Come luce che tocca ombra – Angelo Rosati

Nell’articolo odierno parliamo del libro Come luce che tocca ombra di Angelo Rosati, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo. Presentiamo qui un’intervista con l’autore del libro per evidenziare gli aspetti letterari più originali e le esperienze più importanti che sono condensate in questo testo. Affronteremo anche i temi che maggiormente sono rilevanti per l’autore e ai quali viene data espressione in modo peculiare.

Come luce che tocca ombra di Angelo Rosati, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo, è un romanzo complesso, dove l’animo umano viene rappresentato secondo molteplici e a volte contrastanti sfaccettature. Due testamenti inconciliabili e due donne da trovare per scoprire quale è quella più meritevole del cospicuo patrimonio: è questo il compito che Pietro Mori, scomparso da anni, affida all’avvocato Marco Bacci, nominandolo suo esecutore testamentario.

L’avvocato, dopo aver analizzato più e più volte i fogli, senza venirne a capo in alcun modo, decide di indagare su Angela e Valeria. Scopre che Mori le aveva amate entrambe, follemente e, purtroppo, anche contemporaneamente: che quel lascito così ingente sia un modo per farsi perdonare? Ma da quale delle due?
Quando Bacci incontra Angela e Valeria, viene, suo malgrado, soggiogato dal loro fascino. Le due, però, hanno intenzione di iniziare una vera guerra, non solo per l’eredità ma anche, e forse soprattutto, per il ricordo dell’uomo che avevano amato.

Per saperne di più, ecco l’intervista con l’autore: buona lettura!

Quali sono i temi decisivi di questo romanzo?

E’ una vicenda attraversata, di fondo, da amori complicati, che vanno e vengono, da infedeltà classiche e da infedeltà per così dire “anomale”, da delusioni profonde e da rinnovate speranze. A dire il vero, la storia trae origine da un enigma, che a propria volta trae necessario spunto e ragione nei libri di legge e corre lungo i binari della pratica forense: due testamenti olografi vergati nel medesimo giorno e tra di loro confliggenti (nell’uno, vien devoluto tutto a una donna e, nell’altro, il lascito è totalmente destinato ad altra donna), sì da doversi scoprire quale di essi prevalga giuridicamente. Ma ciò che appare come mera ricerca ed esercitazione, al detto fine, acquista un diverso e assai più ampio respiro e sviluppo – anche attraverso non altrimenti eludibili flashback – grazie ai personaggi che animano il libro. Ecco, dunque, che ci si cala sulle loro variegate personalità, sui loro vissuti, sui dubbi che li assillano, sui sentimenti che provano, sulle emozioni e sulle passioni che li attanagliano.

Quali sono le caratteristiche umane e caratteriali dei personaggi principali e come si evolvono durante gli eventi della storia?

Ho provato ad esplorare e descrivere la tipologia dei singoli personaggi, attingendo anche a nozioni e risorse proprie della Psicologia, nonché a quanto derivato da mie esperienze di vita, sia soggettive che professionali. Ed è così che ci si imbatte: 1) nell’avvocato Marco Bacci, persona tendenzialmente riservata e talora introversa, che, nell’affrontare il complesso e particolare compito affidatogli come esecutore testamentario, viene catapultato in sfere di vita inattesa, che lo trainano e costringono a fare i conti col suo profondo, con la propria intimità, con le inattese, ma inevitabili, inquietudini; 2) in Pietro Mori, il testatore, che prova a riscattare se stesso, dopo aver perduto il padre, riuscendovi abilmente, e che, però, ad un certo punto della sua esistenza, viene travolto dalla passione, incontenibile e nello stesso momento, per due donne; ciò che lo conduce alla scoperta che l’equilibrio non è tutto nella vita di un uomo, tanto da smarrirsi gioiosamente egli nei meandri del peccato e delle forti emozioni; 3) in Angela, immagine di beltà e giovinezza e timidezza, che si lascia però avvolgere e vincere dall’innamoramento per un uomo più grande e navigato di lei, sino al punto d’abbandonare le predicate virtù e ad incamminarsi lungo i sentieri eccessivi dell’azzardo, dell’infedeltà, dell’ignoto; 4) in Valeria, donna fascinosa e sicura di sé, che Jung avrebbe di certo ricompreso nella categoria dei “tipi estroversi”, avvezza a “scegliere e afferrare”, a decidere univocamente e ad avvincere gli altri, fin quando non le si scoperchia un punto debole, e cioè l’amore, la scoperta dell’amore. E’ attraverso di loro che la vicenda corre, rallenta e poi riprende, per trovare infine sfogo in un epilogo sorprendente.

Cosa vuole comunicare ai lettori con questa opera?

La risposta a questa domanda la si rinviene in un passo del libro: ‘… come si fa a biasimare l’amore, qualunque esso sia e a chiunque sia diretto? … quando il morbo dell’amore accende le carni, nessuno vi scampa. E’ l’anima che conta, soltanto l’anima. Se è vero che nelle passioni grondano e si confondono purezza e peccato, paure e coraggio, allora è così che dev’essere … i sensi non possono essere imprigionati in aridi dogmi, perché sono liberi per antonomasia, debbono essere liberi. Perché fustigare chi ama e vuole amare, chi vive e rivive nell’altro, chi non sa reprimere e non sente vergogna? La nascita di ogni nuovo amore merita di essere festeggiata e non esecrata. Si dovrebbe rimanere sempre sbalorditi, e non offesi, di fronte al miracolo dell’amore.’

Come descriverebbe il suo stile di scrittura? Quali autori del presente e/o del passato prende come modello?

Il mio stile di scrittura? Lascio volentieri e necessariamente ad altri – a quei pochi che lo vorranno o riterranno – definire quale stile possa ravvisarsi nella mia prosa. Ciò che è cosa certa è la passione e piacevolezza per la lettura, una lettura variegata, che spazia, sicché, quando scrivo, non è da escludere che io finisca per attingere, pur inconsapevolmente o per un singolare processo mentale, da uno o più letterati. Anche qui come si fa ad indicarne con esattezza taluno o più d’uno? Negli ultimi mesi – e tanto per rendere idea – ho letto (e riletto) di tutto: da Antonio Tabucchi (“Si sta facendo sempre più tardi”) a Marco Liber (“Adamo”), da Arthur Miller (“Il crogiuolo”) a David Grossman (“Che tu sia per me il coltello”), da José Samarago (“Cecità” e “Caino”) ad Amos Oz (“Giuda” e “La scatola nera”), da Tea Ranno (“L’amurusanza”) a Paula Hawkins (“La ragazza del treno”), da Rosella Pastorini (“Le assaggiatrici”) a Remo Rapino (“Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio”), da Marco Missiroli (“Fedeltà”) a Pasquale Festa Campanile (“Per amore, solo per amore”). E dunque?

Come è stata la sua esperienza editoriale con il Gruppo Albatros Il Filo? Progetta di scrivere altri libri?

Ottima la professionalità e l’organizzazione della casa editrice e di coloro che vi operano, quanto a preparazione e realizzazione del volume, non altrettanto posso dire, quanto ad impegno pubblicitario, divulgativo e commerciale del libro. Circa altri miei lavori, ne ho già due ultimati, che andrò prossimamente a sottoporre all’attenzione e al giudizio di case editrici, compresa, e perché no, Albatros.

Ringraziamo l’autore per aver risposto alle nostre domande e per averci aiutato ad arrivare al cuore del testo e delle questioni in esso implicate. Come luce che tocca ombra di Angelo Rosati, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo, merita di essere letto con attenzione, perchè è un romanzo pieno di sorprese, in grado di tenere il lettore col fiato sospeso dall’inizio alla fine, e perchè fa riflettere su questioni fondamentali per la nostra esistenza che troppo spesso trascuriamo.

Qualcosa in più sull’autore: Angelo Rosati è nato a Celano (AQ). Da diversi anni vive a Roma, sua città d’adozione, dove esercita la professione di avvocato. Ama da sempre scrivere, consapevole che farlo, e possibilmente bene, presuppone leggere, e molto. Che gli altri si vantino pure delle pagine che hanno scritto; io sono orgoglioso di quelle che ho letto, osservava sagacemente Jorge Luis Borges. Dopo alcuni brevi racconti e saggi di costume editi su periodici, ha pubblicato qualche anno fa, con la Bastogi Editrice Italiana, il romanzo La Saliera e la Torre. Nel 2015, è stato finalista, con altro romanzo, a tutt’oggi inedito, della III Edizione del Premio Letterario Nazionale Gocce d’Inchiostro.

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