Nell’articolo odierno parliamo del libro Eroi senza gloria. Ubi non armas velites di Marco Fanti, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo. Presentiamo qui un’intervista con l’autore del libro per evidenziare gli aspetti letterari più originali e le esperienze più importanti che sono condensate in questo testo. Affronteremo anche i temi che maggiormente sono rilevanti per l’autore e ai quali viene data espressione in modo peculiare.
Eroi senza gloria. Ubi non armas velites di Marco Fanti, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo, è un testo coraggioso, esplicativo, ricco di contenuti ed esperienze preziose. Molto probabilmente avrete sentito parlare dei contractor di guerra. Altrettanto probabilmente non sapete cosa siano effettivamente e sarete portati a scambiarli per volgari mercenari, assassini e tagliagole. Ma leggendo queste pagine rimarrete sorpresi. Questo libro è la testimonianza di un soldato privato, la sua esperienza messa a nudo: nero su bianco. Un libro umanissimo di una persona che ha scelto di mettere la propria professionalità e la propria stessa vita a disposizione degli altri. È la vicenda di chi la guerra la conosce bene, avendola combattuta in ex Jugoslavia, così come in Afghanistan, in Ruanda e in Iraq. Una ricostruzione lucida e appassionata di situazioni estreme vissute in prima persona delle quali per lo più se ne è sentito in televisione. Finalmente una spiegazione attenta e scrupolosa di cosa sia effettivamente un contractor. Un atto di giustizia verso le sofferenze vissute dai combattenti, quelli che sono tornati a casa e quelli che sono rimasti sul terreno. Ma è anche il libro di un uomo libero che – tramite la sua stessa vicenda biografica – continua a interrogarsi su sé e sul mondo, sulla guerra e sulla pace e, alla fine, sceglie irreversibilmente la seconda tramite l’impegno diretto nella solidarietà umanitaria. È il libro di un uomo che non si arrende.
Per saperne di più, ecco l’intervista con l’autore: buona lettura!
Quali sono i temi decisivi di questo racconto?
Le ultime guerre dalla Ex Jugoslavia all’ IRAQ, dal Centro Africa all’Afghanistan, conseguenze, retroscena, l’impossibilità della ragione in questi ed altri scenari bellici, la vita dei Contractor, la violazione della libertà dell’individuo, la presa di coscienza di ciò che la guerra oggi rappresenta per chi la vive in prima persona da soldato o da civile. L’onore di ognuno, le privazioni dei bambini, lo stress, i loro sguardi persi nel nulla. Interrogarsi continuamente sulla fede, e sulla propria coscienza, sul chi ero, su cosa ci facevo li, e cosa rappresentava per me la guerra dei miei nonni e la mia guerra oggi. Combattere contro un solo nemico l’ingiustizia, l’indifferenza, e i giudizi di chi non sa e giudica dall’alto di una spicciola e povera morale (il moralista della domenica)
Che idea si è fatto delle crisi internazionali, degli scenari bellici e del valore della pace? In che modo la sua esperienza diretta ha contribuito a donarle consapevolezza su questi temi?
Purtroppo nei numerosi teatri di guerra dai più noti a quelli sconosciuti e sono tanti, la parola pace è scomparsa per sempre, senza più una possibilità di ripristino. L’interesse dei pochi, le materie prime, le porzioni di territorio strategicamente valide, il potere ha sradicato con forza le radici della pace. Nel mio piccolo sempre cercato di colloquiare con la gente del posto farmi carico dei loro bisogni e renderli compatibili con i miei doveri di soldato. A volte mi sentivo fuori luogo, anzi lo ero, ho messo in discussione molte mie convinzioni ma il dovere ha sempre prevalso. Addestramento? Coscienza? Origini? Non so, ma vivere in prima persona ogni teatro bellico ogni crisi internazionale ha scatenato in me quel senso di ribellione che mi ha accompagnato in ogni istante della mia vita anche ora che sono dietro una scrivania. Strano, ma spesso mi manca quel mondo comunque, vivo e analizzo strutturalmente ogni crisi internazionale ogni evento bellico, ogni fatto terroristico, come se ancora fossi legato in un certo qual modo a quei popoli, alla vita quotidiana di ognuno di essi. Vorrei salvarli vorrei aiutare ognuno di loro ma è proprio vero l’inferno è l’impossibilità della ragione e in quei luoghi è l’inferno.
Cosa vuole comunicare ai lettori con questa opera?
Per molto tempo abbiamo spacciato l’intervento armato come necessario per la difesa dei popoli oppressi, ci siamo appropriati indegnamente di ogni territorio appetibile con lo stendardo dei paladini della pace. Questo mio libro non è stato scritto per liberarmi di un peso, ma è stato l’inizio di un percorso per portare a tutti coloro che hanno sete di verità ciò che nel mondo accade, poter far comprendere che si può fare di più. Combattere, ma per una giustizia e una piena libertà dei più. Toccare con mano alcune realtà, ti da il diritto di parlarne, la forza di spiegare (se poi alcuni o i più hanno idee diverse non importa), e nel libro e nella mia vita ho intenzione di mostrare, di portare di sostenere, una piena consapevolezza di cosa significa guerra. Vorrei portare alla gente i momenti della vita comune di quella gente che vive uno stato di guerra e di violenza, non parlare di geopolitica, di risoluzioni, di trattati di embarghi (potrei anche farlo), ma di ciò che rappresenta vivere la comunità di quei luoghi, dimenticati. Dare voce alla gente che vive in un continuo stato di terrore, un filo conduttore tra loro e noi, condividere con loro ciò che da qui noi non comprendiamo.
Come descriverebbe il suo stile di scrittura? Quali autori del presente e/o del passato prende come modello?
Raccontare, con semplicità, e trascrivere le emozioni di vita o quelle trasmesse da un libro come quando ho trovato la frase sull’inferno le città invisibili di Italo Calvino. Anche testi sacri, o semplici dispense di vario genere. I modelli comunque li ho sempre ritrovati nella vita quotidiana, semplice la vita semplice la scrittura e il modo di raccontare…
Come è stata la sua esperienza editoriale con il Gruppo Albatros Il Filo? Progetta di scrivere altri libri?
Il Gruppo Albatros mi ha dato la possibilità di raccontare, di scrivere ciò che il mio cuore indurito dalla guerra ma finalmente libero di esprimersi, voleva rigurgitare. Solo un immenso grazie, e credo che più avanti scriverò altro devo farlo, ancora una missione ancora operativo sulla linea di contatto, ma non del nemico………… della vita. La vita di coloro che soffrono.

Ringraziamo l’autore per aver risposto alle nostre domande e per averci aiutato ad arrivare al cuore del testo e delle questioni in esso implicate. Eroi senza gloria. Ubi non armas velites di Marco Fanti, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo, merita di essere letto con attenzione, perchè racconta dell’esistenza, del lavoro e della vita di persone, di cui troppo spesso non sentiamo parlare, ma svolgono un ruolo decisivo in situazioni davvero difficili.
Qualcosa in più sull’autore: Marco Fanti è cresciuto a Poggiodomo (PG) piccolo paesino di montagna da una famiglia umile, allegra e laboriosa. Studente appassionato e boscaiolo infaticabile scopre fin da subito la sua passione per i soldati e dopo una serie di peripezie che lo hanno portato a vivere a Londra, comincerà ad andare in giro per il mondo come Contractor (Personal Security Details) nei più svariati teatri di guerra. Oggi, è un Amministratore Delegato d’azienda e continua a curarsi del bene degli altri in particolare in Medio Oriente la sua seconda casa.