Nell’articolo odierno parliamo del libro Quando funzionava l’ascensore sociale di Ercole Bonini, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo. Presentiamo qui un’intervista con l’autore del libro per evidenziare gli aspetti letterari più originali e le esperienze più importanti che sono condensate in questo testo. Affronteremo anche i temi che maggiormente sono rilevanti per l’autore e ai quali viene data espressione in modo peculiare.
Quando funzionava l’ascensore sociale di Ercole Bonini, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo, è una vera e propria lezione di vita per i lettori di qualsiasi età. Una storia semplice ma ricca di valori che ogni generazione dovrebbe coltivare per vivere un presente e un futuro migliori, costruendo la propria vita secondo il percorso tracciato dai piani dell’Ascensore Sociale, dove, più ci si impegna e si lavora duro, più si va in alto. In un’ottica autobiografica, l’autore Ercole Bonini propone un messaggio di speranza, insegnando che la bellezza di meritarsi i propri successi non ha prezzo, che guardarsi indietro e vedere i gradini percorsi tra sacrifici, sudore e forza di volontà è ciò di cui hanno bisogno tutte le generazioni, vecchie e nuove. I lettori che leggeranno questa storia non saranno più gli stessi, saranno persone migliori.
Per saperne di più, ecco l’intervista con l’autore: buona lettura!
Quali sono i temi decisivi del suo racconto retrospettivo e autobiografico?
Ritengo che il tema principale è decisivo del mio racconto autobiografico possa individuarsi nel desiderio di auto affermazione, ovvero quello di mettere in gioco tutte le mie attitudini naturali che fanno parte sia del DNA di ciascuno di noi, sia della decisa spinta ricevuta da mia madre.
Desidero anche evidenziare il grande aiuto che ho ricevuto dai signori della casa in cui ho abitato fino ai18 anni, aiuto che si è concretizzato nel modo di comportamento e nella educazione ricevuta e assorbita. Figlio di “signori” a tutti gli effetti, anche se biologicamente figlio di due persone al servizio dei signori.
Quali eventi sono stati particolarmente significativi nella sua vita e in che modo si riversano nel suo testo?
Ritengo che il più importante evento nella mia vita sia stato l’uscita dalla casa Cruciani per la morte dell’ultima persona, il notaio, che aveva assicurato i miei studi fino a quel momento. Ero al primo anno di ingegneria a Pisa e i miei genitori, ormai ritirati da ogni attività, dovevano sopportare tutte le spese dei miei studi fuori sede, anche se il notaio aveva stabilito che i nipoti suoi eredi, mi dessero un piccolo contributo mensile. E’ stato il momento in cui ho dovuto prendere in mano me stesso e mettermi alla prova.
Una volta laureato, volevo lavorare nel settore che avevo scelto, l’elettrotecnica; quindi ho rifiutato l’insegnamento vicino casa per andare a cercare lavoro a Milano dove l’ho subito trovato. Ma ero in una azienda manifatturiera statale e per il mio carattere si lavorava troppo poco. Così, dopo due anni, sono atterrato nel pianeta Veneto dove tutt’ora risiedo.
Quali insegnamenti possiamo trarre dal passato e come bisognerebbe cambiare il presente secondo Lei?
Nel libro ho qualificato la mia generazione come “i figli della guerra”. La ricostruzione che ne è conseguita spingeva tutti alla massima operosità e a dare a ciascuno il proprio contributo. Pur essendo ragazzo, ero motivato a fare il meglio e a raggiungere traguardi importanti, spinto come ero da mia madre e da ciò in cui credevo.
Anche oggi sono sempre i genitori che dovrebbero motivare e spingere i propri figli alla loro propria realizzazione. Ciò significa che i figli dovrebbero ricevere l’essenziale o poco più, ma poi pretendere che questi si facciano attivi secondo le proprie attitudini che dovrebbero essere prima individuate dagli stessi giovani e poi valorizzate al massimo.
Come descriverebbe il suo stile di scrittura? Quali autori del presente e/o del passato prende come modello?
È difficile descrivere il proprio stile di scrittura che a me sembra naturale e non immagino di poter scrivere altrimenti. Io non leggo romanzi perché non amo le storie inventate anche se piene di significato. Leggo solo saggistica di economia e sociologia. Ora, ad esempio, sto leggendo il troppo dimenticato Danilo Dolci, una persona che si è immersa nella realtà della gente siciliana povera all’estremo fino a condividerne la vita.
Tornando al mio “stile” direi che è quello dell’essenziale facendo attenzione a non ripetere con frasi diverse lo stesso concetto. Non ritengo di avere riferimenti specifici ad altri scrittori quando scrivo.
Come è stata la sua esperienza editoriale con il Gruppo Albatros Il Filo? Progetta di scrivere altri libri?
La mia è stata un’ottima esperienza: innanzi tutto perché ho trovato una casa editrice che ha creduto nel mio libro. Poi mi sono sentito accompagnato e spinto a partecipare a premi letterari, cosa che mi ha molto appagato e che ho accolto con entusiasmo. Vedo insomma, nell’interesse reciproco, che il Gruppo Albatros Il Filo spinge per il successo del libro, pur nella situazione particolare in cui ci troviamo.
Quindi grazie Albatros !
Per quanto concerne la scrittura di altri libri, forse scriverò un libro sulla mia materia e professione: le invenzioni! Gli italiani sono la quinta realtà manifatturiera al mondo e sono anche riconosciuti da tutti come i maggiori creatori di novità. Basti pensare all’apprezzamento che il nostro design ha in tutto il mondo. Purtroppo però siamo gli ultimi in Europa e anche tra gli ultimi nel mondo a proteggere le nostre innovazioni con grande soddisfazione di chi copia a man bassa. Scoprire il perché e spingere a cambiare questo atteggiamento potrebbe essere la “mission” del nuovo libro.
Ringraziamo l’autore per aver risposto alle nostre domande e per averci aiutato ad arrivare al cuore del testo e delle questioni in esso implicate. Quando funzionava l’ascensore sociale di Ercole Bonini, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo, merita di essere letto con attenzione, perchè, raccontando con attenzione e con uno stile coinvolgente la vita quotidiana del passato, ci fa comprendere meglio chi siamo e dove dobbiamo andare, grazie a quelle preziose lezioni che il passato continua a donarci.