Nell’articolo odierno parliamo del libro La Compassione di Guido Trombetti, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo. Presentiamo qui un’intervista con l’autore del libro per evidenziare gli aspetti letterari più originali e le esperienze più importanti che sono condensate in questo testo. Affronteremo anche i temi che maggiormente sono rilevanti per l’autore e ai quali viene data espressione in modo peculiare.
La Compassione di Guido Trombetti, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo, narra storie di vita parallele, che inaspettatamente rivelano punti di contatto profondi: le esistenze di diversi personaggi si intersecano, tutte intente a ricercare una felicità che sembra non arrivare mai e a vivere esistenze che sembrano dominate dal caso. Sarà davvero così?
Per saperne di più, ecco l’intervista con l’autore: buona lettura!
Quali sono i temi decisivi di questo romanzo?
I temi decisivi di questo romanzo sono storie di vita. Quelle principali che ho provato a raccontare sono la storia di una brigatista, condannata all’ergastolo negli anni di piombo, e la vita mediocre di un ragazzo claudicante, che è un talento a calcio e che vive con l’amore del mare nella testa? Esistenze diverse, che scorrono come destini paralleli. La realtà di un quartiere povero e quella di un ambiente alto borghese si intersecano. E poi vite di personaggi solo in apparenza minore: un lavavetri senza nome, che scompare non lasciando neppure una traccia di sé. Un medico che muore di solitudine e di malinconia ed altre ancora. I fili che congiungono queste esistenze sono labili. Disegnano connessioni casuali, ipotetiche. Eppure queste vite minime possono sovrapporsi e annodare i protagonisti dentro un solo cammino. Cercano una felicità che non afferrano mai. E cosa più importante sono regolate dal caso che la fa spesso da padrone.
Quali sono le caratteristiche umane e caratteriali dei personaggi principali e come si evolvono durante gli eventi della storia?
Il cuore segreto di questo romanzo e dei suoi personaggi sta nel titolo. La parola compassioneinquadra l’intera vicenda. Fa della storia che si legge un fatto eccezionale eppure comune: un caso dell’anima, un problema, nella cui serietà i confini tra verità giudiziaria e verità morale si fronteggiano drammaticamente. Il tema della «compassione» è il grande motivo del libro: «avevo letto in un libro che per Schopenhauer alla base dell’etica c’era la compassione, non la ragione come sosteneva Spinoza, ma la pietà nei confronti di tutto ciò che è vivo e sofferente». L’unica corrispondenza che può mantenersi tra personaggi e me che scrivo, e anche tra personaggi e lettore, è generata dalla pietà: il sentimento che, come istinto naturale, resiste al di là e al di sopra di qualunque altra norma. Davanti alle apparenze di una vita strozzata, sorge un sentimento di compassione. Questo compatimento, nel significato letterale di patire insieme, è il comune denominatore tra l’umano e ciò che non è vivente. La generosità, la clemenza, l’umanità non sono altro che «pietà applicata ai deboli, ai colpevoli, o alla specie umana in generale». Perciò la compassione è la matrice sotterranea di comportamenti immediati e autentici.
Come descriverebbe il suo stile di scrittura? Quali autori del presente e/o del passato prende come modello?
Mi sforzo quando scrivo di essere sintetico. Rimuovendo orpelli ed eccessi di aggettivazione. Evitando per quanto possibile il periodare esteso. I miei riferimenti sono i grandi scrittori italiani del 900. Su tutti La Capria, Fenoglio e Calvino. Ma poi anche Pavese, Bassani, Buzzati, Sciascia, Domenico ed Ermanno Rea. Autori che in forme diverse e con stili personali raccontano storie di vita. Raccontare storie è il vero obiettivo di chi scrive. Anche attraverso la metafora o il fantastico.
Cosa vuole comunicare ai lettori?
Non ho nessuna intenzione di lanciare messaggi. Non pretendo di insegnare o dare precetti. Niente sarebbe più inutile di una sapienza al riparo da inquietudini e incertezze. L’obiettivo a cui miro è chiarito nelle primissime righe del mio testo: «Non intendo costruire né un racconto edificante né la difesa di una tesi qualunque. È soltanto la narrazione di un caso, un frammento di esperienza che resta conficcata nella testa e nella carne e che ho provato a trasformare in parole e frasi». Il mio obiettivo, in ultima analisi, è raccontare. Perché raccontare è un valore in se stesso. Crea comunità. Complicità. Mette a sistema le più disparate esperienze di vita.
Come è stata la sua esperienza editoriale con il Gruppo Albatros Il Filo? Progetta di scrivere altri libri?
Il gruppo Albatros è esemplare dal punto di vista del complesso delle professionalità messe in campo. Ed io mi sento in debito con tutti quelli con i quali ho collaborato. Scrivo un libro in un mese non appena scocca la scintilla. E quest’ultima si accende o meno a prescindere dalla mia volontà.
Ringraziamo l’autore per aver risposto alle nostre domande e per averci aiutato ad arrivare al cuore del testo e delle questioni in esso implicate. La Compassione di Guido Trombetti, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo, merita di essere letto con attenzione, perché è un romanzo pieno di sorprese, in grado di tenere il lettore col fiato sospeso dall’inizio alla fine, e perché fa riflettere su questioni fondamentali per la nostra esistenza che troppo spesso trascuriamo.