Nell’articolo odierno parliamo del libro L’angelo di carta di Nuccio d’Alghero, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo. Presentiamo qui un’intervista con l’autore del libro per evidenziare gli aspetti letterari più originali e le esperienze più importanti che sono condensate in questo testo. Affronteremo anche i temi che maggiormente sono rilevanti per l’autore e ai quali viene data espressione in modo peculiare.
L’angelo di carta di Nuccio d’Alghero, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo, è’ storia “noir” velata da sentimentalismo demodé sul filo puro della fantasia per dei delitti seriali molto misteriosi, che sviluppa una continua altalena psicologica sui personaggi sia nel cercare d’intuire possibilmente le intenzioni del protagonista e aderire alle azioni conseguenti, condividerle o rifiutarsi, per timore di urtare una propria sensibilità etica, se non perfino uscire dalla legalità. Dubbio profondo di alcuni personaggi è quindi aiutarlo a risolvere il fatto con una personale indagine privata su delitti insoluti nonostante le indagini dell’autorità inquirente, nei quali lui stesso a suo tempo ne fu coinvolto, aprendo forse la possibilità di una vendetta personale anziché della giustizia legale. Oppure evitare ogni supporto nel timore che possa compiere delle azioni irreparabili che lo rovinerebbero per sempre? Ogni personaggio a corollario del protagonista, in base al legame umano o affettivo personale che li unisce, agirà secondo propria coscienza cercando di risolvere il timore che lo pervade, senza ledere ma aiutare anzi l’interessato, mirando solo alla soluzione più equa per una giustizia quanto possibile umanamente imparziale e giustificata.
Per saperne di più, ecco l’intervista con l’autore: buona lettura!
Quali sono i temi decisivi di questo romanzo?
Più che i temi della storia parlerei degli interrogativi che essa pone. Come rami e fronde di un albero, essi si diramano da un tronco inquirente di una domanda principale che ha guidato sempre l’umanità, cosa è giustificato che avvenga su un vero, grande dolore?
Secondo interrogativo non meno importante: può un dolore incidere in modo diverso a seconda dell’età nella quale viene inferto e radicarsi diversamente nell’essere umano?
Ed ancora, a fronte di un profondo dolore, il vuoto che si crea nell’animo dovrebbe essere sempre bilanciato da un atto riparativo e/o di giustizia? Se questo per limite umano o dei mezzi della società civile non avviene, è lecita ogni azione giustizialista del singolo o di più individui, o essa è condannabile al pari dell’azione del o degli attori del dolore causato?
In antitesi a quest’ultimo punto interrogativo, fino a che punto l’anima umana può accettare di metabolizzare l’intima sofferenza che le è stata dolorosamente inferta, colmandone il grande vuoto con la sola forza di volontà, accettando la ferita, cauterizzandola nel perdono oppure per sanarla ha bisogno di giustizia, e dove non possa essere, di vendetta?
Quali sono le caratteristiche umane e caratteriali dei personaggi principali del romanzo e come si evolvono nel corso degli eventi?
Il protagonista è un funzionario statale, moralità ineccepibile, alto senso dello stato forse opinabile alla luce della globalizzazione e del disvalore degli ideali dismessi.
Ligio alla legalità ed agli affetti più radicali per una vita familiare e di rapporti sociali sinceri, viene travolto da tragiche vicende, come un vascello in un’improvvisa tempesta. La sua pertinace personalità devia aggrovigliandosi in azioni nelle quali dovrà trovare il modo per ristabilire l’antico equilibrio. Se capirà ciò, potrà riconoscersi specchiandosi nella sua intemerata coscienza.
A corona, un personaggio votato alla religiosità sarà il suo angelo custode. Non muterà durante la storia, restando tale in un crescendo di preoccupazioni e d’interventi per tenerlo lontano dai pericoli, fino ad offrirsi totalmente nel momento culminante della storia.
Un altro personaggio si inserisce con delicatezza, aiutandolo nella soluzione della vicenda. La sua dolcezza farà da “binario morto” al treno di impulsi emotivi che lo travolge, scoprendo anche una felicità ritenuta non più raggiungibile.
L’autore dei delitti, contrariamente ai “gialli”, forse balza fuori non alla fine, né inaspettatamente. Ciò è voluto perché la storia, più che scoprire dei colpevoli, vuole rispondere a tanti interrogativi, analizzando in una duplice tragicità di vicende lontane fra loro, i vari personaggi.
Quali eventi sono stati particolarmente significativi nella sua vita e in che modo si riversano nel suo romanzo?
Specificatamente, l’esperienza personale di una tragedia dovuta alla perdita del padre in età infantile, per un evento bellico molto tragico che ha lasciato un vuoto permanente. Incomprensioni familiari dovuti ad un personale rifiuto sub coscienziale dell’evento tragico subito, ha prodotto un isolamento caratteriale fino all’età adulta.
Il desiderio irrealizzato di avere una famiglia con una progénie ambi sesso per una relazione familiare tipica di coniugi con genitori e due figli, in specie con una figlia permeata di dolce femminilità, è un elemento aggiuntivo.
Un forte senso, per antica ascendenza di familiari funzionari dello stato, del rispetto delle istituzioni e di norme a protezione del convivere civile, in assoluta libertà ed in autodisciplina. Una forte tendenza a esplorare ciò che il genere umano pensa e sente, più di quel che dice o mostra. In una parola, pur senza basi culturalmente scolastiche, né studi approfonditi, una continua ricerca personale di ciò che la psicologia può dire nell’esplorazione di vicende e azioni umane complesse. Una volontà di comprendere i meccanismi cerebrali, dai più semplici ai più complessi, leggendo quanto più possibile sulla materia.
Come descriverebbe il suo stile di scrittura? Quali autori del presente e/o del passato prende come modello?
Francamente, lo stile che con parzialità posso auto certificarmi è del tipo “soggettistico-cine-teatrale”, dentro il quale trovo estremamente gratificante nello scrivere immaginare scene, panorami, situazioni reali di ciò che descrivo con dettagli, quasi fosse una sceneggiatura, coniugandoli a stati d’animo, colloqui, situazioni personali del o dei protagonisti e, in genere, degli attori di storie generate dalla pura fantasia, a braccetto a volte con esperienze personali.
In confidenza, non sento mai bisogno di prender modello da letture e autori ai quali dedico attenzione. Tutto ciò non per vanità, presunzione o superiorità, conscio dei limiti (anche scolastici essendo stati di indirizzo tecnico-superiore) che non dimentico mai. Fin dall’età infantile ho rintracciato (1945>…) scritti, impressioni, diari, sensazioni, brevi storie, racconti di vita e fiabeschi, rime, aforismi ed ho capito che l’impulso di scrivere pensieri ed esperienze per condividere il mio trascorso, vive nell’intimo e, forse, è inserito cromosomicamente nel mio “trascorrere” sul pianeta. Direi che scrivo come corre un atleta: non in comparazione o in emulazione ma in competizione, bene o male, contando sul possibile allenamento che ha fatto e sul fisico che la natura ha lui concesso. In linea decoubertiana, con scopo primario partecipativo.
Come è stata la sua esperienza editoriale con il Gruppo Albatros Il Filo? Progetta di scrivere altri libri?
Sinceramente, senza ipocrisie tornacontistiche, credo che questa quaestio sia, nell’ottica del marketing editoriale, la più importante. L’esperienza è positiva, anche per il post-editing con inserti televisivi, radio, rete, etc. e l’aggiunta presente.
Mi permetto notare, per contro, una cura divulgativa della quantità editoriale, scevra da riferimenti su autori e loro personalità. Lacuna forse colmata con questa scheda. A conferma di ciò, la ottima presentazione della ben nota Barbara Alberti si riferisce al valore e importanza della lettura e della collana editoriale, esulando da qualsiasi riferimento all’autore ed alla storia, che trovano riscontro unicamente nella prefazione redatta (purtroppo!) a cura umanamente parziale dall’interessato. Per nuovi e sconosciuti autori ritengo che un tale supporto, se obbiettivo, sarebbe molto più consono ed importante, evitando l’autoreferenza verso i lettori. I concetti sopra esposti sono in parte contenuti nella prefazione e nella controcopertina.
In chiusura, spero concludere altre due opere, sul filone “poesie” e “romanzi” con un buon livello (spero) di contenuto umano-emotivo. L’affido editoriale e realizzativo dipenderà dal peso finanziario che uno scrittore “naif”, quale mi sento, potrà sostenere. In ciò, esenti da iscrizione SIAE, farebbe molto piacere ricevere una statistica di vendita del libro.

Ringraziamo l’autore per aver risposto alle nostre domande e per averci aiutato ad arrivare al cuore del testo e delle questioni in esso implicate. L’angelo di carta di Nuccio d’Alghero, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo, merita di essere letto con attenzione, perchè è un romanzo in cui vivono tanti angeli, taluni anche luciferi, che infine sapranno ricomporre un coro di speranza e fiducia nella vita, pur sempre degna di essere vissuta.