
Un connubio interessante tra serio e faceto, una narrazione profondamente realistica della società odierna e di quella passata, una raccolta di ricordi, eventi e situazioni cruciali per l’autore, accomunati da uno stile variegato e sempre permeato da una sottile ironia che rende tutto brioso, gioviale e di piacevole lettura. Lo fa quando ci parla delle figure importanti della sua infanzia: il padre, la madre, il nonno ma anche quando racconta la sua amata Roma, i suoi amori, il suo lavoro, regalando al lettore quella leggerezza di cui pochi sanno permeare le loro opere.
Adriano Beni nasce a Roma, città che ama, nel 1940. Medico oncologo, nel 1979 crea un efficiente Servizio di Oncologia in un Ospedale romano, che ne era privo. Ne sarà il responsabile fino al pensionamento, nel 2006. Ha scritto questa sola opera non di argomento scientifico.
Oggi parliamo del libro Ma, a voi, che ve ne frega? Di Adriano Beni pubblicato con la nostra casa editrice gruppo Albatros Il Filo.
Noi del gruppo Albatros il Filo abbiamo avuto il piacere di intervistare il simpaticissimo Adriano Beni, per conoscerlo meglio e scoprire qualcosa in più sul suo libro Ma, a voi, che ve ne frega?
Riportiamo di seguito l’intervista all’autore. Buona lettura!
- Perché ha scelto questo titolo per il suo libro?
Non a scopo scaramantico ma come sfida all’improbabile lettore di immergersi negli avvenimenti, nei personaggi, nella vita di uno sconosciuto. L’inflessione romanesca è particolarmente allusiva alla tendenza o meno di “farti gli affari tuoi”. E d’altra parte non è sfuggito l’aspetto di poter attirare l’attenzione del potenziale lettore con la sua (del titolo) singolarità. Poiché mi si chiede, devo dire con una certa indiscrezione, il motivo per il quale avrei scelto il titolo in questione, la mia risposta è: MA A VOI CHE VE NE FREGA? Finita la parte divertente (secondo me) della risposta mi toccherebbe (italiano così così) dirvi davvero il perché della scelta in questione: mi dispiace, ma non lo so.
- C’è un momento in particolare che l’ha portata alla stesura del suo libro?
Accade nelle età avanzate (e la mia lo è: 80 anni), accade, dicevo, volersi rivolgere indietro e cercare di rivedere persone, avvenimenti e situazioni in un’ottica completamente diversa da quella in cui la si era vissuta. In questa sorta di puzzle io mi sono immerso scoprendo di avere provato sentimenti sconosciuti rispetto ad altri, oggi, completamente diversi. L’eventuale riconoscimento di un momento preciso (l’ispirazione!) mi risulta impossibile poiché l’impulso a scrivere questo libro è venuto da una fase della vita e non da un momento della vita. Se fossi obbligato ad ampliare oltre il concetto (notizia?) ora espresso, direi che particolarmente prezioso nella rivisitazione del passato è il momento dolce e amaro dell’insonnia. È allora che i ricordi più cari o più amari vengono a porsi con chiarezza cara o amara e consentono l’aggiunta di una tessera al puzzle in corso di facimento nella nostra vita languente.
- Cosa le piacerebbe dire ai suoi lettori?
Credo che ai miei improbabili lettori sarei io a chiedere perché abbiano deciso di leggere questo libro. E ritengo che le cause ipotizzabili potrebbero essere 1. La lusinga della copertina (e questo amo pensarlo essendo tale copertina opera di una mia figlia); 2. La curiosità indotta dal singolare titolo come più sopra ricordato; 3. Dalla disperazione, per non avere sottomano qualcosa di meno decente da leggere. Fatta questa disamina potremmo riconoscere quali motivi di problematico interesse per l’opera in questione, l’amore per tre città manifestato con passione dall’autore nei confronti di Roma, Venezia, Parigi. È soprattutto per Roma che l’autore (romano di quinta generazione) manifesta il suo amore sconfinato, proponendo al lettore scorci e visioni della città più o meno insoliti quando non addirittura ignoti (es. lago Ex-Snia). Ma per concludere ai miei sciagurati eventuali lettori vorrei rivolgere la raccomandazione di rileggervi entro questa estate la: “Recherche” di Proust, “Il Rosso e il nero” di Stendhal, “La gita al faro” di Woolf.
- Cosa le ha insegnato questo libro?
Questo libro mi ha insegnato innanzitutto l’importanza di rivolgersi ad un interlocutore (e il lettore lo è) con assoluta sincerità; ciò vale ovviamente negli scritti a carattere autobiografico, storico e scientifico. Per quanto concerne gli scritti a carattere autobiografico, cui questo scritto pretende di appartenere, è a mio avviso necessario mantenere un rigoroso rispetto per la presentazione di persone, luoghi e avvenimenti, perché solo la sincerità e l’onestà dello scritto potranno efficacemente riprodurre la disonestà e l’insincerità della vita. Il libro è sincero soprattutto laddove si riferisce a rapporti dell’autore con creature di sesso femminile, non vantando mai rapporti non avuti e non negando mai (sia pure in modo rispettoso) rapporti avuti. Non mi è stato difficile, tanto meno l’essere sincero nel parlare di Roma. È una città che amo nei suoi pregi (tanti) e nei suoi difetti (tanti) ma stupenda ed amabile e fascinosa come una donna stupenda e amabile e fascinosa. Ricapitolando ciò che ritengo fondamentale innanzitutto è il rispetto in un libro della verità oltre che ovviamente della grammatica, oggi per altro e purtroppo in grave decadenza. Per ciò vedasi l’eloquio corrente nelle televisioni nazionali.
- Com’è stata la sua esperienza editoriale?
Non riuscendo a capire con sufficiente certezza l’intendimento della domanda mi limiterò a fare una sorta di cronistoria degli avvenimenti succedutesi dall’inizio della scrittura del libro fino ad oggi. La scrittura è avvenuta nella mia casa, ad opera di una gentilissima collaboratrice a nome Sabrina Monaco. Il lavoro si è svolto in due tempi: il primo nel 2019, il secondo nel 2020. Ciò trova ragione nel fatto, già citato all’inizio del libro, nel soffrire l’autore di disturbo bipolare; alternandosi a fasi depressive più o meno gravi episodi ipomaniacali o quanto meno di “buon umore” o “up”, è stato proprio in due di tali fasi succedutesi negli anni detti che il libro ha ricevuto la prima stesura. In seguito è iniziata la fase di rapporto con la casa editrice, e tutto ciò che tale rapporto comportava. Di ciò si è interessata totalmente e con mio grande sollievo e stima la suddetta Sabrina Monaco.
A noi del gruppo Albatros il Filo non resta che ringraziare ancora una volta Adriano Beni per averci dedicato del tempo e aver risposto alle nostre domande. A lui va un grandissimo in bocca al lupo per il suo Ma, a voi, che ve ne frega? E per il futuro.
A te caro lettore, buona lettura, compra il libro e perditi tra le pagine …del resto, che te ne frega del contenuto? (si scherza ovviamente, una storia che vale la pena di essere letta anche solo per l’ambientazione, la città Eterna) Quindi buona lettura, ci sentiamo presto.
La vostra redattrice.