GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: Il percorso di Elisa – Maria Scarpa

Oggi abbiamo il piacere di parlare con Maria Scarpa, l’autrice di “Il percorso di Elisa”, un libro che ha suscitato molta attenzione e curiosità. Siamo ansiosi di conoscere di più su questa talentuosa scrittrice e sul suo lavoro.

Chi è Elisa? Come ha delineato le diverse sfaccettature della personalità della nostra protagonista? 

Elisa è fondamentalmente una persona forte, consapevole, che da sola si è trovata a dover affrontare gravi problemi esistenziali. Grazie ad un’amica conosce quello che sarà il suo compagno, che per amore, la lascerà andare in giro per il mondo col pretesto di imparare le lingue, ma soprattutto alla ricerca di se stessa, nel tentativo di ricomporre il puzzle della sua personalità esistenzialmente disgregata. Elisa è coraggiosa, è in grado di tollerare le frustrazioni che subisce, non si ferma mai. La madre della sua amica inglese le insegna ad essere determinata, lo psicoanalista le permette di venire a contatto con parti di sé sconosciute e quindi a comprendere sempre meglio sé stessa. Elisa è un personaggio dinamico, cioè cambia nel corso della storia. All’inizio la vediamo titubante, insicura, timida e sembra quasi che abbia uno scarso senso della realtà, poi, col passare del tempo diventa più sensibile, oserei quasi dire che in lei si verifica una specie di allargamento di coscienza. Nell’ultimo capitolo la vediamo finalmente serena giocare con il marito e il cagnolino scoprendo che la felicità erano gli occhiali che indossava.

Nel suo romanzo abbiamo una donna che comprende le proprie debolezze e lavora per sentirsi finalmente appagata. Come avviene questo processo di presa di coscienza?

Mi piace definire la mia Opera un romanzo di resilienza e vorrei innanzitutto andare all’origine della parola, che deriva da una proprietà fisica dell’acciaio, che quando viene sottoposto a violenti stress non si deforma e non subisce nessun tipo di danno, ma, al contrario si rafforza. Elisa all’età di 20 anni ha una crisi esistenziale terribile che la costringe ad interrompere gli studi accademici, ma è in questa circostanza che capisce di aver fatto delle scelte sbagliate e di doversi curare. Invece di abbattersi, prende dei provvedimenti: in primo luogo cerca di sottoporsi ad un trattamento psicoanalitico per comprendere se stessa, cosa le è accaduto, perché e quale sarà il suo futuro e nello stesso tempo si rende conto di dover lavorare, diventa una bravissima dattilografa, ma questo non le basta. Sente il bisogno di migliorarsi e si accinge nello studio della lingua inglese, scoprendo di avere delle capacità che non immaginava neanche lontanamente di avere. In altre parole la crisi la costringe ad un giro di boa, che coincide con la sua presa di coscienza.

C’è un messaggio che vorrebbe trasmettere con il suo libro?

 In presenza di difficoltà nella vita bisogna cercare di non scoraggiarsi e di affrontare i problemi direttamente. Se non si riesce a risolvere tutto da soli, è necessario chiedere aiuto alle persone giuste. Bisogna avere sempre fiducia in sé stessi ed avere la capacità di osservare le cose da vari punti di vista. I problemi sono fatti per essere risolti e costituiscono una sfida durante la quale si può scoprire di avere delle risorse nascoste e preziose. Infine penso che la cultura sia importantissima in quanto favorisce, accelera e potenzia l’emancipazione di una persona.

C’è una scena del suo libro che le è particolarmente cara? Perché?

“Il suo psichiatra a volte mostrava un’enorme volontà di aiutarla, ma non mancavano le umiliazioni. Disperata com’era gli telefonava spesso e di frequente la liquidava con sgarbo. Disturbava anche lui. Proprio come suo fratello Alessandro interpretava le sue accorate richieste di aiuto come una vera e propria persecuzione. Elisa si sentiva una patata bollente. Il tono della sua voce molto spesso faceva trapelare un atteggiamento inconscio decisamente ostile nei suoi confronti. Cosicché semplici parole come per esempio “Lei è sfortunata”, se da una parte riflettevano la cruda realtà di quel suo periodo (lo era a tal punto che, avendo avuto il danaro sufficiente, se avesse comperato un cimitero, non ci sarebbero stati più morti); dall’altra suonavano come una condanna agli inferi senza possibilità di redenzione, per il tono estremamente grave con cui venivano proferite.”

Questa parte mi è particolarmente cara perché mostra come per Elisa sia molto più importante il linguaggio del corpo che le parole dette. Il tono della voce quando si parla piuttosto di quello che viene effettivamente detto. L’inconscio piuttosto che la razionalità, sia nella storia personale che in quella sociale.

Quali sono i suoi futuri progetti di scrittura?

A patto di averne il tempo e l’ispirazione mi piacerebbe proseguire con il personaggio di questa “woman in progress”, Elisa e mettere in luce altri aspetti della sua vita collocandola in Spagna o in Germania, per esempio.

Ringraziamo Maria Scarpa per averci concesso questa intervista. Speriamo che il suo libro “Il percorso di Elisa”, possa raggiungere un ampio pubblico e che possa ispirare e coinvolgere i lettori. Auguriamo all’autrice e al suo lavoro un grande successo e speriamo di vedere presto altre sue pubblicazioni!

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