GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: Imemori – Maurizio Pasetti

Una pagina dopo l’altra, il libro “Imemori” non smette di sorprendere e affascinare: abbiamo posto qualche domanda all’autore, Maurizio Pasetti per saperne di più sul suo percorso di scrittura e sulle sue ispirazioni.

Partiamo dal titolo “Imemori”. Perché questa scelta?

“Imemori” in lingua Xhosa, l’idioma parlato dalla maggior parte dei neri sudafricani, significa “Memoria”. Mi sembrava un titolo molto facile da ricordare, per l’appunto… Alcuni lettori hanno trovato curiosamente che questo nome si prestasse ad una sorta di rimando in italiano a “immemori”, cioè senza memoria, o anche a “i memori”, cioè coloro che ricordano. Il protagonista, Federico, in effetti si trova in una situazione nella quale la memoria, la sua memoria, e in generale quella collettiva del Sudafrica, dove ha lavorato, ha un ruolo fondamentale.

Ed è il motivo principale per cui ho scelto questo titolo.

Chi è Federico? Come nasce questo personaggio?  

Federico è un diplomatico che ha lavorato in Sudafrica negli anni roventi tra la fine dell’apartheid e il primo governo Mandela; proprio nel momento cruciale della transizione incorre in un incidente stradale uscendone vivo ma con un trauma cranico gravissimo dal quale si ristabilirà dopo una lunga e dolorosa riabilitazione svolta in Sudafrica e poi in Italia, tra Roma e Ferrara, città nella quale esiste un centro specializzato per curare i traumatizzati cranici definito “Villa degli Enigmi” da de Chirico, che vi fu ricoverato in seguito ai traumi subiti durante la Grande Guerra insieme a Carrà e de Pisis. Federico riacquisisce le sue facoltà fisiche e cognitive, ma gli resta un “buco nero” riguardante i momenti precedenti all’incidente.

Dopo dieci anni dall’evento Federico sente un forte disagio riguardo questa mancanza di memoria, aggravato dal comparire in sonno e in veglia di visioni semiallucinatorie che lo inquietano. Nel centro di riabilitazione di Ferrara, Federico continua a mantenere i rapporti con il dottor Bruni che lo aveva seguito nell’opera di recupero. Con lui discute del proprio disagio e della necessità, prima o poi, di tornare in Sudafrica, anche se non sa bene a fare cosa. La figura del protagonista è ispirata a Roberto Scippa, diplomatico che effettivamente nel 1995 subì un incidente in auto in Sudafrica con conseguente perdita della memoria.

Nel 2005 Roberto si presentò alla casa di produzione Kineofilm, di cui sono socio, proponendo di raccontare in un film la sua storia. Questo romanzo è l’elaborazione libera delle due principali sceneggiature allora scritte.

Foto Pasetti 1

Il viaggio in senso pratico e metaforico. E’ questo il cuore del suo romanzo?

Il ritorno di Federico in Sudafrica diventa per lui una sorta di riappropriazione del mondo nel quale aveva profuso impegno ed energie per mediare le giuste istanze di liberazione dei neri e le inevitabili violente resistenze della minoranza bianca. Ma quel mondo a distanza di molto tempo è cambiato e lui non lo conosce e non lo riconosce più. I suoi tentativi di trovare una qualche risposta alla sua condizione attuale sono vaghi e frammentari. In questo percorso accidentato però toccherà luoghi e incontrerà persone che in qualche modo sono metafora e simbolo della sua ricerca fino al momento conclusivo dove, nella città tra i due oceani, troverà le risposte che cercava. Quindi in questo romanzo il viaggio che conta davvero è quello che Federico percorre nella propria memoria e soprattutto nella propria assenza di memoria. È però altrettanto centrale in questo romanzo un altro concetto per me essenziale: l’interregno, cioè quello spazio critico che individuo e società vivono quando la complessità del reale conduce l’esistenza tra il “non più” e il “non ancora”. Le vicende di Federico, dall’incidente fino al ritorno in un Sudafrica che non gli appartiene più se non cambiando la prospettiva del suo sguardo intimo, si svolgono totalmente in questa terra di nessuno che necessita di una qualche trasformazione.

C’è una scena del suo libro che le è particolarmente cara?

È difficile scegliere un’unica scena del romanzo dal momento che il mio sforzo è stato quello di costruirlo come un flusso continuo di eventi tra loro collegati. In questo romanzo ci sono momenti ricchi di umorismo ed ironia, altri di intensa drammaticità emotiva e altri ancora, nella parte finale, decisivi per il sentimento di risoluzione della vicenda, così come altri in cui le mie esperienze musicali profonde e decisive si fondono con il racconto. Tuttavia se devo citarne una, dal punto di vista drammaturgico ed estetico cito quella nella quale Federico visita per caso (anche se il caso non esiste…) la mostra di un artista sudafricano che espone la grande quantità di chiavi che servono a penetrare nelle “fortezze” delle ville di proprietà dei ricchi bianchi dei quartieri ad alta sicurezza di varie città sudafricane.

Qual è il suo consiglio per gli aspiranti scrittori?

Dare consigli significa avere certezze che francamente io non possiedo. Posso dire però che la scrittura, così come le altre forme d’arte, necessita di comprendere da parte del presunto autore se è davvero un’urgenza indipendente da qualsiasi possibile o probabile successo, il quale è solo un incidente di percorso. Nella mia esperienza di scrittore, sceneggiatore e regista, cerco prima di tutto di comprendere se ciò di cui vado raccontando valga la pena di essere raccontato. Mi auguro poi che da qualche parte un qualche lettore nel leggermi darà una risposta affermativa. Questo non significa cercare di compiacere il pubblico che per essere rispettato deve trovare in chi scrive sincerità, onestà e verità. Infine, se qualcuno pensa prima di ogni cosa di diventare ricco scrivendo libri, dico ironicamente che forse farebbe meglio a rapinare una banca. Il rischio è lo stesso, ma nel secondo caso scorre più adrenalina.

Con queste parole si conclude l’interessante intervento di Maurizio Pasetti sul suo libro “Imemori”. È stato un piacere per noi ospitarlo nel nostro blog e speriamo di rivederci presto, magari per il prossimo libro. Buona lettura e alla prossima intervista.

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