
“Rimase chiusa nella sua casa per tre giorni da sola, unici compagni: tre bottiglie di gin e il bagno dove il grande specchio rifletteva la sua immagine, mentre cento maschere le danzavano innanzi. Non aveva conosciuto il dolore fisico e quello eterno dell’animo, mai la sua pancia aveva tuonato per fame o la sua gola patito la sete, pur essendo circondata da fresche acque o da frutta, che si allontanavano quando tentava di avvicinarle, per avere rivelato segreti degli Dei con cui aveva banchettato. Quello specchio rifletteva la follia che da sempre l’aveva contraddistinta nell’affrontare la vita, che l’aveva sempre salvata in cento occasioni e che aveva fatto di lei una donna senz’anima, spudorata, perversa, senza istinto materno, mai aveva baciato un bambino o sentito un vagito, mai ne aveva sfiorato le piccole mani.” Alda è bella, è bella come una dea, e come una dea è capricciosa, volubile, spudorata. Talmente succube dei propri desideri da rimanere del tutto indifferente al dolore che questi possono causare negli altri. Originaria di una piccola isola del Mediterraneo e unica figlia femmina in una famiglia che non le riconosce alcun merito, rivede in se stessa e nelle persone che le gravitano intorno i personaggi del mito, forse per elevarsi, per darsi una dignità e un’importanza che altri non le hanno concesso, senza sapere che gli dei non gradiscono la tracotanza e, prima o poi, decideranno di punirla.
Oggi parliamo di Noi come gli Dei, un libro di Cetty Greco De Luca pubblicato con la nostra casa editrice gruppo Albatros Il Filo.
Noi del gruppo Albatros Il Filo abbiamo avuto il piacere di intervistare l’autrice Cetty Greco De Luca per conoscerla meglio e scoprire qualcosa in più sul suo libro Noi come gli Dei.
Riportiamo di seguito l’intervista. Buona lettura!
- Quando nacque la sua passione per la scrittura?
Anche se il mio carattere, sin dall’infanzia è stato aperto e burlesco, spesso amavo nell’età scolare, ritagliarmi momenti di solitudine appartandomi nella mia camera e leggere specie quando fuori infuriava un temporale e le gocce di pioggia sui vetri delle finestre comparivano magici ghirigori. Dalla lettura di fiabeschi fantastici reami, dallo Schiaccianoci o dai viaggi di Gulliver, passai negli anni a rubacchiare dall’armadio della Colf di casa, piccoli volumi con su scritto a lettere cubitali “Liolà”, m’incuriosivano quelle copertine illustrate che riportavano sempre una giovane donna ed un uomo prossimi a baciarsi. Mi ritrovai a rubare nascondendole accuratamente, riviste con su scritto “Grand Hotel” dove gli attori sulle foto, parlavano attraverso la scrittura dentro una nuvoletta. Quell’armadio divenne la mia prima fonte di educazione sessuale e finalmente compresi perché Papà e Mamma chiudessero, la notte, a chiave la loro porta. Da adolescente preferivo lo scrivere allo stare ore a ciarlare con amiche, riportando su un diario piccole innocenti emozioni quotidiane, coltivando il sogno di trasformarlo, da adulta, in un vero e proprio libro, poi l’incalzare della realtà degli anni giovanili ne hanno sbiadito tante pagine.
- C’è un momento particolare che l’ha portata alla stesura del suo libro?
Si, la mia laurea in lettere e gli anni d’insegnamento umanistico, mi hanno fatto apprezzare il mondo della mitologia in cui ho riscontrato in ogni entità pagana, una tendenza istintiva a rappresentare ogni realtà materiale e spirituale sotto forma umana fornita di aspetto e destini propri simili alla natura di noi terreni. La stessa onnipotenza che colgo in tanti adolescenti insofferenti a qualunque regola, anaffettivi, spesso delinquenti in erba, consapevoli dispregiatori della loro e dell’altrui vita. E ti passano vicinissimi ogni giorno per strada, cupi in volto con il loro zainetto sulle spalle e le cuffiette alle orecchie come a isolarsi da un mondo a cui non vogliono appartenere, fanno quasi tenerezza per la loro giovane età, potrebbero essere i tuoi figli o i tuoi nipoti, ma sono i tuoi nemici mentre ti guardano con aira di sfida rancorosa, ritenendo che tu adulto dovresti essere già scomparso dalla faccia della Terra, da quel mondo che appartiene solo a loro. Impersonandosi come assatanati in eroi della mitologia in grado di elargire il bene e il male, senza rimorsi, senza pentimento anche quando il loro ultimo gesto è stato quello di affondare un lungo coltello nel ventre di un genitore o della loro fidanzatina di turno.
- Si è ispirata a qualche autore per scrivere il libro?
No, mi sono ispirata solo alla mia “misera esperienza” di donna, di madre, di docente a stretto inevitabile contatto con una generazione del mio tempo, ma lontana anni luce dai miei retaggi morali. Dico “misera esperienza” perché ho da sempre approvato ciò che sull’argomento diceva: -L’esperienza è il nome che ciascuno dà ai propri errori-. Ho scritto libri con grande amarezza nell’animo, niente nelle pagine è stato sottinteso, ogni cosa ha il proprio nome volgare o irrispettoso che sia, ma è il vero non fantascienza. E come donna e madre non volevo credere che un’adolescente potesse essere metà demone e metà finta innocenza e che soprattutto una madre non abbia sentito o intuito nell’ambito familiare, il puzzo di zolfo satanico. Vorrei che leggendo ciò che ho scritto, ogni famiglia, ogni madre, si ergesse ad attento osservatore dei propri figli, spesso dalla personalità bipolare e che ognuno di noi genitori si chiedesse: -Conosco realmente i miei figli? –
- C’è un luogo o una stanza dove preferisce scrivere?
Quale essere umano non vorrebbe vivere in una casa a due passi dal mare? Da quando convivo con la mia nemica amatissima, la “sclerosi multipla”, ho ripudiato volontariamente la mia casa di città, come a volermi punire di tutto il lusso che mi circondava. Da circa tredici anni vivo su un’isola in un angolo di mondo che non conosce rumori e clamori, la mia casa sul mare è per me fonte di vita e d’ispirazione lontana da false amicizie salottiere e da futili mondanità e il mare d’inverno, gonfio di maestrale, ricarica le mie batterie mentali come un generatore di idee riportando alla mia mente ciò che il “tempo placido della senilità” tenta di cancellare. Il lungo isolamento dovuto alla pestilenza del Covid 19, mi ha fatto riaprire quel mio vecchio diario serbato con cura per mezzo secolo, scatenando nella mia mente un tornado d’idee, ho rivisitato album di foto ingiallite dal tempo, senza malinconia o rimpianti, ho preparato una nuova mostra d’arte, ho scritto tanto, mentre il mare dinanzi la mia casa, mi urlava benevolo: -non pensare alla tua età cronologica, la tua età mentale è di soli vent’anni! –
- Cosa si aspetta dall’incontro con il lettore?
“La letteratura è sparsa di relitti di uomini che si sono eccessivamente preoccupati dell’opinione altrui” scriveva Virginia Woolf. Io scrivo la realtà e mi dispiacerebbe si scandalizzassero quei finti puritani che mai parlerebbero delle proprie manie sessuali, scrivo storie vere di donne e talora di uomini che ho conosciuto durante le mie lunghe degenze in nosocomi, dove per solitudine o rancore, la gente srotola come un gomitolo la propria vita, su sconosciuti vicini di letto, per rubare le ore alla noia. Ritengo che occorra molta storia per produrre un po’ di letteratura, io non sono una scrittrice, sono una donna che scrive per far emergere dal silenzio storie sconosciute, rivelate ai più solo quando assurgono agli “onori” della cronaca specie “nera”. Dovremmo tutti riprendere il vecchio, antico vizietto di scrutare il buco della serratura di una porta sul pianerottolo di casa, scopriremmo così se il nostro vicino, che ogni giorno esce di casa con aria da snob, con il colletto bianco inamidato e giacca e cravatta ha appena finito di picchiare moglie e figli.
A noi del gruppo Albatros il Filo non resta che ringraziare ancora una volta l’autrice Cetty Greco De Luca per averci dedicato del tempo e aver risposto alle nostre domande. A lei va un grandissimo in bocca al lupo per il suo libro Noi come gli Dei e per il futuro.
A te caro lettore, buona lettura, ci sentiamo presto.
La vostra redattrice.