Oggi siamo in compagnia di Francesca Mantini, autrice del libro “Il pesce incontra il cancro”, un’opera potente che esplora la complessa relazione tra malattia e resilienza. Attraverso una narrazione schietta e toccante, Francesca ci porta nel suo passato, quando ancora bambina ha vissuto il dramma della madre malata, e poi ci accompagna attraverso la propria battaglia contro il cancro, scoperto per caso anni dopo. Il libro è un messaggio di speranza, forza e coraggio per chiunque si trovi ad affrontare sfide simili o voglia comprendere il valore della resilienza.
Francesca, ci può raccontare come è nata l’idea di trasformare la sua storia in un libro?
“Prima di tutto credo sia importante dire che fin da piccola leggevo tantissimo, questo mi ha portato a “sognare un giorno” di poter scrivere un libro. Detto questo l’opera nasce nel momento in cui, tornata in ufficio, dopo quasi sei anni di malattia, decido di scrivere una lettera di ringraziamento a tutte le persone che mi avevano aiutato all’interno dell’ufficio; e chiedo l’autorizzazione di leggerla alla festa di Natale. Nonostante fossimo ancora durante la pandemia e quindi io ero a casa davanti al pc che leggevo la mia missiva, ho sentito un’emozione autentica e soprattutto fin dai primi momenti ho ricevuto un riscontro di messaggi di coraggio di colleghi che non erano a conoscenza della mia malattia, condivisione di esperienze simili e quindi grande empatia, e la forza che avevo trasmesso attraverso la mia sincera confessione. Dopo pochi giorni, come è l’incipit del mio romanzo, vedo il funerale di Sinisa Mihajlovic e comincio a scrivere la mia storia oncologica. A Mattia nasce d’istinto il titolo, “il pesce incontra il cancro” e mi piace fin da subito, poi in seguito Edoardo sceglierà la copertina; ma il ruolo dei miei figli non è stato questo, bensì la forza che giorno dopo giorno mi hanno trasmesso per vincere la malattia insieme, con un sorriso o un abbraccio e ovviamente qualche lacrima, ma senza mai mollare….
La malattia è un tema complesso da affrontare, specialmente per chi l’ha vissuta in prima persona e in modo così ravvicinato. Come ha trovato il coraggio di rivivere questi momenti scrivendo?
Il coraggio di scrivere l’ho trovato nell’Analisi, anno dopo anno ho capito, attraverso le parole affettuose del dott. Maschietto, quanto fosse stata una vera impresa titanica, l’aver affrontato la malattia e mi ha trasmesso il coraggio di dire la verità dopo avermi restituito valore e dignità. Sicuramente ci sono stati momenti di grande sconforto anche perché nel frattempo mi avevano operato di nuovo e quindi non riuscivo a scrivere, troppo dolore, sia fisico che mentale; infatti, sono passati quasi due anni per la stesura definitiva.
Nel libro racconta di aver vissuto da bambina l’esperienza della malattia di sua madre. Come crede che quell’esperienza abbia influenzato il suo modo di affrontare il tumore anni dopo?
L’esperienza di mia madre malata oncologica per ben 27 anni è stata a dir poco devastante, ma il momento in cui ho scoperto che anche io avevo un tumore è stato faticosissimo perché nel frattempo era diventata mamma e quindi il mio primo pensiero sono stati i miei figli, volevo solo proteggerli dal dolore emotivo che avevo sofferto io da bambina.
Qual è stato il momento più difficile durante il percorso, e come è riuscita a trovare la forza per andare avanti?
Ci sono stati tantissimi momenti molto complessi, ad esempio quando mi sono risvegliata dalla terza operazione e c’erano i miei fratelli in lacrime, ho capito quanto stavo male e quanto li stavo facendo soffrire a rivivere l’esperienza della nostra mamma. Forse quello più intriso di disperazione allo stato puro, è stato quando alle due di notte ho avuto un attacco di vertigini a seguito dell’epidurale e per i troppi dolori e l’esaurimento psichico che stavo sopportando, mi avevano fatto ipotizzare che avessi un ictus e quindi prima di andare via con la croce rossa ho salutato i miei piccoli Mattia ed Edoardo temendo di non rivederli più. La forza dell’Amore puro dei miei figli e l’affetto del mio Analista sono stati la chiave per vincere la malattia e poter tornare a vivere.
Qual è il messaggio che spera arrivi ai lettori di “Il pesce incontra il cancro”?
Il messaggio che spero arrivi ai miei lettori è, prima di tutto, di apprezzare le meraviglie della vita, poi di chiedere aiuto in caso di necessità e infine che il senso della vita è racchiuso negli affetti, un abbraccio e un sorriso talvolta sono più curativi di una medicina.
Grazie, Francesca, per aver condiviso con noi questa storia di resilienza. “Il pesce incontra il cancro” è una testimonianza intensa e sincera che non solo illumina il coraggio necessario per affrontare sfide così grandi, ma ci ricorda anche il potere della speranza e della forza interiore.
