GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: La Surbile e gli Angeli neri – Giovanni Sanna Laina

Il nostro viaggio alla scoperta dei nostri titoli più interessanti ci porta, oggi, a presentarvi “La Surbile e gli Angeli neri” di Giovanni Sanna Laina: è un libro per noi particolarmente stimolante, del quale abbiamo cercato di approfondire alcuni aspetti inediti.

Che cosa è la Sùrbile?

Ogni popolo, ogni cultura si esprime in una letteratura propria che comporta conoscenze, sogni e miti specifici. E tra questi la donna è sempre stata il mistero per eccellenza, il mito assoluto. Cosicché ogni generazione ha creato l’immagine della “donna fatale” corrispondente alle sue precipue paure o speranze. Si pensi alla letteratura greca con le Sirene dal canto ammaliante, a quella romana con le Arpie, esseri vendicativi e voraci, a quella egizia con la Fenice, ripresa in quasi tutte le culture antiche.  Anche la cultura sarda, molto ricca di figure fantastiche, ha la sua donna fatale, la Surbile (tra altre), una donna morta in parto che torna dall’aldilà a succhiare dai dormienti, di preferenza dai neonati, il sangue che ha perso. Secondo le regioni dell’Isola due versioni coesistono. L’Essere che torna di notte dal mondo dei morti e s’introduce volando e penetrando nel minimo interstizio per fare il suo lavoro; e quella che di giorno è una donna normale, diventando sanguisuga solo in certe notti. Questa la si può riconoscere perché c’è sempre un gatto ai suoi piedi.  Come s’intuisce non si tratta di essere totalmente malvagio, non è omicida. Ha qualcosa di sciamanico, di correttivo, di educativo. Esistono centinaia di pagine su questa figura del folclore carnevalesco sardo sulle quali potrei tornare se richiesto.

Chi è Francisco Sanna?

La Sùrbile è il secondo episodio di una tetralogia che mette in scena praticamente gli stessi personaggi dall’inizio alla fine. Nel primo episodio intitolato “Il Viaggio” (Ed. Taphros) Francisco è descritto nei dettagli. Si tratta di un giovane abitante di Tempio Pausania chiamato ad accompagnare come segretario l’ultimo dei Villamarina, Don Joseph, chiamato a Cagliari dal marchese suo padre. All’inizio dunque Francisco (e non Francesco perché all’epoca la gente benestante parlava spagnolo) piomba nella Capitale e vive nella condizione (vagamente dispregiativa = ragazzo a tutto fare) tipica del Majolo; giovane squattrinato che lavora (da Don Joseph) per pagarsi gli studi. Figura tipica nota già dal 400: Marot, Villon, ecc…Nascono dei dissapori col protettore che lo licenzia, ma trova impiego nel corpo degli artiglieri che reclutano a tutto andare per timore d’un nuovo sbarco francese. S’innamora di una nobildonna piemontese, sopravviene la cacciata di tutti i piemontesi dalla Sardegna (primo momento storico marcante), fuggono, gli sparano e la bella gli muore tra le braccia. Dopo il Preambolo della Sùrbile si vede dunque un Francisco affranto, sempre ufficiale degli artiglieri, che riassume brevemente questi precedenti e che, poco a poco si estrae dalla profonda depressione morale e s’immerge nel secondo momento storico marcante della “Sarda Rivoluzione”: la rivolta popolare e il linciaggio pubblico di due alti funzionari sardi conservatori, aprendo la via a una possibile democratizzazione del regime sabaudo in Sardegna. Fin qui è sempre Francisco l’eroe e il narratore principale.

Quali sono i suoi futuri progetti di scrittura?

Sto chiudendo il terzo e iniziando il quarto momento storico della Sarda Rivoluzione. Il terzo, intitolato “La Rivoluzione Tradita”, descrive l’epopea fallita di Giovanni Maria Angioy, l’uomo che voleva democratizzare il Regno di Sardegna e sopprimere definitivamente il regime feudale. Angioy è il massimo esponente politico e storico della Sardegna, il Vate, il padre dell’autonomismo sardo la cui statua campa in tutte le principali città dell’Isola. La sua parabola è tracciata all’americana, partendo dal suo funerale a Parigi dove un giornalista del Journal de Paris (siamo nel 1808, i primi anni dell’impero napoleonico) ritrova poco a poco gli esuli sardi che hanno accompagnato il “caro defunto” e ne raccontano i brani a loro più vicini. Uno schema narrativo ispirato da “Citizen Kane” di Orson Welles, dove si rivedono gli stessi personaggi dei racconti precedenti. Il quarto episodio intitolato “L’ultimo guizzo rivoluzionario” mette inscena solo i due ultimi ribelli al potere monarchico, il notaio Cilocco e il parroco Sanna Corda, scritto che richiede ancora un bel po’ di lavoro. Non vorrei dilungarmi, ma ho iniziato anche a narrare episodi storici del 17° secolo, come “L’assassinio del Viceré Camarassa”, la grande Peste di fine 600, e ancora la battaglia di Rocroy (1642) dove per la prima volta i Terzios spagnoli furono disfatti dal giovane duca d’Enghien; ad eccezione del Terzio sardo Castelvì che ottenne gli onori delle armi e fu ricondotto in Spagna con armi e bagagli. Su questo si veda la mia pagina Facebook intitolata “L’oro dei Sardi” che in poche settimane ha raccolto più di 250 followers; e che ho abbandonato da più d’un anno per le solite e sterili polemiche. Avrei inoltre validi documenti sul leggendario Ampsicora sul quale tuttavia mi ha molto frenato il fatto di apprendere che nell’ultima battaglia, i Punici furono sconfitti dai romani quando cedette l’ala sinistra, quella affidata ai sardi.

Come ha avuto l’idea di questo libro?

Sono appassionato di Storia dalle elementari: Muzio Scevola, Clelia, gli Orazi e i Curiazi… Durante il decennio di libero insegnamento all’Università di Sassari (2002-2012) frequentando le librerie del centro mi sono imbattuto in un fiume di saggi e di dotti studi sulla Sarda Rivoluzione, perché è il momento che ha marcato la cultura moderna del popolo sardo. Avendo perfezionato la maggior parte dei miei studi in paese francofono, dove la Storia di Francia è un architrave della cultura, quale non fu la mia sorpresa di non trovare un solo romanzo epico su quel periodo così avventuroso (eccetto episodi molto circoscritti). Cioè il veicolo maestro che permette di raggiungere il più gran numero di lettori in tutti i ceti. Il solo (che io sappia) ad aver scritto un romanzo su quel momento epocale con personaggi apparsi poi in Sardegna è Alessandro Dumas col suo “Histoire de la maison de Savoy”. Nel periodo dell’insegnamento ho dunque scritto cinque romanzi continuativi, riassumendo con esattezza, e in stile giornalistico gli eventi riferiti dai più riputati storici e specialisti di quel periodo. È solo di recente che, ispirandomi a Perez Reverte (Il capitano Alatriste ed altri) ho ripreso quei 5 testi per dagli un taglio veramente romanzesco, inserendo i fatti storici veri nella vita quotidiana della gente con i classici grimaldelli: delitti, inchieste, depistaggi, amori contrariati, leggende locali ecc…  Prima sorpresa! L’indomani mattina del lancio sulla rete del primo romanzo ho ricevuto l’offerta di pubblicazione di un locale editore sardo che ovviamente non aveva la vostra potenza di fuoco per farne un successo. Seconda sorpresa: la cura e la qualità editoriale con la quale Albatros ha edito il mio secondo racconto. Si dice spesso che non c’è due senza tre; sarà vero anche per voi?

 Qual è il target di lettori del suo libro? 

Tutte le generazioni di giovani e meno giovani attuali!!!! Mi spiego. Stiamo attraversando una crisi senza precedenti che mina la cultura occidentale. Il liberalismo democratico è attaccato dall’esterno e dall’interno. Il rischio che venga sopraffatto da altre culture totalitarie non è più escluso dai massimi cultori del nostro tempo. Si veda ad esempio la francese Chantal Delsol “La fine del cristianesimo” cioè dei valori politici della cristianità(=religione); si veda l’americano Fukuyama “La fine della Storia e l’ultimo uomo” che sostiene non si possa andare oltre una organizzazione sociale diversa o migliore del liberalismo democratico, per citarne alcuni. Non sono il solo a pensare che tra le cause principali del declino occidentale vi è senza dubbio lo scadente insegnamento della Storia nelle scuole. Un popolo senza passato è un popolo senza avvenire, senza una identità, senza una continuità culturale da preservare e da vivere con forza e convinzione; sarà un popolo aperto a qualsiasi ingerenza ideologica esterna come succede in America e progressivamente in Europa. Se l’insegnamento è carente (e da riformare), l’ultimo baluardo che rimane è la letteratura. Se l’editoria privata non s’impegna fortemente a contrastare tutto quello che tende a corrompere e falsificare la verità storica, anche quando ella getta delle ombre sul nostro passato (come nei miei romanzi), allora la battaglia è persa! Una battaglia che dovrebbe poggiare sulle identità locali per meglio convincere, come hanno fatto a suo tempo i baschi, i corsi, gli irlandesi (ancora attualmente), gli alsaziani prigionieri come i sardi tra due grandi fratelli; o ancora di recente le serie poliziesche scandinave con una specificità identitaria marcata. Se per le ragioni menzionate la diffusione va fatta a tutto campo, ci sono anche settori privilegiati. Per esempio, le lunghe e tediose traversate sui traghetti dei vacanzieri estivi che a migliaia passano e ripassano davanti alle vetrine dalle Compagnie marittime che propongono libri concernenti l’approdo (o anche no). Ci sarebbe inoltre l’interesse di un abbocco con l’Assessorato alla Cultura della Regione sarda per fare che la lettura ne venga consigliata ai giovani delle scuole medie al posto dei tediosi saggi storici attualmente proposti. Senza dimenticare i concorsi letterari ai quali mi sto dedicando. In un secondo tempo, si porrà il problema della diffusione all’estero. Per il francese non ho problemi. Il primo romanzo è già stato pubblicato a Parigi dalle edizioni Edilivre col titolo “Un voyage en Sardaigne”. Per l’inglese invece (basilare) avrei bisogno d’aiuto. A quel punto, e nel caso dell’ottenimento di un premio letterario, gradirei esplorare la fattibilità di avviare una serie televisiva.

Ringraziamo Giovanni Sanna Laina per averci dedicato del tempo, è stato un piacere parlare con lei e conoscere meglio il suo libro “La Surbile e gli Angeli neri”. Speriamo che i nostri lettori possano avere l’opportunità di scoprirlo e di apprezzarlo come noi abbiamo fatto!

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