Benvenuti nel nostro blog, oggi abbiamo il piacere di intervistare l’autore del libro “DAS KAPITALINO”, Claudio Barcucci. Siamo sicuri che questa intervista sarà molto interessante e ci permetterà di conoscere meglio l’autore e il suo lavoro. Speriamo che vi piaccia e vi invitiamo a seguirci per scoprire di più su questo talentuoso scrittore.
Come è nata l’idea di scrivere questo libro?
È un’idea che avevo già da tempo, dopo aver studiato per circa 30 anni nei minimi particolari il Capitale di Marx, una teoria che dopo quella della relatività mi ha affascinato.
Il fatto che il nostro tempo stia attraversando un periodo estremamente brutto, pericoloso ed angosciante dal punto di vista politico-economico e sociale unitamente a quello di essere padre di due figlie, di avere nipoti e di vedere ogni giorno i giovani alle prese con problemi sempre più difficili da risolvere, come la possibilità di trovare lavoro, il problema ecologico, ecc., proprio a causa della crisi strutturale e finale di questo sistema capitalistico, è ciò che mi ha spinto a fare questo passo, perché mi sono posto la seguente domanda: ‘che mondo lasciamo noi anziani ai giovani se, pur essendo a conoscenza di cose importanti, ce le teniamo per noi e non le socializziamo?’.
Non è stato facile, soprattutto per problemi di schiena che mi torturano ormai da più di 50 anni e che mi hanno costretto a scrivere questo libro praticamente in piedi. Devo dire inoltre che se non fossero esistiti i computer non l’avrei mai scritto.
Qual è il target di lettori per il suo libro?
Sinceramente non ho un vero e proprio target. Diciamo, come ho scritto nella prima di copertina, che il libro è dedicato a tutti, in particolare ai giovani e soprattutto, anche se può sembrare una contraddizione, ai grandi capitalisti, perché sono loro che detengono il potere anzi, tutti i poteri: politico, economico, dell’istruzione, dell’informazione e militare. Se si convincono, come dovrebbe essere e come spiegherò più dettagliatamente nel quarto punto, che il loro sistema è votato al collasso e che sono destinati anche loro a perdere tutto, dovrebbero essere spinti ad arrivare alla mediazione di tenersi i miliardi guadagnati fino ad ora, ma a socializzare le aziende, cioè a trasferire la loro proprietà ai lavoratori della stessa azienda, impedendo quindi il collasso di questo sistema e la sua trasformazione in un sistema socialista libertario come chiamato da Noam Chomsky.
Si potrebbe effettivamente dire, a questo punto, che questo è il mio target principale.
Come si è preparato per scrivere il libro, qual è stato il suo processo di ricerca?
Ovviamente ho dovuto rileggermi tutto ‘Das Kapital’ per rinfrescarmi la memoria, ho fatto anche ricorso a testi di critici di Marx per poter aggiungere validi riferimenti al mio libro a volte in forma di note a piè di pagina. Inoltre, per la Sezione III, cioè la parte maggiore del libro, dove vengono trattati problemi attuali ed altro, mi sono avvalso di articoli vari e di Internet soprattutto per quanto riguarda i grafici della crescita della popolazione mondiale e della distribuzione della ricchezza. Per quanto riguarda le Appendici A, B, C ho rispolverato nozioni di matematica che a me è sempre piaciuta, infine per l’Appendice E la mia diretta esperienza borsistica.
Può un libro dell’Ottocento aiutarci a leggere la realtà dei giorni nostri?
Qualcuno, che si è definito marxista mi ha detto: “Questa teoria non è più valida perché dai tempi di Marx c’è stato lo sviluppo dei mezzi di produzione”. Chi ha studiato veramente il Capitale di Marx, altrimenti conosciuto coma Teoria del Valore, sa che questa è una sciocchezza, in quanto è stato proprio Marx a dimostrare che è effettivamente lo sviluppo dei mezzi di produzione a provocare la caduta del saggio di profitto e quindi il futuro collasso del sistema; ciò è dimostrato filosoficamente e matematicamente, e la matematica come ben sappiamo, non è un’opinione. Quindi la questione non è se il sistema capitalistico collasserà o no, come pensano molti pseudomarxisti adducendo il fatto che Marx non ha mai parlato di crollo; ma anche se non ha mai usato il termine crollo Marx è molto chiaro quando alla fine afferma: “La caduta tendenziale del saggio di profitto rende il sistema capitalistico non più un sistema assoluto ma storico, cioè transitorio”.
Una cosa transitoria significa che oggi c’è e domani non c’è più. Più difficile, ma non tanto, è stabilire quando collasserà. Ma come ho dimostrato nel libro ci sono alcuni fenomeni sconosciuti al tempo di Marx, come la sovrapposizione delle crisi. Nel gennaio di quest’anno al TG3 in un’intervista al professore di economia politica alla Torvergata, Leonardo Becchetti, si è detto anche che in Inghilterra hanno inventato un nuovo termine: “permacrisis”, cioè crisi permanente; il professore con il suo solito aplomb ha annuito e ha detto, come uno che scopre l’acqua calda, che ci saranno nuovi poveri. Nessuno vuole rendersi conto che le crisi economiche non sono né una maledizione divina né una malattia, ma invece il portato di un sistema che ormai non ce la fa più, un gigante con i piedi d’argilla; questo sistema non può sopportare una crisi permanente, le crisi devono essere risolte.
La guerra che gli Usa hanno fatto scoppiare tra Russia e Ucraina è una tipica guerra imperialista che, come dimostrato nel Capitale, fa da sfogo a una profonda crisi strutturale in cui versano gli Stati Uniti, avvalorata da un’intervista del premio Nobel per l’economia del 2013 Eugene Fama al quotidiano La Stampa di Torino del 29 maggio 2020. Titolo dell’articolo: “L’America è in una profonda recessione. Il grande rischio è il debito fuori controllo”. Occhiello del titolo: Eugene Fama – Il premio Nobel dell’Economia dopo la caduta del PIL a -5%: difficile riprendersi dal crollo dei consumi.
Soluzione: la guerra. Sì, perché essa è, come dimostrato in Das Kapital:
- L’ultima lotta fra marche in concorrenza. L’Europa acquisterà non più gas dalla Russia ma soprattutto il 75% del gnl dagli Usa, con ovviamente un notevole impatto ambientale.
- Una manna per i costruttori e venditori di armi e gli Usa sono i maggiori venditori.
- Un mezzo per distruggere per poter poi ricostruire; anche se questo giochetto, si fa per dire, non funziona più come una volta perché oggi i capitali sono a composizione organica più elevata (vedi libro), cioè si usano più macchine che non forza-lavoro e quindi si fa molto più in fretta a ricostruire che non una volta e quindi ci si ritrova più presto con il solito problema.
- Un mezzo per mettere in crisi un avversario, nel nostro caso inconfessabile: l’Europa, che è un concorrente pericoloso per gli Usa soprattutto se in prospettiva avrebbe potuto allearsi con la Russia.
Quindi la risposta è, come in quarta di copertina: sì, può. In effetti le Teoria della Relatività ha più di 115 anni, ma è validissima; quella di Newton ha circa 300 anni, e pur essendo stata detronizzata da quella di Einstein, è ancora valida nella vita di tutti i giorni; noi continuiamo ad usare le sue formule nella maggior parte dei casi in quanto abbiamo a che fare con velocità che sono estremamente basse rispetto a quelle della luce e non è quindi necessario usare le formule più complicate della Relatività.
Quali sono i suoi futuri progetti di scrittura?
Sono anziano e come ho già accennato con molti problemi di salute. Tuttavia, se non muoio prima e se questo libro avrà successo, conditio sine qua non, avrei intenzione di pubblicarne tre:
- Il dodicesimo inedito. Un libro che descrive il modo in cui costruire una società socialista come si deve. In avanzata fase di completamento.
- Gli “assassini statunitensi”. Notare le virgolette. Dedicato a tutti quei presidenti degli Stati Uniti che non sono mai comparsi e mai compariranno davanti a un tribunale internazionale per tutti i loro crimini di guerra. Quasi finito.
- La grande metafora degli X-files. La probabile denuncia, mascherata appunto negli X-files, la serie di circa 200 filmati, dello strapotere delle multinazionali negli Usa e nel mondo. Le multinazionali sarebbero rappresentate nei film dagli alieni; se nei vari filmati che riguardano gli alieni si sostituiscono ad essi le multinazionali, tutto quadra. Ancora tutto da programmare.
Grazie a Claudio Barcucci per averci concesso questa intervista e averci parlato del suo nuovo libro. Siamo rimasti molto colpiti dalle sue parole e siamo sicuri che il suo libro sarà un successo. In bocca al lupo per i prossimi progetti e speriamo di poterla intervistare ancora in futuro.