gruppo albatros il filo presenta: Salto nel vuoto – Giuseppe Fadda

Oggi parliamo del libro Salto nel vuoto di Giuseppe Fadda pubblicato dalla nostra casa editrice Gruppo Albatros il Filo.

Noi del Gruppo Albatros il Filo abbiamo avuto il piacere di poter intervistare Giuseppe Fadda per conoscerlo meglio e scoprire qualcosa in più sul suo libro Salto nel vuoto.

Riportiamo di seguito l’intervista all’autore, buona lettura!

  • QUANDO NACQUE LA SUA PASSIONE PER LA SCRITTURA?

Credo mi sia sempre piaciuto scrivere. Da bambino leggevo tanto e ricordo che già alle elementari mi divertivo a inventare e scrivere piccole storie. Ci ho riprovato più seriamente al liceo, ma sempre con l’idea che per scrivere bene dovessi prendere le distanze da me e dalla mia esperienza il più possibile. Alla fine lasciavo perdere ogni volta e i miei racconti rimanevano a metà, se non direttamente cestinati. In quegli anni principalmente ho scritto altro, per esempio recensioni per alcuni blog di cinema, da sempre un’altra mia passione. E in effetti devo ammettere che al liceo il mio interesse per la lettura (e, conseguentemente, per la scrittura) era decisamente subordinato al mio interesse per il cinema. Ho ricominciato a leggere molto intorno ai diciotto anni. Se così non fosse stato, non avrei mai potuto scrivere Salto nel vuoto, che, oltre a essere l’esito di ampie riflessioni personali, è anche un tributo al potere della letteratura e alla sua capacità di cambiare le persone, o perlomeno di toccarle profondamente.   

  • C’E’ UN MOMENTO IN PARTICOLARE CHE L’HA PORTATA ALLA STESURA DEL SUO LIBRO?

Non c’è stato un vero e proprio momento. Quando ho iniziato a scrivere Salto nel vuoto avevo diciannove anni ed ero in un momento un po’ particolare della mia vita. In un certo senso, stavo cercando di tirare le somme di quello che era stato il mio percorso fino a quel momento e di capire che cosa volessi dal mio futuro. Sicuramente sentivo il bisogno di dover esternare alcuni pensieri, alcune riflessioni, ma non ho pensato di scrivere un romanzo fino al momento in cui mi sono seduto e, quasi spontaneamente, ho cominciato a buttar giù le prime righe. Sicuramente non volevo scrivere un’autobiografia, e infatti Salto nel vuoto non lo è. Alcune delle esperienze raccontate appartengono alla mia vita, ma ho capito presto che volevo parlare di qualcosa che fosse molto più ampio di me, di una realtà che coinvolge tantissimə ragazzə in questo paese e non solo. Spesso quando i media parlano delle discriminazioni contro le persone queer si limitano al bullismo e alla violenza, ma bullismo e violenza sono solo la punta dell’iceberg e il naturale prodotto di una determinata cultura. Io volevo proprio parlare di cosa significa, per una persona queer, vivere la condizione culturale di questo paese e confrontarsi con le istituzioni che la rappresentano, che siano la scuola, la Chiesa o anche, più nel privato, la famiglia. 

  • HA ABITUDINI PARTICOLARI DURANTE LA SCRITTURA?

No, non direi. So che alcuni scrittori scrivono tutti i giorni per tenersi in allenamento, e magari cestinano la maggior parte di quello che hanno scritto. Per me questo sarebbe impensabile, ma del resto mi farebbe strano anche essere considerato uno scrittore a tutti gli effetti. Fatto sta che amo scrivere, ma non ho voglia di farlo sempre. Quando sono dell’umore, quando ho l’impressione di poter buttar giù qualcosa di buono, quando ho le idee abbastanza chiare su una storia, allora scrivo anche tutto il giorno. Se invece non è così, faccio altro. E comunque penso che per scrivere bene un requisito fondamentale sia leggere molto e imparare qualcosa dagli autori che si amano: ovviamente all’inizio si cadrà nella tentazione di imitarli un po’ troppo, ma penso sia così che, pian piano, si possa sviluppare uno stile proprio e personale.  

  • CHE MESSAGGIO HA VOLUTO LANCIARE CON IL SUO LIBRO?

Penso volessi raccontare un’esperienza più che lanciare un messaggio. O meglio spero che il messaggio sia implicito nella storia raccontata. Spesso quando ci si concentra sul messaggio si finisce per essere un po’ didascalici o per trattare il lettore con sufficienza, come se gli si volesse impartire una lezione. Io volevo raccontare la storia di un coming out, raccontare le paure e le insicurezze che moltə ragazzə queer provano nel momento in cui cozzano contro una società che non ha spazio per loro e che cerca di ridurli al silenzio e alla vergogna. Volevo raccontare la bellezza che c’è nel rinunciare a quel silenzio e nell’abbandonare quella vergogna, nell’uscire dall’ignoranza e scoprire tutte le “voci proibite”, per citare Walt Whitman. E infine volevo raccontare e celebrare la bellezza, la dolcezza e la sincerità dell’amore adolescenziale. Più che dare un messaggio, vorrei offrire qualcosa al lettore. Spero che i lettori queer possano rivedersi e rispecchiarsi in Salto nel vuoto, se hanno vissuto esperienze simili. E spero che gli altri lettori, invece, possano emozionarsi e magari cogliere sfumature e dettagli di un’esperienza che magari sono abituati a vedere con superficialità. Perché, più che in ogni altra cosa, credo nella possibilità della letteratura di costruire dei ponti e di accorciare le distanze. 

  • COM’E’ STATA LA SUA ESPERIENZA EDITORIALE?

Sono uno scrittore esordiente e Salto nel vuoto è la mia prima pubblicazione. Mi è molto difficile dare un giudizio non avendo termini di paragone, per me quello dell’editoria è un mondo completamente nuovo. Ho avuto la fortuna di avere a che fare con figure professionali molto cordiali e aperte al dialogo. Penso che il punto di forza del Gruppo sia proprio quello di imporre raramente decisioni per dare invece spazio all’autore e al suo punto di vista. Mi è piaciuto muovermi con questa libertà, soprattutto in relazione a un romanzo che è particolarmente importante per me, sia perché è il primo sia perché parla di cose che mi stanno molto a cuore. Per il resto, mi è difficile dire di più: il libro è uscito da pochi mesi e mi fa ancora strano parlarne! Ed essere l’oggetto di un’intervista, benché sia la terza o quarta, è ancora qualcosa a cui mi devo abituare. Non mi sembra vero.

A noi del Gruppo Albatros il Filo non resta che ringraziare ancora una volta Giuseppe Fadda per averci dedicato del tempo e aver risposto alle nostre domande. A lui va un grandissimo in bocca al lupo per il suo libro Salto nel vuoto e per il futuro. Con l’augurio che sia solo il primo di una lunga serie.

A te caro lettore auguro una buona lettura, che questo libro possa farti riflettere.

Ci sentiamo presto.

La vostra redattrice.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...