GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: La vita di Aneila allo specchio – Aneila

Benvenuti in questa nuova intervista del nostro blog, oggi abbiamo il piacere di ospitare l’autrice del libro “La vita di Aneila allo specchio”. Aneila è una scrittrice talentuosa e in questa intervista avremo l’opportunità di conoscere meglio l’autrice e il suo lavoro, scoprendo le ispirazioni dietro la stesura del libro e alcuni retroscena interessanti.

Questo è un romanzo autobiografico?

Ni. Mi spiego: ho preso spunto da fatti ed eventi da me realmente vissuti. O meglio, che credo di avere vissuto. In realtà non ne sono ancora certa al 100%, ma più passa il tempo e più mi sto convincendo. Sono fatti tra loro anche molto distanti nel tempo e dei quali non so se vi sia una effettiva connessione di causa-effetto. Nel libro che ho scritto ho cercato di metterli in relazione, accorciando i tempi rispetto alla realtà, sia per dare una possibile spiegazione logica e razionale – o meglio irrazionale – a me stessa, sia per rendere la narrazione fruibile anche al pubblico.

Nel suo libro ci si ritrova in una realtà non certa, ciascun interlocutore racconta la propria verità, è stato complicato rimettere assieme i vari tasselli del puzzle?

Direi proprio di sì. è stato un lavoro lungo e faticoso. Trascurando le difficoltà di mettere ordine dentro me stessa e quella di raccontarsi con argomenti non proprio comuni e che mi potevano esporre al giudizio degli altri, sotto il profilo della realizzazione del manoscritto è stato assai arduo ricavare una trama che tenesse insieme i vari pezzi di vita che ho vissuto e che volevo raccontare, tenuto conto che questa è la mia prima esperienza letteraria. In questo lavoro ho scelto di eliminare varie parti della mia bozza originaria, sia perché i relativi fatti ancora fatico a spiegarli a me stessa, sia perché, di conseguenza, rischiavano di apparire dispersivi anche al lettore. L’obiettivo che ho cercato di perseguire in questa seconda fase era quello di rendere l’opera finale il più possibile semplice ed immediata, senza tuttavia perdere di vista il suo filo conduttore. Restano ancora tanti fatti ed emozioni che ho vissuto e che vorrei raccontare. Già ci sto lavorando.

Quanto è complicato riappropriarsi della propria vita dopo la permanenza in una struttura psichiatrica?

Evidentemente ogni valutazione dipende dalle ragioni del ricovero, dalla durata di questo, dalle problematiche sottostanti e dalle terapie somministrate. Io non sono un medico e non sono in grado di dare una risposta precisa. Penso solo che dopo un ricovero in una struttura psichiatrica non è più possibile riappropriarsi della propria vita. Nel senso che, trascurando gli aspetti scientifici e medici che non mi competono, per riemergere dal tunnel è necessario costruire, o cercare di costruire, una “nuova” vita, con nuovi e diversi punti di riferimento, o almeno attribuendo un diverso significato ai vecchi punti di riferimento. L’esito è pressoché il medesimo: la persona è diversa da quella vecchia o comunque percepisce la realtà in modo diverso. Poi tanti dubbi permangono anche a distanza di anni, senza considerare l’imbarazzo, per usare un eufemismo, verso il mondo circostante.

C’è un messaggio che vorrebbe trasmettere con il suo libro?

Ni. Non amo chi vuole trasmettere messaggi, o insegnare qualche cosa, svelare chissà quale verità. è come una sorta di rispetto per gli altri, e poi io sarei l’ultima persona a cui dare retta!

Come ho risposto alla domanda precedente, nella fase di sistemazione dell’originaria bozza ho cercato di rendere il libro il più “leggero” possibile, cercando di non annoiare il lettore (spero di esserci riuscita), ciò implica la possibilità di prospettare una lettura multilivello dell’opera così come pubblicata. Mi spiego. Il senso del libro si può prestare a una lettura a diversi livelli: una lettura rapida e superficiale, che segue la trama come un thriller. Una più attenta, ma che credo ogni donna possa facilmente capire, che riguarda le preoccupazioni e i conflitti che ciascuna di noi vive. Un’altra, più profonda, che si può scorgere sotto la trama, non immediata, e che presuppone nel lettore una riflessione sul suo vissuto personale e che porta ad interrogarsi sulla realtà e sulla vita. Anche a questo ultimo livello, non ho inteso trasmettere un messaggio preciso, se non quello di coltivare sempre il dubbio anche sulle cose apparentemente scontate, o che così ci vengono presentate. È un invito a riflettere: una persona vive, nella sua dimensione fisica, circa 80-90 anni sulla Terra, la Terra esiste da circa 4,5 miliardi di anni e non è altro che uno sputo nell’Universo… La mia idea è che ciò che può dare una logica alla vita, almeno nel suo senso comune e fisico, non può essere razionale, ma solo emozionale, ovvero l’amore in tutte le sue forme.

Qual è stato il momento più difficile durante la scrittura del suo libro?

È stato tutto molto complicato. Non avevo mai scritto un libro. Quando mi sono decisa, la prima bozza l’ho realizzata in pochissimo tempo, circa due settimane. I fatti principali li avevo ben in mente, erano e sono ricordi ancora vivi. Tanti pensieri e riflessioni erano dentro di me da tempo. Non è stato difficile scriverli. È stato molto più faticoso raccontarli, ovvero tradurli in un libro destinato al pubblico. Ho ritenuto di cambiare determinati riferimenti a persone e luoghi, onde renderli completamente irriconoscibili, ho poi snellito le riflessioni brutalmente abbozzate. Come già detto, ho tagliato varie parti, cercando di costruire una trama tra i vari eventi. Tale momento non è stato semplice. L’innesto di una trama inventata su fatti reali mi ha richiesto molto più tempo. Spero ne sia valsa la pena.

Ringraziamo Aneila per averci dedicato del tempo, è stato un piacere parlare con lei e conoscere meglio il suo libro “La vita di Aneila allo specchio”. Speriamo che i nostri lettori possano avere l’opportunità di scoprirlo e di apprezzarlo come noi abbiamo fatto! A presto con la prossima avventura letteraria!

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