
In Giustizia è fatta?, la scomparsa misteriosa di una studentessa di Astrofisica, la bellissima Rosemary, a Vibo Valentia, presso la discoteca “Notte di follie”, porta il commissario Francesco Costa sulla pista di un rapimento finalizzato non alla richiesta di un riscatto economico, bensì alla sete di vendetta. Il punto è: la vendetta da parte di chi? E per quale motivo? Una vendetta sentimentale o per affari legati alla criminalità locale?
Lilia Amadio è nata a Roma, città nella quale vive. Laureata in Giurisprudenza, fino al 1994 ha svolto attività dirigenziale presso un importante ente pubblico. Dal 2005 ha pubblicato, oltre ad una raccolta di racconti su storie di animali, quindici romanzi fra i quali, con il Gruppo Albatros, Vite parallele (2005), L’Epilogo (2007), quinto posto nel Premio Internazionale “Penna d’Autore” Guerra! Guerra! (2008), quarto finalista, come inedito, del Premio Letterario “Elsa Morante” del 2007 e premiato con targa nel Premio Letterario “Città di Cava de’ Tirreni” nel 2008, Giustina (2010), pubblicato anche in lingua inglese nel 2014, Il bivio (2011), il romanzo poliziesco Noi due soli (2014), Un’estate fa (2016), Con te amerei vivere, con te volentieri morirei (2017), Quello sguardo pieno di mistero (2018) e un nuovo poliziesco Hai un giorno in più (2019). Ha inoltre pubblicato nel 2010 Risorgimento. Illusioni e inganni (Maremmi – Firenze Libri), quarto posto nel “Premio nazionale di Arti letterarie Città di Torino, finalista nel premio Firenze e nel Premio Letterario Albero Andronico.
Oggi parliamo di Giustizia è fatta? Un libro di Lilia Amadio pubblicato con la nostra casa editrice Gruppo Albatros il Filo.
Noi del Gruppo Albatros il Filo abbiamo avuto il piacere di poter fare quattro chiacchiere con Lilia Amadio per scoprire qualcosa in più sul suo libro Giustizia è fatta?
Riportiamo di seguito l’intervista.
Buona lettura!
- In che momento e come è nata l’idea di questo libro?
Ricordo perfettamente che l’idea di scrivere questo libro è nata nel 2020 quando, in un solo giorno sono stati commessi sei femminicidi, uno dopo l’altro in diverse parti del paese. Pensai che non se ne poteva più, che bisognava fare qualcosa. Erano donne e ragazze uccise da mariti, compagni, fidanzati ed ex e la stampa diceva che erano morte per amore. Ho sempre pensato che in questi terribili delitti l’amore non c’entri affatto: negli uomini più giovani, insicuri di sé stessi e dell’affetto delle fidanzate, è la paura del tradimento a muovere le loro azioni mentre negli uomini più maturi la decisione delle partner di volersi separare fa scattare in loro un allarme reale. Chi si occuperà di loro? Chi preparerà loro da mangiare? Chi laverà e stirerà la loro biancheria? Chi si occuperà dei figli. Quella sera stessa scrissi il primo capitolo del romanzo, ma fissai fin da allora lo svolgimento degli eventi e soprattutto la vendetta finale. La violenza sulle donne è diventata ormai un problema italiano che negli ultimi trent’anni si è ingigantito fino a divenire drammatico. Siamo un paese moderno e civile, con il passare degli anni le donne hanno preso coscienza dei loro diritti, abbiamo una donna che ricopre la seconda carica dello Stato, in Parlamento le donne sono numerose, abbiamo avuto e abbiamo ministre dell’interno e delle pari opportunità, eppure la soluzione del problema non è stata mai affrontata e risolta in via definitiva. Le pene per i violenti sono lievi, sono ammessi ai riti abbreviati, con la riduzione della pena e hanno permessi per buona condotta. Qualche mese fa un noto regista è stato accusato da due ragazze che, in tempi diversi si erano rivolte a lui per un lavoro: erano state drogate, stuprate poi e usate fino alla sera. Qualche giorno fa la notizia della stampa: il noto regista è stato rilasciato con un braccialetto elettronico! Non è noto dove quel braccialetto sia stato collocato. Sono andata a controllare su internet quante donne sono state vittime di femminicidio negli ultimi vent’anni e il risultato è allarmante: tremilatrecentoquarantaquattro! Nessuna piazza d’ Italia potrebbe contenere tante scarpette rosse appena distanziate fra loro.
- Qual è l’aspetto positivo e quello negativo di essere uno scrittore?
Essere uno scrittore, serio e preparato, ha senz’altro un aspetto positivo. Con buoni libri si possono comunicare idee, trasmettere sentimenti, stimolare interessi, scoprire aspetti sconosciuti della vita umana. Con un buon libro si impara sempre qualche cosa. Un cattivo scrittore invece, mosso da idee e sentimenti perversi e suggestivi o da stimoli politici retorici, superati e violenti può avere sui lettori un’influenza negativa. Per fortuna, o forse per disgrazia, ormai è poca la gente che legge libri, soprattutto se particolarmente impegnativi. I giovani poi leggono pochi libri e non leggono assolutamente i giornali e si documentano sulle idee trasmesse da altri nei social.
- Com’è nata la sua passione per la scrittura?
Scrivere mi è sempre piaciuto, forse perché a casa c’era anche l’abitudine di leggere e, secondo le età, ci sono sempre stati libri idonei e disponibili. La voglia di scrivere è aumentata quando sono stata libera di disporre del mio tempo avendo lasciato il lavoro che svolgevo dopo aver conseguito la laurea. Adesso la voglia di buttare giù quello che mi viene in mente è continua.
- Ha abitudini particolari durante la scrittura?
Non ho abitudini particolari durante la scrittura, ma ho notato che, quando decido di scrivere un libro, il pensiero di quel libro e di quella trama non mi lascia nel corso della giornata fino a conclusione del lavoro. Se mi sveglio di notte e ho difficoltà a riprendere sonno, non mi preoccupo perché riesco a creare mentalmente un intero capitolo e a ricordarlo la mattina dopo per scriverlo. Se l’insonnia dura, sono abbastanza lucida per capire dove devo intervenire sul lavoro fatto per modificarlo dopo averlo esaminato. Quindi vivo con il mio libro scritto, pensato e immaginato fino a quando è finito.
- Com’è stata la sua esperienza editoriale?
La mia prima esperienza editoriale è stata per me molto positiva. Pensavo di tenere per me, e per gli amici, quello che scrivevo, ma quando ho avuto il coraggio di inviare il testo inedito di un romanzo ad una casa editrice, non mi aspettavo che fosse così bello vederlo pubblicato. In genere e soprattutto per gli ultimi libri pubblicati mi sono rivolta allo stesso editore, con il quale ritengo di avere un rapporto quasi affettuoso.
A noi del Gruppo Albatros il Filo non resta che ringraziare ancora una volta Lilia Amadio per averci dedicato del tempo e aver risposto alle nostre domande. A lei va un grandissimo in bocca al lupo per il suo libro Giustizia è fatta? E per il futuro.
A te caro lettore ti auguro una buona lettura, ma ti auguro anche di riflettere perché il tema trattato in questo libro è forte, attuale e merita una particolare attenzione.
Buona lettura, noi ci sentiamo presto.
La vostra redattrice.