Parlare di poesia è approfondire gli aspetti più intimi e personali dell’animo umano: svelarli metterebbe da parte tutto l’incanto, ma suggerirli con parole dense ed evocative permette di creare un legame inscindibile tra le corde interiori del poeta e del lettore. Di questa levità si compone la raccolta poetica “Come un uragano” e pubblicata per il Gruppo Albatros. Ne abbiamo parlato direttamente con l’autore della silloge Francesco Baroncini.
Da dove trae ispirazione per le sue poesie?
L’ispirazione per le mie poesie è esplosa improvvisamente durante il periodo del lockdown quindi parliamo degli inizi del 2020. Il rimanere isolato dal mondo mi ha aiutato molto a concentrarmi su quello che avevo dentro. L’uscire improvvisamente dalla frenesia della vita di tutti i giorni mi ha fatto capire veramente ciò di cui avevo bisogno ma soprattutto mi ha permesso di dare libero sfogo a pensieri ed emozioni che non avevo mai avuto modo di esternare prima d’ora. E così è cominciato un vero e proprio viaggio introspettivo che mi ha portato a comprendere quanto sia importante l’amore delle persone che mi sono sempre state accanto, una fra tutte la mia dolce nonna che purtroppo è scomparsa recentemente.
Qual è il tema principale di questa raccolta?
Più che tema principale c’è un filo conduttore che lega tutte le poesie della raccolta ed è appunto l’amore sconfinato per mia nonna e la rabbia per la malattia di cui era affetta. Purtroppo mia nonna ha lottato per ben diciassette anni contro una delle malattie più terribili che è il morbo di Alzheimer. Vedere un pilastro come mia nonna venire meno giorno dopo giorno mi ha fatto comprendere al meglio quanto sia stata importante nella mia vita e questo è proprio ciò di cui parlo nelle mie poesie. Parlo della mia impossibilità a farle capire il bene che le voglio e della voglia che avevo di riprenderla e di riportarla alla realtà di tutti i giorni. Ho scritto questa raccolta in un periodo in cui stavo realizzando che avrei potuto perdere mia nonna da un momento all’altro. La sua malattia avanzava sempre di più ed io mi ritrovavo sempre più impossibilitato a farmi riconoscere da lei. Tutto ciò che mi rimaneva era donarle quanto più possibile il mio aiuto nella vita di tutti i giorni e ad oggi penso che non mi resti altro che ringraziarla per tutto ciò che mi ha insegnato. Oltre a tutto questo però nella raccolta ho parlato anche di quanto i social media in generale stanno distruggendo le nostre vite, ormai siamo diventati schiavi di un sistema e di una tecnologia che si è fatta sempre più prorompente nella vita quotidiana. Ormai non siamo neanche più in grado di guidare senza tenere in mano quel fottutissimo smartphone e proprio per questo ho provato ad immaginare una società priva di cose futili tipo i social media. In sostanza oserei dire che “Come un uragano” più che una raccolta è un caleidoscopio di sensazioni, sentimenti, pensieri e riflessioni su ciò che è davvero importante per noi e su ciò che non lo è per niente.
Come definirebbe il suo stile di scrittura?
Non ho un vero e proprio stile di scrittura, nonostante siano poesie è una scrittura semplice e accessibile a qualsiasi lettore. Purtroppo la poesia è un genere che ad oggi non è molto apprezzata proprio perché manca empatia da parte dei lettori stessi. Leggere un romanzo al giorno d’oggi è più facile perché il lettore non fa altro che rifugiarsi in mondi che non esistono, cercando di scappare da una realtà che invece lo spaventa. Manca il coraggio da parte del lettore di immedesimarsi in ciò che scrive l’autore specie in emozioni profonde come quelle che ti può dare una silloge di poesie. Leggere una raccolta di poesie secondo me potrebbe essere un modo per cominciare una connessione non attraverso strumenti tecnologici bensì tra le persone stesse. Nella nostra società è questo che manca: la capacità di empatia, la capacità di soffermarci a chiederci il perché una determinata persona sta bene o sta male, tutto ciò che sappiamo fare invece è schiacciare un like a qualche post e a pubblicare reel assurdi sperando anche di guadagnarci qualcosa. Sarebbe bello tornare a vivere accontentandoci delle cose più semplici, come pure sarebbe bellissimo che la poesia torni ad essere un genere letterario cercato e adorato dai lettori.
C’è una poesia in questo libro che la rappresenta maggiormente? Perché?
Mah, in realtà un po’ tutte le poesie della raccolta mi rappresentano per ciò che sono, però se devo sceglierne una in particolare vi direi “Autoritratto”, lì mi metto a nudo di fronte al pubblico descrivendo lati di me e del mio carattere che forse nemmeno le persone a me più vicine hanno mai capito veramente. Sai fino a qualche anno fa mi sarei definito “un sognatore”, ma solo dopo aver concluso questo lungo viaggio nei sentimenti che ha dato vita a questa raccolta posso dirti che ho cominciato a scontrarmi con la dura realtà della vita. Purtroppo negli ultimi mesi in particolare ci sono stati degli episodi che mi hanno fatto capire che nella vita ci sono sì delle cose belle ma ci sono anche quei periodi bui da cui sembri non poter più uscire. Infatti come dicevo all’inizio dell’intervista, la morte di mia nonna mi ha davvero sconvolto, mi ha fatto capire che nulla è per sempre, ed è per questo che adesso come adesso voglio cercare di godermi tutto ciò che la vita mi mette di fronte proprio perché non siamo eterni.
C’è un poeta che ha particolarmente influenzato il suo lavoro? In che modo?
No, ad essere sincero non sono stato influenzato da nessun poeta in particolare, come dicevo prima il mio stile di scrittura è libero e non mi sentirei di paragonarlo a quello di qualche grande autore. Però a livello di emozioni e di sensazioni che descrivo nel libro sento di essere molto vicino ad un grande del passato che tra l’altro è il mio poeta preferito che è Leopardi. Infatti fin da quando frequentavo le scuole, studiare Leopardi era un piacere per me perché credo che in assoluto lui sia stato l’unico tra i tanti poeti del passato a non aver avuto paura di esternare l’infinito che era in lui. La poesia è meraviglia, è verità, è l’essenza del nostro essere e non merita assolutamente di finire nel dimenticatoio, anzi, credo proprio che se riuscissimo a farla combaciare nella nostra quotidianità, sarebbe in grado di migliorare i rapporti interpersonali nella loro totalità.
Avere l’occasione di sbirciare nell’universo poetico di “Come un uragano” è stata per noi un’esperienza piacevole e suggestiva, desideriamo quindi ringraziare Francesco Baroncini per il confronto che ci ha concesso e per aver condiviso altri frammenti di sé con il lettore. Grazie anche a voi lettori di essere giunti fin qui: buona lettura e alla prossima intervista.