Nell’articolo odierno parliamo del libro IL SENTIERO SMARRITO II edizione. La fine di un’epoca Storia di un paese di confine e dintorni nel vortice tragico di due conflitti mondiali di Giovanni Maar, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo. Presentiamo qui un’intervista con l’autore del libro per evidenziare gli aspetti letterari più originali e le esperienze più importanti che sono condensate in questo testo. Affronteremo anche i temi che maggiormente sono rilevanti per l’autore e ai quali viene data espressione in modo peculiare.
IL SENTIERO SMARRITO II edizione. La fine di un’epoca Storia di un paese di confine e dintorni nel vortice tragico di due conflitti mondiali di Giovanni Maar, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo, è un testo di incredibile precisione storiografica e intelligenza sociologica, nel quale sono ripercorsi i primi cinquant’anni di vita della nostra penisola italica, devastata dagli orrori di due conflitti mondiali. In particolare, l’attenzione è centrata su uno spregevole episodio (uno dei tanti), che vide coinvolta un’intera Compagnia, accusata ignobilmente di aver disubbidito, per vigliaccheria, agli ordini del Comandante. Dopo un processo sommario, quattro di essi verranno assolti, quattro fucilati, ed i rimanenti condannati alla reclusione. Nella fattispecie, gli Alpini brutalmente assassinati erano stranamente tutti di origine carnica, zona di confine del Friuli-Venezia Giulia, da sempre al centro di sofferte dispute d’identità territoriale. Un libro di enorme spessore umano e documentaristico, che permette di far conoscere alcune vicende della Grande Guerra rimaste tuttora sconosciute.
Per saperne di più, ecco l’intervista con l’autore: buona lettura!
Quali sono i temi decisivi di questa ricerca storica?
Difficile sintetizzare in poche parole, tutto ciò che è accaduto nel 1915, 1916, 1917, 1918. Puntualizzo apposta le date, per far comprendere i quattro anni di disagio in cui si è trovato il Nord-est, con esclusione di tutte le altre Regioni. Un vero dramma collettivo, non bene compreso dagli estranei del luogo, in quanto la guerra, in realtà, davvero non si può raccontare. Gli abitanti delle zone andavano a lavorare oltre confine, come se fosse una normalità. Il padre di Ido, ad esempio, è nato nella lontana Transilvania; il cugino Rodolfo (Rudy), in Ungheria ecc. Qualcuno però ha sempre messo il bastone tra le ruote, sin dalla seconda guerra risorgimentale. Forse era grave, che qui non esistesse l’analfabetismo, oppure che vi fosse eccessiva simpatia con il Regno austro-ungarico. Bisognava quindi “italianizzare” la zona intera, modificando le diciture dei paesi esistenti, nel mentre in Piemonte tutto rimaneva come prima. Da allora sul Friuli è calato il silenzio, Un odioso e costante oblio, privo di motivazioni reali, e non soltanto sulla Grande Guerra, ma pure sul secondo conflitto mondiale. Le stragi naziste? Mai sentite… L’onda di terrore slava? Tutte balle… Questi sono i Talians.
Perché ha deciso di occuparsi di questi eventi storici?
Da quando sono nato (1936), non sentito altro che parlare di guerra, di valigie da fare e disfare, di case da occupare e poi lasciare, cosicché nessuno mi ha insegnato a sorridere. Ciò rende l’idea iniziale. Sono pienamente d’accordo, con quanto scritto dai giornalisti canadesi, in occasione del terremoto. “In Italia esistono i Friulani, e gli altri”… Naturalmente ogni tanto se ne parlava in casa. Il disagio dei soldati al fronte; le solite “lezioni” del macellaio Cadorna. E poi in seguito la lotta partigiana: gli spaventi giornalieri; gli eccidi ancora sconosciuti della Valle del fiume Ebute, dei bruciati di Torlano di Nimis; dei ragazzi impiccati di Tavagnacco, ecc…
Come già detto, nessuno ne parla. Ma “loro” sono interessati alle canzonette ed al pallone. Beata gioventù…
Cosa vuole comunicare al lettori con questa opera?
Ho iniziato a raccontare la storia millenaria del Forum Julia, e non è stato per me un divertimento. Spesso smettevo di scrivere, poiché quei ricordi erano rimasti indelebili nella mia mente. Un vero tormento, che gli estranei non possono comprendere. Poi in seguito ho capito. Una fatica inutile. Nessuno ne era interessato. Problemi locali, di poca importanza… Come è avvilente sentire certe parole, certi discorsi privi di senso. Ma gli Italiani sono fatti così. Sanno poco della Grande Guerra, figurarsi della seconda, ove non bisognava irritare il Governo tedesco, né quello di Tito, sempre così sensibili. Inutile dunque approfondire. Inutile sperare.
Come descriverebbe il suo stile di scrittura?
Credo che ormai non esista uno stile proprio da catalogare. Ho imparato però una cosa, più si scrive e meglio si scrive. In questo caso possiamo affermare con sicurezza, che non si finisce mai di imparare. La lingua italiana è veramente splendida, anche se noi usiamo in genere dei vocaboli abbastanza limitati. Come autore, a me piace molto lo stile piuttosto intimo di Dostoevskij.
Come è stata la sua esperienza editoriale con il Gruppo Albatros Il Filo?
Personale sempre disponibile ed attento. Sebbene si possa sempre migliorare, devo notare con piacere che Il Gruppo si interessa anche della vendita, e mi sembra pertanto che tutto tenda ad andare verso il meglio. Essendo a contatto da poco tempo, preferisco non dare dei giudizi superficiali e sommari.

Ringraziamo l’autore per aver risposto alle nostre domande e per averci aiutato ad arrivare al cuore del testo e delle questioni in esso implicate. IL SENTIERO SMARRITO II edizione. La fine di un’epoca Storia di un paese di confine e dintorni nel vortice tragico di due conflitti mondiali di Giovanni Maar, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo, è un testo di grande acume e consapevolezza storica che merita di essere letto con attenzione. Solo ricordando il nostro passato e conoscendolo, possiamo sapere chi siamo oggi e che direzione prendere per il domani.