
Un’esplosione. Il vuoto riuscì ad incombere…
Afghanistan.
Il campo di guerra serve esclusivamente per annichilire. Più che aria fresca Valery inalava polvere e fumo dovuto alle costanti esplosioni di mine. Ogni giorno era una lotta contro il tempo, ed ogni giorno le ferite rischiavano di essere letali. Per quanto i soldati venissero curati, erano poche le percentuali di sopravvivenza. L’uniforme era spesso imbrattata di quel sangue decisamente amaro, dimostrazione delle sofferenze di quegli uomini che, come lei, lottavano per la propria patria. Sangue vivo, di chi fino all’ultimo momento aveva avuto la speranza di tornare a casa e riabbracciare i propri familiari. Spesso subiva le lamentele dei suoi compagni ai quali mancavano le proprie mogli o i figli e più volte era rima- sta sovrappensiero, immaginando come si sarebbe sentita lei se avesse avuto una famiglia tutta sua ad aspettarla a casa. Spesso sentiva addosso la malinconia della famiglia che non si era mai potuta godere appieno ai tempi dell’adolescenza e di quella che aveva desiderato con tutto il cuore, una volta divenuta adulta.
L’elmetto era sudicio. La cenere era attaccata alla pelle olivastra della giovane e la fronte imperlata di sudore risaltava perfino le ferite sul viso. Era ricoperta di piaghe, la giberna era rovesciata al suolo ed il cinturone si era scollato dal corpo. I calzoni erano strappati a metà gamba, mentre le braccia erano una sovrapposta all’altra col busto semigirato e rivolto verso il suolo marcio.
Gli occhi erano semichiusi, i pensieri si erano rovesciati nella sua mente come carte cadute dalla scatola. Tutto era in disordine. Stava perdendo conoscenza e quello che il suo cervello riusciva ad elaborare in quel momento erano le immagini di sole due persone: Cherise e sua sorella Ashley. Cherise l’aveva salvata? Quanta confusione. La stringe- va fra le braccia per proteggerla, poco prima che l’inferno si scatenasse e portasse via qualsiasi cosa. Sperava di averla almeno salvata. Di non aver ucciso i sogni di una dolce bambina di sei anni che spera di diventare magari una ballerina, oppure una cuoca, una grande astronauta o, chissà, un soldato anche lei. Era pronta, seppur il desiderio di voler vedere un’ultima volta Cherise, per assicurarsi di averla tratta in salvo. Nei suoi occhi aveva visto lo smarrimento ed il terrore. Aveva visto la consapevolezza di una bambina abbandonata dai suoi genitori che si sentiva sola. Persa. Esattamente come si sentiva lei. Aveva colto lo sguardo impietrito di chi non riconosce la via di casa e non sa come andare avanti. In quelle iridi accese di un verde scuro, Valery si era ri- flessa come se fosse uno specchio e non avrebbe permesso ad un’inutile guerra di incidere sul destino di una creatura innocente. La immaginò sorridere, chinarsi verso di lei e sussurrarle che adesso era felice, che poteva scappare da Kabul. Partire per l’America e trovare un riparo. E in quello scenario sereno si lasciò cullare da un sonno profondo. (…)
Oggi parliamo del libro Quello che mi lasci di te di Valeria Maiolino pubblicato con la nostra casa editrice Gruppo Albatros il Filo.
Noi del Gruppo Albatros il Filo abbiamo avuto il piacere di intervistare l’autrice per conoscerla meglio e scoprire qualcosa in più sul suo libro Quello che mi lasci di te.
Riportiamo di seguito l’intervista a Valeria Maiolino, buona lettura!
- QUANDO NACQUE LA SUA PASSIONE PER LA SCRITTURA?
Avevo circa dodici anni. Per ammazzare il tempo scrivevo delle piccole sceneggiature da filmare con le mie amiche nella stanza e mi piaceva tantissimo. Mi piaceva ascoltare la musica, sognare e prendere un quaderno per riportarci i miei sogni ad occhi aperti. Vivere in un paesino piccolo, Roseto Capo Spulico, mi ha paradossalmente aperto la mente, perché pensavo cosa potesse esserci al di fuori e la mia mente volava, mi facevo catturare dalla fantasia e scrivevo pagine e pagine di quaderni. È stato anche un modo per sfogarmi.
- C’E’ UN MOMENTO IN PARTICOLARE CHE LO HA PORTATO ALLA STESURA DEL SUO LIBRO?
Anni fa avevo cominciato a scrivere la storia, che poi nel romanzo è diventata l’incipit del libro. Poi, una mattina prima del covid, mentre ero indaffarata a preparare gli ultimi esami dell’università, ho deciso che avrei dovuto continuare ciò che avevo lasciato a metà perché c’era qualcosa che io volevo assolutamente dire. Stavo vivendo anche un momento di forte stress universitario e quella è stata la mia scappatoia. Dovevo farlo e basta.
- COSA SI ASPETTA DALL’INCONTRO CON IL LETTORE?
Che ci sia un feeling fra di noi e dipende tutto dal se lui o lei ha capito ciò che io voglio trasmettere, perché quando scrivo cerco sempre di lanciare un messaggio e di arrivare dritta al cuore di chi legge emozionandolo. E soprattutto voglio che chi mi legge sappia criticarmi in maniera costruttiva. Sappia dirmi la sua.
- COM’E’ STATA LA SUA ESPERIENZA EDITORIALE?
Costruttiva, consapevole ed emozionante!
- HA PROGETTI PER IL FUTURO?
Sì, come tutti (credo). Continuerò a studiare per poter entrare nel mondo dell’editoria e, soprattutto, continuerò a scrivere storie!
A noi del Gruppo Albatros il Filo non resta che ringraziare ancora una volta Valeria Maiolino per averci dedicato del tempo e aver risposto alle nostre domande, a lei va un grandissimo in bocca a l lupo per il suo libro quello che mi lasci di te e per il futuro.
A te caro lettore auguro di emozionarti, di perderti tra le pagine di questo libro e di sognare. Ti auguro una buona lettura e se ti va lascia un commento, facci sapere cosa ne pensi, a noi fa sempre molto piacere ricevere un vostro feedback.
A presto!
La vostra redattrice.