
Quindici racconti si susseguono attraversando tempi e luoghi diversi ogni volta. Quindici storie di rinascita, di coraggiosa libertà che sfida le convenzioni, di vita che torna a riprendersi il suo posto o ti regala sorprese inaspettate, di emozioni che non si lasciano dimenticare, ma anche di crimini, di guerra e tradimenti. L’autrice ci porta con sé ad osservare questi lampi di sincera umanità. Le illustrazioni delicate e naif completano ed arricchiscono l’opera, illuminandola di verità.
Oggi parliamo di Stelle cadenti, un libro di Dalila Croce pubblicato con la nostra casa editrice Gruppo Albatros Il Filo.
Non del Gruppo Albatros Il Filo potevamo farci sfuggire l’occasione di intervistare Dalila Croce per scoprire qualcosa in più sui suoi racconti contenuti in Stelle cadenti e sulla sua passione per la scrittura.
Riportiamo di seguito l’intervista all’autrice.
- Quando è nata la sua passione per la scrittura?
È nata quando ero bambina. Ho sempre amato le fiabe e con il tempo ho iniziato a capire che quelle fiabe avevano fatto sorgere in me la voglia di creare altri nuovi mondi da riempire con tutte le ispirazioni che mi venivano dai libri illustrati e dai cartoni animati, specialmente Classici Disney, film di Barbie e così via. Mi è anche capitato di realizzare dei veri e propri libretti cartacei tenuti insieme con i fili di lana per raccogliere le mie storie. Ho perso la passione negli anni seguenti, ma l’ho ritrovata verso i 13 o 14 anni. Non avevo amici all’epoca e spesso passavo il tempo a casa da sola a guardare film e a leggere. In quella fase la scrittura è stata letteralmente un salvavita perché quei personaggi che stavo creando erano diventati davvero come degli amici. A tratti erano anche degli specchi di me stessa, quindi anche a livello personale scriverne mi è servito per lavorare su me stessa e sulle mie insicurezze.
- Ha pubblicato altre opere precedentemente?
No. Ho scritto tanto, questo sì. Scrissi un romanzo ambientato nell’Italia degli anni Cinquanta dall’ispirazione che mi aveva dato il film Matrimonio all’Italiana, una quadrilogia di gialli nello stile di Agatha Christie e un romanzo di formazione ambientato nella Londra della Belle Époque. Posso dire tranquillamente che sia il primo che i secondi, per quanto siano stati scritti con il massimo della serietà e intenzione di realizzare un bel risultato, sono da considerare più che altro dei laboratori di scrittura. Senza le sperimentazioni che feci in quel periodo non sarei arrivata da nessuna parte. Se ne avrò la voglia, mi piacerebbe rimetterci mano e rielaborare il mio primo romanzo secondo il mio stile più adulto e correggere determinate situazioni della vicenda che sanno decisamente di adolescenziale. Anche i gialli contengono degli spunti che non vorrei abbandonare definitivamente. I quattro casi che ho trattato nei rispettivi romanzi sono abbastanza banali, ma coesistono con una forte trama orizzontale che approfondisce il carattere dei personaggi principali e descrive l’evolversi dei loro rapporti.
- C’ è un momento in particolare che l’ha portata alla stesura del suo libro?
Una serie di momenti: sono quindici racconti nati da diversi tipi di stimoli. La maggioranza delle volte per scrivere ho bisogno che l’ispirazione nasca con un’idea precisa di personaggio. Spessissimo mi capita di individuare come elemento di partenza un personaggio e che poi sia da lui o da lei che scaturisca la storia. I primi che scrissi nacquero dalla scoperta di un sito d’arte che raccoglieva un numero incalcolabile di opere pittoriche. Ho iniziato a vedere quelle immagini come se fossero i fotogrammi di un film e a inventare quelli che potevano essere i precedenti e i successivi. Era l’ultimo anno del liceo quando li scrissi (o li abbozzai) e non avevo tempo ed energie per scrivere qualcosa di molto corposo, visto che ho sempre messo la scuola al primo posto. L’estate prima della pubblicazione ho ampliato alcune di quelle bozze e ho preso un po’ di racconti che mi capitava di sentire e di rielaborarli nel mio stile. Gli esempi perfetti sono i racconti di mio nonno sulla guerra o sul lavoro in fonderia e il racconto di un amico che ha fatto il militare nei paracadutisti. Alcuni soggetti mi sono semplicemente balenati alla mente e hanno preso più senso solo quando ho iniziato a scriverli. Ce ne sono un paio che erano stati concepiti nei miei appunti per essere dei romanzi, ma poi ho preferito ridimensionarli a qualcosa di più contenuto e che mi permettesse di mantenere tutta la freschezza della prima ispirazione.
- Qual è il suo pubblico ideale? A chi pensa quando scrive?
Le persone a cui pensavo quando scrivevo questi brani non erano tanto i destinatari, quanto piuttosto gli ispiratori. Non ho un pubblico ideale, almeno non in termini di età o genere. I racconti che ho scritto sono ambientati in atmosfere molto diverse, praticamente dalla Parigi del Cinquecento a una località italiana di vacanza dei giorni nostri. Ogni atmosfera esigeva un suo stile e ognuna di esse può piacere e non piacere indipendentemente dalle altre. In generale il mio “lettore modello” è molto curioso, è qualcuno a cui piace viaggiare nel tempo e nello spazio e che conserva un sano e genuino amore per le storie e per lo straordinario potere che hanno di farci vivere nuove vite che arricchiscono anche la nostra. Poi non si può trascurare che le storie abbiano spesso bisogno del momento giusto per dare il loro massimo, perciò mi piacerebbe che il lettore fosse anche qualcuno che presti attenzione e che non consideri quanto ho scritto solo un passatempo, ma appunto una piccola possibilità di arricchimento.
- Cosa si aspetta dall’incontro con il lettore?
Nulla più che la sincerità e il confronto. Nella mia mente ogni racconto è congiunto a una serie di immagini e a molti sono legati anche dei brani musicali. Mi piacerebbe davvero discutere con qualche lettore circa quello che si è immaginato mentre leggeva il mio libro. Le premesse di questi racconti stanno proprio nella libertà di immaginazione, quindi, posto che gli scrittori abbiano l’autorità di farlo, non potrei dire che esistano giusto e sbagliato. Le mie descrizioni devono essere considerate una guida, i dettagli che ho inserito ci sono per una ragione e comunque non sono molti, quindi mi piacerebbe sapere cosa gli sia venuto in mente, sia dal punto di vista di ambienti, personaggi, e così via, ma anche di qualche ricordo che magari ho fatto riaffiorare. Se poi scoprisse un’affinità tra un brano musicale e un racconto sarei curiosissima di ascoltarlo. Ognuno ha una sua sensibilità e mi farebbe davvero un immenso piacere conoscere quella del lettore attraverso i miei racconti e le suggestioni che questi hanno fatto scaturire. Se invece come incontro devo intendere soltanto quello con i racconti mi piacerebbe un lettore che si appassioni velocemente e intensamente. Quindi immaginazione e passione. Qualcuno dei miei lettori mi ha già detto che determinati racconti gli hanno suscitato emozioni forti e che tempo dopo, solo parlandone, queste tornano. Per me è un sogno realizzato.
Noi del gruppo Albatros il Filo non possiamo che ringraziare ancora una volta Dalila Croce per averci dedicato del tempo e aver risposto alle nostre domande, a lei va un grandissimo in bocca al lupo per Stelle cadenti e per il futuro, siamo contenti di aver contribuito alla realizzazione del suo sogno, la pubblicazione del suo libro.
A te caro lettore, buon viaggio e buona lettura, lasciati emozionare dalle parole, dai racconti. Noi ci sentiamo presto.
La vostra redattrice.