Poesie – Giovanni Tali-Contini

«Le poesie contenute in questa silloge affrontano diversi temi ma si concentrano soprattutto su tematiche attuali e sociali che ruotano intorno alla decadenza dei costumi sociali, all’incapacità di prestare attenzione a quanto tutto stia percorrendo una discesa pericolosa, dimenticando quanto invece il bene comune sia compito quotidiano di tutti. A tutto questo, l’autore associa componimenti più emotivi, più personali, in cui sembra aprirsi a pensieri ed emozioni vibranti come ricordi ma luminosi come un futuro tutto da divenire.»

Oggi parliamo di Poesie una raccolta di Giovanni Tali-Contini pubblicata con la nostra casa editrici Gruppo Albatros Il Filo.

A noi del Gruppo Albatros Il Filo piace molto scoprire cosa si nasconde dietro i versi delle poesie, da dove arriva l’ispirazione del poeta, per questa abbiamo avuto il piacere di intervistare Giovanni Tali- Contini per scoprire qualcosa in più sulla sua raccolta Poesie.

  • Quando ebbe inizio la sua esperienza come scrittore? Nacque dalla volontà di condividere qualcosa o è una passione che ha da sempre?

È un criterio innato quello di riuscire in quale modo e misura ad inculcare nel comportamento delle persone il senso della giustizia e del rispetto sereno delle regole. Gli esempi sono molto efficaci, ma difficilmente riescono a raggiungere e far intendere correttamente alle masse quale sia l’importanza sociale ed economica della morigerazione quando il vento della superficialità (se non quello, dell’avidità) spinge prevaricamente dalla parte opposta del buonsenso. È una sofferenza indicibile non riuscire a farsi capire quando l’umano si vanta di essere spavaldamente superiore alla bestia, scontato che la bestia agisce per istinto di sopravvivenza e non medita e non rimugina, e non odia e non trama. Ecco perché sorge imponderabile la necessità ragionata di scrivere. Nascere per nascere, va bene per la vegetazione; l’uomo nasce per credere in sé stesso e nella società che lo circonda, ma intanto deve produrre rispetto e giustizia che apparentemente vengono intesi come sentimenti trascurabili, mentre sono al primo posto assoluto dell’umana convivenza, troppo spesso ignorati si, e tuttavia inderogabili e perpetui. L’equilibrio non è un’opinione, è un’aspettativa e un dovere essenzialmente morale e non si può vendere, né prestare, né regalare, ma certamente trasferire.

  • Dove ha trovato l’idea per questi componimenti e cosa le hanno insegnato?

Scrivere è una necessità impellente che comporta un appagamento interiore difficilmente sostituibile in quanto non conosce rivali né sediziose tentazioni di evasione. L’antagonismo è il contesto dell’esistenza che non perdona leggerezze nell’evoluzione della vita. La volontà abbatte ogni resistenza, e lo scrivere, liberandosi dalla miseria dei neghittosi supera sistematicamente la debolezza del diabolico convincimento che manchevolmente trascura la realtà della pacifica convivenza. L’”io” non ha mai ragione; è un muro molesto e torbido da abbattere con ogni mezzo; gli occhi non si devono far intimidire dalla polvere. Sperare è consigliabile; imporre è la bestemmia umana dei secoli che bisogna tenacemente correggere. L’idea è una goccia perenne di resistenza che tenta di farsi ruscello e torrente per apportare acque limpide nel mare tumultuoso delle inquietudini vertiginose dell’esistenza inverosimilmente concettuale, involuta. Ho trovato e continuo ad alimentare l’idea fotografando la vita; e cosa questo mi ha insegnato? A stare lontano dalla meschinità.

  • Cosa le piacerebbe dire ai suoi lettori?

Per i miei lettori aprirei un altro cielo, un’altra volta celeste perché potessero entrare più agevolmente nel mio umile tentativo di condurli in quell’ambito evolutivo sociale che non conosce l’invidia, la maldicenza, la vigliaccheria, l’omertà, l’indifferenza. Per questo li renderei tutti provvisti di potenti, acuti occhi da rapace per scrutare in profondità la negazione che inconsapevolmente appaga la curiosità di avanzare tenendo lontano dalla pacifica, retta convivenza, onde ricredersi di eventuali pretese di futile ingerenza che avrebbe le porte spalancate per tutti se ognuno riuscisse a scorgere l’immensa apertura degli individui che la costituiscono coscientemente nel sereno convincimento della vivenza. Ho letto centinai di libri e mai per passare il tempo, ma solo avidamente per imparare, scoprendo che si apprendono considerevoli principi essenziali di vita pratica anche leggendo libri di apparente noncurante botanica. Questo vorrei suggerire ai miei lettori, qualora riuscissi, con la mia scrittura, a dire qualcosa di sensato, lume che mi condurrebbe orgogliosamente al disopra di ogni mia aspettativa.

  • Cosa ha provato nel vedere la sua raccolta pubblicata?

Il paradiso, talvolta, non è solo un’invenzione ecclesiastica per tenere a bada le coscienze, ma sovente apre spiragli concettuali di vita pratica come il calore del sole, la benedizione della pioggia e l’amicizia, che esistono, ci sono, ci toccano, ci investono, ci accarezzano, ci esaltano nell’infinitezza delle possibili aspirazioni. Questo ho provato nel vedere la pubblicazione del mio libro che la Mater ALBATROS ha portato in modo eccellente alla luce del mondo senza chiedere nulla, come un tocco magico di benevolenza verso tutti i miei lettori ancor che verso di me. Quello che conta è esserci, e per esserci non basta valere, ci vuole assolutamente quel determinato fulmine di Giove che superando le meschinità del potere aggressivo di certi cupidi editori, spazza via le nubi tempestose dell’affare economico in virtù della sapiente conciliazione del sapere e della diffusione della conoscenza. Merito, quindi, di valenza incontaminata della nostra benamata Albatros, alla quale riconosco tutto il merito della divulgazione della mia modestissima voce.

  • Ha già avuto modo di presentare la sua raccolta al pubblico?

Dio me ne guardi dalle cerimonie dove essenzialmente trionfa la formale apparenza a discapito della fattiva concretezza. Il tempo è realtà, la scena non mi solletica, anzi mi suggerisce misericordia per chi la pratica o la supporta. La festa sì, mi rallegra e mi commuove. Preferisco avvicinarmi al popolo in modo più diretto, senza preamboli, spassionatamente, come facevano i nostri nonni riscuotendo il massimo credito e la più sincera e duratura benevolenza. Il tempo, dicevo, ha grandi ali possenti e non conosce soste blaterative. La vita mi insegna che ha più effetti positivi e duraturi un dialogo fortuito con un anonimo individuo, di quanto ne possa avere un incontro formale di aggregazione guidata. No, non ho mai avuto modo di presentare la mia silloge convenzionalmente al pubblico. La salute del futuro non dipende dall’impeto aggressivo comunque di arrivare, ma di arrivarci molto serenamente senza forzature di sorta, così come il sole che scioglie la brina. La fretta innata dell’essere umano non giova alla buona riuscita dell’intento evolutivo che si prefigge. La pacatezza non è una luce che tutti percepiscono.

Noi del gruppo Albatros Il Filo non possiamo fare altro che ringraziare ancora Giovanni Tali Contini per aver risposto alle nostre domande e per averci dato la possibilità di leggere le sue poesie, a lui va un grande in bocca al lupo per la sua raccolta Poesie e per il futuro.

A te lettore, buon viaggio tra questi versi, le poesie non necessitano di grandi spiegazioni, trova il tuo messaggio tra questi versi e fanne tesoro.

Buona lettura, ci sentiamo presto.

La vostra redattrice.

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