Stagione nell’abisso – simone colombo

Stagione nell’abisso è un romanzo in cui  solo la parola – e in particolare la parola scritta – ha lo straordinario potere di plasmare la realtà e di dare ordine al caos indefinito che ci circonda. Abbiamo avuto modo di intervistare l’autore, Simone Colombo, che ha pubblicato il suo libro con la nostra casa editrice, Gruppo Albatros Il Filo.

  • Lei afferma che Stagione nell’abisso è il prodotto di tante ore passate alla ricerca di sé stesso, ma in realtà cosa l’ha spinta a intraprendere questa ricerca?

Non c’è un motivo chiaro e ben delineato, soltanto un sentimento offuscato che con una spinta cieca mi ha lanciato nella volontà di produrre qualcosa di mio. Ho sempre scritto, sempre inventato, immaginato; tante volte mi sono trovato su mezzi pubblici ad osservare persone, studiarle per metterle sui miei appunti, per disegnare quella che io ho immaginato la loro storia. Tutti questi appunti, questi pensieri, queste storie, confluiscono in Stagione nell’abisso, perché questo racconta la prima parte della mia vita, i miei sentimenti, le mie emozioni; è un grande collage, finto-vero, di quello che ho vissuto e immaginato di vivere, nei miei primi 18 anni. Proprio per questo, Stagione nell’abisso sarà uno di quei libri “giovanili”, un po’ maturi, un po’ acerbi, un po’ barocchi, un po’ eleganti, con un’identità da definire bene, un’identità che solo il lettore comprenderà, un’identità che mi è stata restituita, regalata dalla mia maturazione dovuta anche alla stesura del mio libro.

  • C’è qualcosa che le piacerebbe dire ai suoi lettori?

Un grazie sarebbe poco, loro mi hanno scelto, hanno deciso di leggere parti di me; posso solo sperare che siano soddisfatti e vorrei essere io a conoscere le loro impressioni, i loro consigli. Vorrei davvero avere il contatto di ognuno di loro, sentire cosa passano, di cosa vivono, sapere cosa pensano, cosa conoscono, imparare e accettare critiche da loro. Io vivo di questo, di storie altrui, mi allontano però dal volgare gossip, io vivo di storie altrui nel senso che alimentano il me scrittore, il me creatore di contenuti. Senza conoscere esisterebbe un chiaro nulla, per questo voglio conoscere. Quindi ai miei lettori, oltre che ad un immenso grazie, non posso far altro che dirgli di contattarmi, su Instagram o in qualsiasi altro modo, anche al lettore arrabbiato che non ha capito l’opera, o semplicemente si aspettava qualcosa di meglio; ho voglia di sentirvi tutti, vorrei avere le capacità di contenere tutte le vostre storie.

  • C’è stato un momento particolare che l’ha portata alla stesura di Stagione nell’Abisso?

Non un momento prestabilito, è stato frutto di spontanea voglia di creare unitasi al tempo sospeso, dovuto alla quarantena che ha colpito tutta Italia. In più, ogni momento è buono per scrivere. Il processo creativo è fantastico, riesce a farti provare sensazioni incredibili, si arriva fino ai meandri più oscuri della propria interiorità. Credo che chi scriva non abbia un tempo, non abbia un lavoro, ma ha una fortuna, ha gli strumenti per vivere bene, vivere al meglio anche senza una retribuzione; chi scrive ha sempre tempo per tutto, si scrive sempre, in ogni istante, in ogni situazione, in ogni sguardo, in ogni smorfia, in ogni frase pronunciata. Quando ho deciso di scrivere un libro, mi sono detto “perché no?” Perché non unire appunti, pensieri e poesie in un unico e singolo istante, ed è da lì, dalla volontà di racchiudere tutto in una cosa sola, che arriva anche il senso dinamico e bipartito del libro. E poi, se vogliamo fare un po’ gli eccentrici: sapete quale fu il primo libro importante, famoso, di cui noi abbiamo traccia del grandissimo Dante? Un prosimetro “la Vita Nova” ed io che sono forse metà di un pelo di quella così enorme figura, mi sono sentito legato alla letteratura più di quanto lo sia realmente. Sì all’epoca, nella mia ignoranza, non sapevo del prosimetro come primo stile utilizzato dal maestro, quando l’ho scoperto ero euforico, mi è sembrato destino, poi mi sono ricordato chi sono e sono tornato a lavorare, senza lavoro non esistono capacità, senza capacità esiste solo la speranza e con la speranza non arrivi ai livelli di Dante. Se mai ci arriverò sarà casualmente, come al solito, il tempo della scrittura è in ogni secondo della mia vita.

  • Cosa ha provato nel vedere il suo libro pubblicato? È stato un sogno diventato realtà?

È diventato sogno nel momento in cui ho visto il mio libro pubblicato, fino alla risposta del Gruppo Albatros Il Filo era soltanto qualcosa per me stesso. Il pensiero di una futura pubblicazione esisteva, non posso dire il contrario, però non era l’obiettivo da raggiungere, era soltanto una possibilità, tant’è che stampai, per me e pochi, il mio libro: questa per me sarebbe potuta essere la fine, una gioiosa fine. Ma come nelle migliori storie, il colpo di scena, la pubblicazione, l’inserimento dei miei libri nelle librerie, le interviste, le future fiere; un gran colpo di scena che ho accolto al volo, in una fuga di spontaneità,  di allegra spontaneità, mi sono lasciato travolgere da questa immensa novità. L’esperienza non è ancora terminata quindi non posso ancora dire se ho fatto bene o male, sicuramente, sono stato felice e continuo ad esserlo. Sono felice soprattutto quando penso di poter pubblicare ancora, sarebbe una soddisfazione ancora più grande della prima, perché ora arriva il bello, ora bisogna superarsi ogni volta, non ci si può far scadere, demoralizzare, bisogna sorridere e lavorare per ottenere nuove  pubblicazioni e perché no, un pubblico vasto, premi che seppur qualcosa di esclusivamente materiale, non mi dispiacerebbe per nulla ricevere. L’importante però, per ora, è ancora Stagione nell’abisso, il libro non è più una novità ma può sicuramente avere vita lunga.

  • Sta già lavorando a qualche altra opera futura?

Certo, ho sempre lavorato a qualcosa di nuovo, non ho mai smesso di creare nella mia testa, storie, vicende varie, avventure, saggi. Se dovessi pensare di fare qualche spoiler sarebbe molto difficile, lavoro a più libri in base alla giornata,  a quello che leggo, a quello che vedo, sento e vivo. Posso dire che sono felice di come il libro sta andando, di avere un piccolo pubblico che aspetta novità. L’unica cosa che posso dire, anche ai nuovi lettori o agli interessati, è che i miei prossimi lavori saranno drasticamente diversi, non perché ritenga il mio primo operato scarso, anzi, ritengo che mi abbia dato la spinta giusta verso uno sperimentalismo controllato, aiutato anche dallo studio universitario che, sempre più, mi spinge verso una nuova conoscenza ed una più piena capacità di scrittura e di narrativa. Posso dire che un progetto a cui tengo molto è una collaborazione di quattro persone, quattro ragazzi; è un saggio ma anche no, è un romanzo ma anche no: è puro sperimentalismo con un tono di conservazione, è capacità ed incapacità di vivere allo stesso tempo, questo, forse perché in gruppo, è un progetto che mi regala sensazioni forti, che mi lascia ben sperare in un florido futuro nelle librerie. Gli altri progetti, in singolo, sono, come detto, novità e non voglio snaturarli concedendo il più piccolo spoiler.

Noi di Gruppo Albatros Il Filo ringraziamo ancora Simone Colombo per aver dedicato parte del suo tempo a risponde alle nostre domande e farsi conoscere ancora di più dai lettori.

A Simone Colombo auguriamo un grande in bocca al lupo per il suo libro e per le prossime novità.

Mentre a te lettore, buona lettura e alla prossima!

La vostra redattrice

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