
“Mi chiamo Giovanna, per gli amici Vanna, ho trentadue anni, forse ne dimostro un po’ meno. Sono venuta in vacanza a New York cinque anni fa, mi sono innamorata e non me ne sono più andata. Io e Mike ci siamo incontrati una notte all’uscita di un locale tra la seconda e la settima strada, è stato amore a prima vista. Dopo due mesi e mezzo eravamo sposati. Adesso non sono più innamorata e tanto meno sposata. Non riesco però a fare a meno della frenesia quotidiana che mi rende talvolta isterica ma che mi fa detestare la quiete di altri posti. Non riesco a fare a meno dell’energia che emanano le persone che escono a centinaia dalla metropolitana alle otto del mattino”.
Oggi parliamo del libro Buttati che è morbido, di Alessandra Tava pubblicato con la nostra casa editrice Gruppo Albatros Il Filo.
Noi del Gruppo Albatros Il Filo abbiamo avuto il piacere di fare qualche domanda all’autrice Alessandra Tava per conoscerla meglio e scoprire qualcosa in più sul suo libro e sulla sua vita, è sempre bello conoscere meglio i nostri autori e scoprire cosa li spinge a scrivere le loro storie e pubblicarle.
- Lei è così giovane e ha già vissuto in tre città stupende, cosa l’ha riportata in Italia?
Quando mi sono trasferita all’estero non sapevo bene dove avrei voluto vivere nel futuro. Mi sarei tranquillamente immaginata fuori dall’Italia. Successivamente, nonostante i mesi all’estero fossero stati stupendi, sono giunta alla conclusione che nel futuro avrei voluto vivere qui. Continuo ad avere il perenne desiderio di viaggiare, ma ad oggi la mia stabilità di domani, la vedo in Italia. Mi erano mancati gli amici e la mia famiglia ma in realtà la cosa che mi ha riportata in Italia è stata la pallacanestro. Sono tornata perché mi mancava giocare e avevo ancora dei conti in sospeso con la palla a spicchi. Ero partita perché mi erano venuti a mancare quegli stimoli e quell’entusiasmo che erano sempre stati la mia benzina quotidiana. Dopo mesi lontana dalla vita di atleta professionista mi era tornata la voglia di rimettermi in gioco e così ho fatto. Senza il desiderio di ricominciare a giocare probabilmente sarei tornata in Italia con molta più calma.
- Perché ha scelto proprio la grande mela per fare da sfondo al suo romanzo?
Non sono io che ho scelto lo sfondo al mio romanzo, è stata NY a scegliere me. Inizialmente mi sarei dovuta trasferire in California, poi per varie vicissitudini sono finita a NY. Quando sono partita per la grande mela non avevo alcuna intenzione di scrivere un libro. Io scrivevo da sempre per me, per non dimenticare quello che mi stava succedendo. Forse nel mio subconscio c’era sempre stato il desiderio di dare una forma più concreta alle pagine dei miei quaderni ma non lo sapevo ancora. A un certo punto però NY mi ha coinvolto talmente tanto che le pagine che scrivevo erano sempre di più, con sempre più dettagli. È stata NY insieme alle persone che ho conosciuto lì a darmi tutti gli spunti necessari per scrivere un libro. Ed è stato totalmente automatico ambientare il mio romanzo lì, dove tutto era nato. Credo che NY stessa sia la quinta protagonista di Buttati che è morbido.
- C’è un momento particolare della sua vita che l’ha portata alla stesura del suo libro?
Come dicevo nella risposta precedente il libro l’ho vissuto e scritto a NY, nel senso che il materiale per poter scrivere il romanzo l’ho raccolto vivendo in prima persona in quella città. Il momento però in cui ho iniziato a scrivere proprio il libro è stato successivo. Solo una volta tornata in Italia, rileggendo le pagine dei miei mesi newyorkesi, mi sono resa davvero conto che ci poteva essere il materiale per un romanzo. Quindi non c’è stato un momento particolare della mia vita, c’è stata forse solo un po’ di nostalgia della mia vita là che ha fatto sì che riprendessi in mano i miei quaderni, che li rileggessi con attenzione e che pensassi di poter scrivere il libro. Mi ricordo perfettamente il momento in cui ho iniziato a scrivere “Buttati che è morbido“. Stavo per andare a dormire e invece che mettermi a leggere un libro ho preso in mano i quaderni di NY. Quella sera stessa ho iniziato a scrivere la storia di Ginevra, una delle protagoniste.
- C’è qualche personaggio nel suo libro che le somiglia nel suo modo di pensare, di agire ecc?
“Buttati che è morbido” ha quattro protagonisti ai quali ho cercato di dare la stessa importanza. Ognuno a modo suo è stato fondamentale per la stesura e fondamentale per l’evolversi della storia. Ginevra, Vanna, Richard e Leon sono nomi immaginari e le loro storie sono un po’ romanzate ma in realtà sono tutte persone che ho avuto il piacere di conoscere a NY e che in qualche modo mi hanno ispirata. Io non sono quindi nessuno di loro ma mentirei se dicessi che non c’è un po’ di Alessandra in ogni personaggio. Non sono nessuno dei personaggi ma in realtà sono un po’ in tutti. I miei amici più stretti e la mia famiglia, leggendo il libro, mi hanno saputo riconoscere tra le righe. Se ci penso bene forse i personaggi in cui si possono trovare più sfumature di me sono Ginevra e Richard ma ci sono parti di me anche in Vanna e Leon.
- Perché ha scelto questo titolo per il suo libro?
Il titolo è l’ultima cosa che è arrivata. Non avevo idea di come intitolare il mio libro. “Buttati che è morbido” era una frase che mi diceva sempre il mio migliore amico (e me lo dice tutt’ora). Quando ero indecisa su qualcosa da fare o avevo alcuni dubbi su determinate decisioni da prendere, lui mi esortava sempre a provare a osare. “Dai Ale, buttati che è morbido”. Era diventato il nostro tormentone. E alla fine, in una giornata in cui stavo lavorando su tutt’altro, mi ricordo benissimo che, come un fulmine a ciel sereno, mi è piombata in testa l’idea di chiamare proprio così il libro che era quasi finito. Da quel momento non ho più cambiato idea. Mi sono convinta da subito e anche oggi il titolo continua a piacermi molto. Credo che rappresenti a pieno le storie che ho raccontato nel libro e anche, in parte, la mia filosofia di vita.
Buttati che morbido è romanzo da leggere, da scoprire, è una storia di vita quotidiana e forse anche il lettore potrebbe ritrovarsi tra le pagine di questo libro, conoscendo uno ad uno i vari protagonisti e entrando in contatto con le loro storie.
Noi del Gruppo Albatros Il Filo ringraziamo ancora una volta Alessandra Tava per averci dato la possibilità di accompagnarla durante questo percorso editoriale, a lei auguriamo un grande in bocca al lupo per il suo libro e per il futuro!
A te lettore buona lettura, buttati…che è morbido.
La vostra redattrice