
Una Giulietta rossa: il fil rouge, appunto, di un’intricata e avvincente storia, costellata di colpi di scena e risvolti inaspettati. Una storia che, attraverso gli stretti e ventosi carruggi della Genova degli anni Cinquanta, tra desiderio di riscatto, ambizioni progressiste e strascichi di miseria, eredità della guerra, si dipana fino all’altro capo del mondo, in Venezuela.
Donatella Mascia, scrittrice e commediografa, esordisce nel 2013 pubblicando il suo primo romanzo Magnifica Visione che riceve il Primo premio del concorso letterario “Giovanni Descalzo”. Pubblica due anni dopo Lo spione di Piazza Leopardi entrato nella rosa dei cinque finalisti al “Premio Acquistoria” nella sezione Romanzo storico. Con Quel gran signore del gatto Aldo si aggiudica il primo premio del concorso letterario internazionale “L’antico Borgo” Edizione 2017. Ottiene numerosi altri riconoscimenti con racconti e pièce teatrali e con l’opera Notte di Burrasca riceve la Menzione d’Onore al “Premio Nazionale Salvatore Quasimodo”. Il racconto Peccato capitale vince il concorso Reccontinrete 2018 del quale viene realizzato il cortometraggio. La sua recente raccolta di racconti Di uomini e di animali è risultata finalista al concorso “Terre di Liguria 2020”. Donatella Mascia è laureata con lode in ingegneria civile, svolge l’attività di professore universitario e si dedica alla professione nei campi dell’ingegneria civile ed infrastrutturale, ponendo la firma su importanti progetti. Attualmente è collaudatore statico delle opere della Diga di Venezia, il MOSE.
Oggi parliamo di Una Giulietta Rossa un libro di Donatella Mascia pubblicato con la nostra casa editrice Gruppo Albatros il Filo.
Noi del Gruppo Albatros il Filo abbiamo avuto il piacere di poter intervistare l’autrice Donatella Mascia per conoscerla meglio e scoprire qualcosa in più sul suo libro Una Giulietta Rossa.
Riportiamo di seguito l’intervista.
Buona lettura!
- Dove ha trovato l’ispirazione per scrivere questa storia?
Ho pescato nei tanti anni della mia vita professionale vissuta nel mondo dell’ingegneria, dove esaltanti esperienze si sono alternate ad episodi negativi, determinati dalla sommersa consuetudine della corruzione. Questa corruzione, lo sanno tutti che esiste ed io ho voluto prendermene gioco, ho voluto portarla nella dimensione del ridicolo, tratteggiando personaggi tipici di quel mondo, di questo mondo, messi alla berlina dall’ironia della loro stessa esistenza. E poi ho pescato tra i più cari ricordi della mia infanzia, quando la ricostruzione ha trasformato l’Italia e con l’Italia la mia città, Genova in un gigantesco cantiere. Ho vissuto lo svanire degli orti e dei prati, sostituiti da grandi voragini che si trasformavano in edifici, via via sempre più alti, via via sempre più fitti, uno a fianco all’altro, in quello che pareva allora il miracolo della modernità: acqua calda corrente, ascensori, riscaldamento. Ma erano spariti le viole, le pratoline, i papaveri e i garofanini salvatici, che segnavano le stagioni delle mie raccolte. Ho voluto raccontare di come, bambina, ho assistito, gettando lo sguardo oltre la recinzione, alla sparizione della mia collina, un ricordo che ancor oggi mi addolora, tanto quanto l’aver visto demolita la misera casa dei contadini, i cui figli avevo come compagni di giochi. Tutto messo insieme e riordinato in una trama di fantasia, dove la verità è stata messa assieme all’invenzione, per essere così resa irriconoscibile, ma pur sempre credibile.
- Com’è nata la sua passione per scrittura?
Ho sempre amato molto la lettura, ma non avevo mai pensato a me come scrittrice. Impegnata tra docenza universitaria, professione e famiglia, mi pareva di non avere spazi, ma soprattutto che occorressero qualità speciali, che non credevo di possedere. Questa mia convinzione trovava conferma nell’aver seguito studi scientifici che, nel pensare comune, paiono poco compatibili con l’arte dello scrivere. Con gli anni, ha cominciato a frullarmi nella testa questa idea, rimasta idea per un po’ troppo tempo. Un giorno, quasi inaspettatamente, ho vinto le esitazioni e ho dato il via alla narrazione di qualche ricordo d’infanzia. Eravamo agli albori, ai primi brogliacci. La smania della scrittura si è così impadronita di me, trasformandosi in un passatempo meraviglioso. Ho scoperto la libertà! Non esistono, nella scrittura, vincoli di tempo e di spazio; si può narrare di ogni chi e di ogni dove. I personaggi vengono fuori piano piano, si affacciano timidamente al racconto, ci si immergono e cominciano a sguazzare liberamente negli eventi, sino a muoversi di vita propria e divenirne i padroni. E la sorpresa si fa ogni volta più grande.
- Ha abitudini particolari durante la scrittura?
Vivo l’attimo. Qualsiasi istante può essere quello buono, basta uno scampolo di tempo; qualsiasi luogo può essere quello adatto: casa, ufficio, o una sala d’attesa, anche solo per ingannare il tempo. Non ho necessità di isolamento, né di silenzio. Mi basta una tastiera e, quando questa non è disponibile, una penna e un quaderno che porto sempre con me. Non si sa mai che non riesca a rubare un po’ di tempo per il mio scrivere. Scrivo davanti alla tv o in un ambiente affollato, non importa dove. Quando scrivo il mio mondo è quello della mia invenzione; il resto non conta più. Con i racconti anche la frammentarietà non è un problema. Per i romanzi cerco invece di trovare una certa continuità: i fine settimana e le vacanze estive sono in generale fruttuose. Ma sempre accompagnate ad un’esistenza normale dove trova spazio la famiglia.
- Chi è il suo pubblico ideale? A chi pensa quando scrive?
I miei lettori non hanno età, giovani o vecchi, non importa. Mi piace pensare che non manchino loro la curiosità, la voglia di ridere, l’ironia, l’amore per l’avventura. Il mio lettore ideale sarebbe stato mio padre, il mio rammarico non aver fatto in tempo. Sono certa che a lui, amante di Walt Disney, Italo Calvino, Piero Chiara, Wodehouse (ancora mi risuonano nelle orecchie le sue risate alle avventure di Mr. Jeeves), i miei romanzi sarebbero piaciuti un mondo. Amo scrivere anche fiabe e piccole avventure per i più piccoli; nei miei racconti non manca mai qualche animale “speciale” sia gatto, cane, pettirosso, gabbiano, passero, o addirittura insetto. Cerco di ricordare ai bambini…e ai meno bambini, che il mondo non è solo degli uomini, il mondo è di tutti gli esseri viventi, animali e piante e che il rispetto per la vita è un dovere morale. Naturalmente cerco di dirlo per metafora, altrimenti chi avrebbe voglia di leggermi? Le prediche, si sa, non piacciono a nessuno!
- Cosa le piacerebbe dire ai suoi lettori?
Ai potenziali lettori vorrei leggere una mia pagina, per suscitare in loro la voglia di proseguire. Che cosa potrà mai accadere al cane Uto e al geometra Sanguineti, che stanno indagando su una storia di corruzione? Che ne sarà di Tito Riccio, impresario senza scrupoli, finito in balia del malfattore Bonanno e dei suoi scagnozzi? E la povera segretaria, signorina Luisella, riuscirà a salvarsi dall’incendio doloso che sta devastando gli uffici della Stra.Co impresa di costruzioni? Se volete dare una risposta a queste domande, se volete sapere come sono andate veramente le cose, acquistate e leggete “Una Giulietta rossa”. Non ve ne pentirete! Ecco che cosa vorrei dire ai miei lettori, ecco che cosa dirò loro non appena potrò incontrarli.
A noi del gruppo Albatros il Filo non resta che ringraziare ancora una volta Donatella Mascia per averci dedicato del tempo e aver risposto alle nostre domande. A lei va un grandissimo in bocca a lupo per il suo libro Una Giulietta Rossa e per il futuro.
A te caro lettore, buona lettura! E se non hai ancora comprato il libro…Cosa stai aspettando??!
Ci sentiamo presto!
La vostra redattrice.