Nell’articolo odierno parliamo del libro L’orologio dalle lancette blu di Alberto Libeccio, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo. Presentiamo qui un’intervista con l’autore del libro per evidenziare gli aspetti letterari più originali e le esperienze più importanti che sono condensate in questo testo. Affronteremo anche i temi che maggiormente sono rilevanti per l’autore e ai quali viene data espressione in modo peculiare.
L’orologio dalle lancette blu di Alberto Libeccio, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo, è un romanzo che porta il protagonista, Giovanni, a riflettere sul senso del passaggio del tempo e come quest’ultimo si riveli la dimensione più propria dell’essere umano nella presa di coscienza della sua esistenza in un momento unico e irripetibile: Giovanni, reduce dalla Seconda Guerra Mondiale, deve trovare la forza di ricominciare, ogni volta da capo, il difficile ma necessario gioco di dar senso alla vita, nonostante lo scorrere inesorabile del tempo.
Per saperne di più, ecco l’intervista con l’autore: buona lettura!
Quali sono i temi decisivi di questo romanzo e come vengono trattati?
Si tratta del racconto della vita di un uomo, protagonista del suo tempo, che passa attraverso significativi momenti storici del secolo scorso (guerra coloniale in Africa orientale – II guerra mondiale – campi di concentramento inglesi), in cui vengono affrontati tutti i temi sintetizzati nell’immagine di copertina: il Dado, a simboleggiare l’alea della vita; il meccanismo di un Orologio, per il tempo che scorre e che nel libro – quello dalle lancette blu – diventa simbolo di una vita; le mani di un “qualcuno” che aggiusta il meccanismo; le piccole pepite d’oro, a evocare le occasioni della vita. Con questi poi vengono trattati altri temi: la rievocazione e ricostruzione di fatti storici di cui poco si è parlato; il soprannaturale, e in particolare la presenza dell’angelo custode; l’Amore, sotto ogni forma ed espressione; le sfide che la vita ci propone; i rapporti padre/figlio; la resilienza alle avversità; la capacità di ripartire. Ed infine, nella postfazione, vengono sviluppate le ragioni che mi hanno spinto a scrivere questo libro, che vuole essere anche una lettera postuma a mio padre, per colmare una mancanza, di ringraziamento e di riconoscimento di onori, non manifestati a lui quando era in vita.
Quali sono le caratteristiche umane e caratteriali dei personaggi principali e come si evolvono durante gli eventi della storia?
Il protagonista manifesta da subito un carattere forte, che lo porta ad emigrare in Africa in cerca di fortuna, non volendo massacrarsi a lavorare per fare arricchire i baroni latifondisti della Sicilia di inizio ‘900, né a preferire i facili guadagni offerti dalla mafia. Vuole essere attore della sua vita, ma è costretto a fare i conti con il corso degli eventi storici, che condizionano la vita dell’umanità. Combatte due guerre, in cui evidenzia una intraprendenza, un coraggio e una resistenza fisica non comuni, che lo faranno sopravvivere in situazioni drammatiche. Ha altresì una grande generosità, talvolta non ripagata da altri. Capace di resistere ad ogni avversità, passando da momenti di forti guadagni, a pulire stalle di un ippodromo, guarda sempre avanti con fiducia e vive con dignità la sua vita, che ama in ogni circostanza. In lui prevale anche un altro sentimento, il rimorso: per non aver scritto alla madre, che non potrà riabbracciare; per non aver studiato, che lo fa sentire uno schiavo dell’ignoranza; per non aver dialogato con il padre al momento giusto. Nel tratto finale della sua vita, riesce ad avere l’amore della famiglia ed un figlio, in età avanzata, che costituirà il suo vero posto al sole.
Come descriverebbe il suo stile di scrittura? Quali autori del presente e/o del passato prende come modello?
Innanzitutto io scrivo in maniera spontanea, non mi sono preoccupato di ricercare uno stile di scrittura. Le parole hanno un senso, ed io cerco di usarle nel verso giusto. Non mi piace riempire pagine di parole vuote, solo per accrescere l’opera. Cerco di essere essenziale, semplice, scrivendo in maniera che il lettore possa leggere in scioltezza; e con immediatezza fargli arrivare i messaggi che il mio scritto può contenere. I vari commenti che mi sono ritornati dagli amici (ed anche estranei) che hanno letto il libro, sono stati tutti di conferma che il mio stile di scrittura ha colpito, perché agevole e lineare. Spero che possa piacere anche al grande pubblico, se il libro riuscirà ad entrare in aree più ampie di lettori.
Non ho preso autori a modello. Posso dire che mi piacciono molto Andrea Camilleri, Umberto Eco, Josè Saramago, ma anche Ken Follett; e poi mi piace molto lo stile di scrittura di giornalisti come Enzo Biagi, Paolo Mieli, Federico Rampini. Qualcuno mi ha detto che il mio stile, specie per l’inquadramento storico della trama narrata, ricorda per certi versi quello di Antonio Pennacchi, che però io non ho letto ancora. Ma comunque mi sembrano tutti paragoni irriverenti.
Cosa vuole comunicare ai lettori?
Sono tanti i messaggi – piccoli e grandi – contenuti nel libro. Quelli che derivano dalle esperienze di vita di mio padre, protagonista del libro; e quelle che ho maturato io nella mia vita, e che ho inserito a piccole dosi nella narrazione. I più importanti sono sicuramente quello del valore incommensurabile dell’Amore, che riesce a vincere su tutte le brutture, inteso in tutte le sue forme: quello tra coniugi, con l’amante, tra amici, tra padre e figlio, quello speciale verso la madre. E poi quello dell’importanza di non perdere le occasioni offerte dalla vita, ma soprattutto di non rimandare ad un “poi” indefinito i dialoghi e le comunicazioni dei propri sentimenti, perché quel “poi” non offre sempre l’opportunità di farlo; quello della speranza nel domani migliore, che guida e aiuta a resistere; quello della regole de rispetto che chiama il rispetto nella vita; quello dell’importanza di studiare per non essere schiavi dell’ignoranza.
Come è stata la sua esperienza editoriale con il Gruppo Albatros Il Filo? Progetta di scrivere altri libri?
Per me e fino ad ora l’esperienza è stata sicuramente positiva. Non posso però fare paragoni, poiché sono alla mia prima volta nello scrivere un libro. Mi sembra tutto importante, e allo stesso tempo mi sento anche un po’ incredulo: per il fatto stesso che la Albatros Il Filo abbia deciso di pubblicare il mio libro; per le interviste alla Caos Film; per la partecipazione a Premi letterari; per aver ricevuto, ad uno di questi (46^ edizione del Premio Casentino), il riconoscimento della segnalazione speciale della giuria, con pergamena e premiazione; ed ora anche per questa intervista per il blog letterario. Tutte cose belle e gratificanti per me. Sto provando a scrivere un altro libro. Sto facendo ancora delle ricerche, che dovrebbero completare la base di partenza. Stavolta vorrei provare a narrare spaccati di vita femminile. Non so se ci riuscirò, anche perché la narrazione da parte di un uomo di sentimenti femminili è più difficile. Vedremo, io ci spero. Poi invierò il manoscritto al Gruppo Albatros Il Filo: magari me lo pubblica di nuovo!

Ringraziamo l’autore per aver risposto alle nostre domande e per averci aiutato ad arrivare al cuore del testo e delle questioni in esso implicate. L’orologio dalle lancette blu di Alberto Libeccio, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo, merita di essere letto con attenzione, perché è un romanzo pieno di sorprese, in grado di tenere il lettore col fiato sospeso dall’inizio alla fine, e perché fa riflettere su questioni fondamentali per la nostra esistenza che troppo spesso trascuriamo.