Benvenuti al nostro blog! Oggi abbiamo il piacere di intervistare Rolando Roncarelli, l’autore del libro “Le parole degli angeli”. Siamo felicissimi di avere l’opportunità di scambiare qualche parola con lui e scoprire di più sulla sua vita, la sua ispirazione e il suo ultimo libro.
Chi sono gli Angeli?
Forse, per sapere chi sono gli Angeli, è bene prima chiedersi cosa sono. Sono essere alati, impalpabili, onnipresenti al nostro fianco? Sono la proiezione del nostro desiderio di eternità, di sicurezza? Sono una guida spirituale? Sono i nostri ricordi carichi di emozioni? Si, per me è così: gli Angeli sono il nostro passato, perché il futuro è solo immaginario e il presente effimero. Allora ecco che sappiamo chi sono: sono tutte le persone che ci hanno accudito, aiutato, sorriso e che ora, appartenendo al passato, ci parlano con la voce dei ricordi. Sono tanti e al contempo uno solo, perché la loro realtà è solo dentro di noi.
Come ha avuto l’idea per il suo libro?
Amo disegnare e, dato che spesso occorre realizzare un bigliettino di auguri, di saluto o di accompagno ad un dono, ho cominciato ad utilizzare degli Angeli. Sono Angeli carnali, paffutelli, giocosi, posati sulle nuvole, preferibilmente senza scarpe e con piccole ali a cuore. Soprattutto, sanno salvare una stella fatta cadere, da un piccolo Demone, dalle nuvole di Natale. Poi, frequentando un corso di psicodramma ebbi l’occasione di incontrare Zerka Moreno, moglie del teorico del metodo. Lui era morto già da tempo, ma lei raccontava delle sue frequenti visite, alcune anche in presenza degli studenti durante i corsi. Nel mio corso non è capitato, ma una voce notturna mi sollecitò a scrivere per accrescere le mie competenze relazionali. La mattina rividi sullo scrittoio il disegno di un angelo scarabocchiato la sera prima e trovai subito lo spunto per iniziare il testo.
Come ha scelto il titolo del suo libro?
Inizialmente e per tutti gli anni che è rimasto nel cassetto, il manoscritto era in una cartella intestata “Angeli”. Quindi restai sorpreso quando Pamela Michelis, che ha curato con sensibilità la Prefazione dell’edizione, mi chiese: “Che titolo vuole dare al libro?” Fui sorpreso, ma la proposta mi incuriosì. In effetti, interrogando Google, mi sono poi accorto di quanti fossero i riferimenti ad un titolo così “generico”. Mi vennero in mente molte idee astruse ma, mettendomi nei panni di un più o meno probabile lettore, decisi che il titolo doveva dire la verità su ciò che conteneva, ovvero solo parole. Google dice che, anche così, ci sono diverse opere intitolate allo stesso modo, ma non importa. Ciò che per me conta è che il testo contenga veramente le parole che gli Angeli hanno suggerito alla mia mente.
Qual è stato il momento più sorprendente durante la scrittura del suo libro?
La mia più grande sorpresa, durante la scrittura, è stata sentir crescere la necessità di lasciare la punteggiatura all’interpretazione del lettore. Il testo è al 90% “fatto” di parole comuni, salvo piccole sfide inserite qua e là per stimolare ed incuriosire. Si sviluppa in modo piano, per indurre a proseguire la lettura senza fatica. I racconti associati alle parole sono brevi, così possono sfuggire veloci alla memoria ed essere ritrovati come nuovi ogni volta che li rileggiamo. Non hanno un filo narrativo, ma possono essere combinati per creare Angeli sempre nuovi. La parola “ANGELI” è stata utilizzata come una scala musicale esatonale con cui possiamo costruire accordi, ritmi e melodie accostando testi, modulando la nostra voce, rincorrendo le parole o lasciandole sospese per cercare di far emergere la colonna sonora della nostra vita. Una lettura che necessita di silenzio, concentrazione e desiderio di ascoltarsi. Ho capito che non potevo farlo io per gli altri, ma solo suggerirlo. Del resto, nella mia esperienza di formatore, ho incontrato centinaia di persone che alle prime turbolenze del cambiamento si ancoravano alle abitudini.
Qual è stato il feedback più gratificante che ha ricevuto sulla sua opera?
Che dire, parlarne è già una gratificazione, anche per chi, come me, è un orso in letargo. Ma mi sono commosso, come sa fare un bambino della mia età, ascoltando chi me ne ha parlato interpretando il testo come se lo avesse dettato la sua “mamma” e, ancor di più, per lei che mi ha raccontato di aver sentito ancora fra le sue braccia la bambina “malata”, accudita come un dono. Sentimenti che, anche se non si ripeteranno, ammortizzano già l’investimento che mi è stato richiesto. La mia piccola goccia è caduta nell’oceano della letteratura e questo già basta.
Concludiamo questa intervista ringraziando Rolando Roncarelli per il suo tempo e per aver condiviso con noi alcuni spunti interessanti sulla sua opera “Le parole degli angeli”. Speriamo che i nostri lettori abbiano trovato utile questo scambio di idee e che decideranno di leggere il libro di cui abbiamo parlato oggi.