Autentico, ambizioso, ineluttabile: il nuovo libro di Marco Rossi della Mirandola si intitola “Il Padano” e sta già riscuotendo grandi consensi tra chi ha avuto il piacere di leggerlo. Noi del Gruppo Albatros abbiamo deciso di raccontarvelo ponendo alcune domande direttamente all’autore.
Come ha avuto l’idea per il suo libro?
Si è precisata gradualmente, strada facendo, percorrendo l’iniziale cammino in vista dell’Origine.
Qual è il tema principale del suo libro?
Qual è la vera Realtà, cosa conta davvero per l’essere umano, cosa lo determina? Siamo plasmati dalla natura? dalla società? forse dal popolo? Ci ha definiti la religione? ma quale? O non siamo piuttosto emersi dal graduale dipanarsi delle qualità che accomunano tutti gli uomini? La specificità della Umanità… Cosa significa “umanità”? Non sappiamo dirlo, ma sappiamo di saperlo. Ogni singolo uomo, per così dire, sa di umanità, come qualunque sorso di mare sa di tutto il mare… È di questo che bisogna aver fiducia. Anche la fede nulla può se non confida in questo sapore, in questo Sacro sapersi della vita, riposto infondo al cuore di ogni uomo. È dunque della umanità ciò di cui deve trattare una religione consapevole, e l’umanità dell’essere umano è da sempre riconosciuta come Globale! Ci riguarda, da vicino, tutti quanti! Ciò che ci differenzia e ci contrappone sono “solo” parole equivocate, parole dettate dai tempi e dai luoghi, laddove l’indecifrabile “cosa” uomo ci appare come eterna e universale.
È verosimile la nascita di una Religione Globale?
È già nata, Lei stessa l’ha appena nominata… Forse pensa che sia possibile nominare un alcunché d’assolutamente inesistente? Un significante privo del significato… Non ci è possibile trattare di cose di cui nulla ci appare. Ironie a parte, lo stesso Gesù la predicava, un’unica religione di un solo Dio, comune a tutti gli uomini del mondo, tutti fratelli. Tuttavia, in seguito – storicamente – il termine “cattolico” (tradotto “universale”) è diventato sinonimo di sordo, geloso e prepotente; fatto di parole dimentiche delle cose che le hanno generate. La Religione Globale non è qualcosa che possa essere imposta, è presente, da sempre, è reale, deve solo essere riconosciuta. La Religione Globale fa appello a quell’eterna Verità, la verità delle cose dell’uomo, che giace sotto la menzogna delle parole distratte e passeggere. E’ possibile che si equivochi sul termine “religione”, come spesso accade gli ostacoli alla comprensione sono le parole stesse, mai le cose, questo sanno bene i bambini. Ciò su cui intendo intrattenermi io, che m’intriga, fin dall’infanzia, non trovo errato chiamarla “materia religiosa” perché vedo che anche i preti se ne occupano, e con gran trasporto, e dovizia di parole. Tuttavia, il mio pensiero non si lascia arginare entro questa o quella dottrina o disciplina codificata: per quanto possibile il mio pensiero “non è in Codice” (per usare un’espressione significativa del libro “Il Padano”). Interrogarsi sulla consistenza della realtà, chiedersi, ad esempio, che senso abbia venire al mondo già condannati a morte prima ancora del parto, pertiene indubbiamente alla religione, come negarlo, ma anche all’arte, alla filosofia, alla scienza. La Religione Globale deve prendere atto di ciò, umilmente riconoscere la validità di una interrogazione sincera, qualunque sia l’indirizzo culturale che l’incarna, e qualunque sia la genia dell’individuo che s’imponga l’obiettivo di nascere come uomo.
Se potesse descrivere il suo libro con tre aggettivi, quali sarebbero e perché?
Autentico, ambizioso, ineluttabile.
Autentico – “Dite ciò che in quel momento vi sarà dato!”, Gesù.
Ambizioso – Far vedere, e far valere, la verità: il “dato” autentico del momento opportuno.
Ineluttabile – In riferimento alla Religione Globale, trovo infatti che questa non possa evitarsi. Se penso quand’ero adolescente, appena mezzo secolo fa, ricordo che i cinesi, per fare solo un esempio, mi sembravano esseri di un altro pianeta. Gli stessi immigrati meridionali, per una famiglia di contadini com’era la mia, sembravano sbucare da un altro mondo. Figuriamoci la gente di colore. In appena cinquant’anni il pianeta s’è ristretto in modo impressionante. Non passa giorno che non senti parlare della interconnessione online, del prossimo sbarco sulla Luna, e quello su Marte, e le scoperte degli esopianeti. L’immagine della “radiazione cosmica di fondo” par essere diventata la faccia di un nuovo mondo, che ricordi gli spazi del mondo di un tempo, la nostalgia di una geografia fatta di continenti e mari sconfinati. Ma ecco che, in qualunque condominio italiano vedi cinesi, musulmani, rumeni, ecc., discretamente stipati dentro lo stesso ascensore… Non è possibile che le antiche differenze religiose e culturali, giustificate e garantite dalle distanze sconfinate di allora, possano reggere alle prove di oggigiorno. Da qui la inevitabilità della Religione Globale, e la necessità che qualcuno se ne faccia carico, per guidarla favorevolmente. Come non sentire l’urgenza di trovare un linguaggio unico che colmi la lacuna scavata dal linguaggio scientifico, che ne faccia da contraltare, paritetico. Oggi, la dimensione in cui tutti quanti ci troviamo immersi, globale condizione esistenziale, è quella aperta dalla scienza e dalla tecnologia, nelle loro innumerevoli diramazioni. Tutti quanti, tuttavia, sappiamo bene che questa dimensione non esaurisce la nostra natura, non ci tange nel profondo, in quanto esseri umani. La dimensione istituita dalla scienza e dalla tecnologia non parla delle cose che ci toccano nel vivo, a cui teniamo per davvero: gli affetti, i valori, la spiritualità, la coscienza, il mistero dell’esistenza, ecc. I filosofi parlano di nichilismo, a questo riguardo. Non è possibile che si continui a lungo a non sentire la responsabilità di questa situazione. Non avvertire l’urgenza di colmare la lacuna spirituale, scavata dalla promessa tecnologica globale, per venire incontro a quella gente che le dicevo. Individui che si vedono estranei, ma stipati nello stesso ascensore, gomito a gomito, quotidianamente, in ragione di una tecnologia globale che li ha raggiunti, negli angoli più fangosi della Terra, e che promette loro una vita comoda. Le diverse religioni esistenti sono sorte per rispondere a esigenze esistenziali antichissime, legate ai tempi e ai luoghi di un passato ormai tramontato. Le esigenze di oggigiorno riguardano gli uomini attuali e reclamano una religione ad esse adeguata, che recuperi l’uomo globale – l’uomo profondo – dalla minaccia nichilistica. Che non si osservi passivamente l’annichilimento dell’uomo come qualcosa di fatale, ineluttabile, contro cui nulla si può. Bensì si reagisca, con uno scatto di creatività, non vedendo nella tecnologia l’opera del Demonio, ma facendo di essa lo strumento divaricatore per il parto dell’uomo globale.
Quali sono i suoi futuri progetti di scrittura?
Qualcosa che non comprometta il carattere dell’autenticità. Si potrebbe, ad esempio, sviluppare uno degli argomenti più intriganti del libro “Il Padano”, quello inerente la conoscenza: la conoscenza, in ogni suo aspetto, è il contenuto della mente, comprese le conoscenze della neurologia. Il mondo che vediamo intorno a noi, e l’immagine che abbiamo di noi stessi, sono proiezioni della mente. Ecco che, per usare un termine dell’attuale tecnologia, si può costatare che, da sempre, la realtà visibile dell’uomo, il mondo in cui ci vediamo immersi, è “virtuale”. Dunque ciò che viene definita “realtà virtuale” non è affatto un’invenzione tecnologica recente, ma l’emergere plastico – grazie alla tecnologia attuale e futura – della originaria condizione dell’essere umano. Fin dalle origini la tecnologia ci ha permesso di penetrare questa condizione, fin dall’ancestrale dominio sul fuoco, fin dall’invenzione della ruota. Chiediamoci dunque: “In quale mondo vivranno i posteri, Armageddon scongiurando?” Quale sarà la realtà dei “solari”, i futuri abitatori dei vari pianeti e asteroidi del sistema solare, se non quella meraviglia, foriera di sviluppi vertiginosi ancora inimmaginabili, che nella tecnologia di oggi albeggia col nome “metaverso”? Non è fantascienza, è la nostra reale condizione, la tecnologia ci permetterà di rendercene perfettamente conto, sta aiutandoci a sviscerare chi siamo realmente. Sempre memori, s’intende, che la mente non è un secerno del cervello, bensì, il cervello, in quanto conosciuto (alla stregua di qualunque altra conoscenza), è un contenuto della mente.
Ringraziamo Marco Rossi della Mirandola per averci concesso questa intervista. Speriamo che il suo libro “Il Padano” possa raggiungere un ampio pubblico e che possa ispirare e coinvolgere i lettori. Buona lettura e a presto con la prossima intervista!