? 

Il suo è un testo molto intimo. Quale è stato il momento più difficile durante la scrittura?

Certamente i capitoli La prigione e I miei anni ’70, per il necessario ripercorrere le tensioni e i grovigli di un’adolescenza non proprio felice e il rievocare la tragedia della morte di mia madre.

C’è una scena del suo libro che le è particolarmente cara?

La frase pronunciata da Francesco “Non ti dimenticare la vita torna” (pag. 99) e le parole di Alessandro che hanno risanato la mia anima (pag. 114 -115). E infine la finestra da cui si vede il mare, a Bertinoro. E poi, a proposito di finestre, quella con cui ha inizio il romanzo, da cui vedo il cielo bolognese attraversato da un aeroplano di passaggio. Infine la finestra alla quale io sono affacciata mentre, impersonando il ruolo di mia madre, recito il monologo che comincia con “Parlo da un luogo lontano, mi si sente?” (pag. 93).

Ringraziamo Clotilde Del Guercio per averci concesso questa intervista, è stato davvero un piacere scoprire di più sul suo libro “La casa dei pensieri pesanti” e sulla sua esperienza come autrice. Buona lettura e non dimenticate di lasciare il vostro commento qui sotto!

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