Nell’articolo odierno parliamo del libro Gli orfanelli gemelli di Stefano Pardini, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo. Presentiamo qui un’intervista con l’autore del libro per evidenziare gli aspetti letterari più originali e le esperienze più importanti che sono condensate in questo testo. Affronteremo anche i temi che maggiormente sono rilevanti per l’autore e ai quali viene data espressione in modo peculiare.
Gli orfanelli gemelli di Stefano Pardini, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo, racconta con fantasia, allusioni allegoriche e stile frizzante un mondo fantastico, che però tanto ha da dire a livello emotivo a quello reale, donando anche spunti di saggezza e riflessione critica. I due orfani gemelli si chiamano Strazio e Neforma: che strani nomi per dei bambini! Ma sono degli orfani a cui le famiglie che li hanno accolti hanno dato il nome in base alle loro capacità. Strazio è un bravo macellaio che tutto spezzetta e Neforma è un bravo vasaio che tutto modella e trasforma.
Come da buona tradizione, la vita dei due orfanelli non è semplice. Gli incidenti con animali intelligenti che li gabbano li metteranno in serio pericolo. Finiranno così nelle grinfie della strega la cui cattiveria maggiore è nell’essere troppo sincera e mettere i bambini davanti alla realtà. Eppure con l’ingegno, la solidarietà, l’amore, il rispetto e anche, ammettiamolo, un po’ di fortuna Strazio e Neforma saranno in grado di uscire illesi dai loro disastri. E, anzi, più forti e più felici, perché spesso la trasformazione, la crescita, il miglioramento passano attraverso il dolore.
Nella sua favola, Stefano Pardini non fa molti sconti al mondo degli adulti: ci indica che la natura è intelligente e non dobbiamo sottovalutarla. Ma soprattutto ci dice che i bambini ci guardano e da noi imparano. Per questo dobbiamo insegnare loro a diventare adulti e responsabili innanzitutto con le nostre azioni e i nostri comportamenti, che valgono più di mille parole, permettendo loro di sperimentare e sbagliare.
Per saperne di più, ecco l’intervista con l’autore: buona lettura!
Quali sono i temi decisivi di questo racconto?
1) L’importanza di imparare a cavarsela da soli fin da piccoli. Anche se esiste la tutela genitoriale nessuno è esente da rischi ed è protetto in ogni istante: bisogna imparare fin da subito a fare valutazioni razionali e a calcolare i rischi delle decisioni. Una scelta è piccola o grande in rapporto alle capacità e alle esperienze accumulate, perciò valutare e scegliere una cosa che per un adulto è banale può essere un grosso sforzo per un bimbo, ma ogni volta che lo fa e ci riesce viene premiata la sua determinazione e ne esce rafforzata la sua autostima.
2) La sana diffidenza: insegnare ai piccoli che il gesto disinteressato non esiste, o per lo meno, essendo rarissimo, va preso in considerazione come l’eventualità di trovare un quadrifoglio. Cinico ma basilare: sapersi immedesimare negli altri per intuirne le aspettative e prevederne le mire, eventualmente imparando a testare il soggetto.
3) Il valore enorme dell’amicizia autentica: capire che quando si ha la fortuna di incontrare un individuo il quale, per aiutarci, mette a repentaglio la propria sicurezza e la propria reputazione, agendo a discapito dei propri interessi o non contando sulla riconoscenza, allora si è trovato un autentico tesoro.
Quali sono le caratteristiche umane e caratteriali dei personaggi principali e come si evolvono durante gli eventi della storia?
Neforma dolce e sensibile, con innata tendenza alla compassione; Strazio piuttosto diretto, pragmatico, duro. Ciascuno tenderà a contaminare il fratello, e nel percorso troveranno un riferimento l’uno nell’altro, sentendosi più smarcati dalla dipendenza che li legava sia ai genitori adottivi e alla loro protezione pratica, sia alle figure mitizzate dei genitori biologici, mai conosciuti e avvolti nella loro immaginazione di bambini da un alone di aspettativa.
Alla fine opteranno per una sorta di famiglia allargata, dividendosi tra la frequentazione dei vecchi tutori e quella dei nuovi, come adulti che lasciano le rispettive famiglie di origine per formarne una propria senza rompere totalmente i precedenti legami. La strega è l’esemplificazione del cinismo e dell’amaro disincanto. Congelata nei propri schemi mentali ne uscirà perdente, perché i bambini, su consiglio della biscia e del maiale, sapranno sorprenderla con atteggiamenti imprevedibili ed escogitando diversivi. Alla fine la duttilità e l’inventiva ribalteranno una situazione già apparentemente bloccata. Sapersi trasformare e reinventare è la chiave della sopravvivenza, in ossequio ai cicli della Natura. Il frate che smitizza la vita di presunta pace e il disinteresse per le urgenze materiali, frettolosamente associate alla vita dei monaci, è un ulteriore colpo ai preconcetti e alle ipocrisie comuni.
Cosa vuole comunicare ai lettori con questa opera?
Aiutati che Dio ti aiuta. Datti da fare per ottenere quello che vuoi, ma fallo senza danneggiare gli altri. Regala senza attendere un ritorno, ma non lasciarti estorcere niente contro la tua volontà, perché se lasci che accada non perdonerai a te stesso la tua debolezza, né perdonerai la persona che si è approfittata di te. Chiedi aiuto se lo ritieni, ma sii pronto a cavartela da solo. Scegli sempre -se puoi- la correttezza, anche sapendo che potrebbe conseguirne il peggio, ma di fronte ad un gioco chiaramente scorretto non farti troppi scrupoli morali: tu ci hai provato, a seguire le regole. Se però l’intenzione degli altri è di danneggiarti, difenditi. Ciascuno è giudice di se stesso e, quali che siano le conseguenze, aver scelto in coerenza con i propri principi più autentici e fondanti è di per sé già un successo, anche se le cose non andranno come desiderato.
Se a fin di bene occorre contrariare il prossimo anziché compiacerlo, bisogna essere pronti ad agire contro i suoi desideri e pronti (ma non rassegnati) a subirne le reazioni.
Come descriverebbe il suo stile di scrittura? Quali autori del presente e/o del passato prende come modello?
Il mio stile di scrittura è asciutto, senza compiacimenti. Cerco sempre di essere serio con leggerezza. L’ironia non è un accessorio: è un mezzo per controllare la pedanteria e la supponenza. La prima cautela che cerco di condividere è la diffidenza nei confronti di me stesso, caso mai rischiassi di prendermi troppo sul serio. Il banco di prova per ciò che si dice e si scrive non sta nel presunto valore di chi esprime i concetti, ma nella rispondenza che quanto detto incontra la realtà vissuta di ciascuno, o per lo meno della maggior parte degli individui. L’unico giudice degli schemi mentali e dei comportamenti che adottiamo per semplificarci la vita -e chi ci piace spacciare per oro colato- è l’esperienza oggettiva: non il singolo lettore; tanto meno lo scrittore. Autori che ricordo: Oscar Wilde è un mito, per me; adoro Carofiglio e Manzini. Philip Roth e tanti altri, che non sto a riportare.
Come è stata la sua esperienza editoriale con il Gruppo Albatros Il Filo? Progetta di scrivere altri libri?
Col gruppo Albatros finora mi sono trovato molto bene. Quanto alla trasparenza sulla gestione delle vendite e il riconoscimento dei diritti non ho esperienza diretta per adesso, quindi relativamente a questi aspetti il giudizio è sospeso e rimesso alla prova dei fatti. Ho già pubblicato con altra casa editrice una fiaba complessa, moderna. “La banda dei mangia-lacrime”, già visionata e approvata da Albatros che, incidentalmente, ha proposto di pubblicarla poco dopo che avevo già dato il consenso all’altra casa editrice. Ciò non toglie che se interessa anche ad Albatros resta possibile rieditarla con voi. A me non dispiacerebbe. In realtà ho già pronta una collana di racconti e un romanzetto breve, un esperimento. Li stamperò in proprio in copisteria, come faccio sempre, in tiratura limitata per gli amici. Sono pronti a fine settembre. Roba rivolta ad un pubblico adulto, non per bambini.

Ringraziamo l’autore per aver risposto alle nostre domande e per averci aiutato ad arrivare al cuore del testo e delle questioni in esso implicate. Gli orfanelli gemelli di Stefano Pardini, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo, merita di essere letto con attenzione, perchè è una fiaba piena di sorprese, umanità e insegnamenti.