Il nostro viaggio alla scoperta dei nostri titoli più interessanti ci porta, oggi, a presentarvi “In veneni tempore” di Emanuele Bozzo. E’ un libro per noi particolarmente stimolante, del quale abbiamo cercato di approfondire alcuni aspetti inediti.
Emanuele, sei giovanissimo e ci presenti una raccolta di poesie principalmente in greco classico. Come mai questa particolare scelta?
Il motivo ha da rintracciarsi in quella che potrei definire una occasione giambica, un’occasione in cui conveniva che i mores fossero castigati ridendo. Ammorbato alquanto dalla prolissità di un insegnamento, mi sovvenne del primo verso dell’Iliade, la cui prima parola in greco (ira) era convenientemente un equivalente metrico della parola con cui mi pareva di sostituirla, “discorso”. Così l’ira funesta del Pelide Achille divenne il discorso straziante di Lalaeus, “Blaterante”, e iniziando da questo centone, fatto in greco, presi a scrivere componimenti nuovi.
Di cosa parlano i tuoi componimenti?
Seguendo quella che Callimaco chiama ποικιλία, ovvero l’essere variopinto, che in campo letterario indica la diversità dei temi, questi vanno da quelli seri, come nei primi due componimenti di stampo epico del mio libro, a quelli più leggeri degli epigrammi, che potrebbero essere accostati ai madrigali: come questi sono una sorta di quadretto di una situazione romantica, così quegl’epigrammi sono delle piccole prese in giro.
Chi o che cosa ti ha avvicinato alla poesia? C’è un autore o un libro che ti ha influenzato o ispirato in modo particolare?
Il primo testo poetico ad essermi piaciuto veramente fu un’opera minore di Petrarca, I Trionfi, che lessi per la prima volta in una vecchia edizione che mio padre comprò presso una bancarella; ad oggi lo ho letto almeno tre volte. Da qui poi passai agli autori greci, di cui Ipponatte, già censurato nell’antichità per la cattiveria dei suoi giambi, insieme a Esiodo, furono quello che catturarono maggiormente il mio interesse e che fanno ed hanno fatto da modello ai miei scritti.
A chi si rivolge il tuo libro?
Il libro inizialmente era pensato che una sorta di invito al greco per chi si trovava a studiarlo; dato che si tratta di testi scritti da qualcuno che ha appreso la lingua, sarebbero stati più semplici da comprendere.
Hai altri progetti nel cassetto? Continuerai a scrivere?
“Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere” -Tractatus Logico-Philosophicus, L. Wittgenstein
5.01) Il futuro non rientra in ciò di cui si può parlare.
5.02) Il futuro non è influenzabile da ciò che si provi, in negativo o positivo.
– Scripta minoria, E. Bozzo
O, più brevemente, per quanto mi possa piacere l’idea di scrivere e pubblicare qualcosa nuovamente in futuro, un forse è la risposta migliore che sono in grado di dare.
Grazie mille per averci dedicato del tempo, è stato un piacere parlare con Emanuele Bozzo e conoscere meglio il suo libro “In veneni tempore”. Speriamo che i nostri lettori possano avere l’opportunità di scoprirlo e di apprezzarlo come noi abbiamo fatto. Buona lettura!