Il mostro è fra noi – Luciana Pietraccini

“Mamma!”.
Si rifugia tra le sue braccia calde e sicure, dove si quietano tutte le paure.

“Lo hai visto ancora?” chiede la mamma.

“Sì, voleva mangiarmi, ho avuto tanta, tanta paura”.

Milano, anni ’90. Alessia ha sei anni, un’infanzia felice vissuta all’ombra di una famiglia amorevole, coccolata dai genitori e dai fratelli più grandi. È una bambina come tante che ama disegnare e giocare a nascondino con le amiche, ma alle volte le succede, proprio nei momenti di maggiore spensieratezza, mentre dondola felice sull’altalena o attende di correre verso la “tana”, di vedere una creatura maligna che la terrorizza, gettandola in uno stato di prostrazione profonda.  Alessia sa che non è frutto della sua fantasia, eppure nessuno è in grado di vedere quel mostro che inizia così a popolare i suoi quaderni e le sue notti, lanciando un inquietante allarme. Sarà Paola, sua madre, a cogliere dapprima il sottile disagio della bambina, poi quel grido sommesso che si fa sempre più forte, una richiesta di aiuto impellente destinata a rivelare una verità spaventosa. Un romanzo che affronta tematiche delicate e attualissime e che guarda indietro nel tempo con rabbia, a quando certi delitti restavano (e restano) impuniti, segnando per sempre la vita di creature innocenti

Alessia è la piccola protagonista di Il mostro è fra noi un libro di Luciana Pietraccini pubblicato con la nostra casa editrice Gruppo Albatros Il Filo.

Noi del Gruppo Albatros Il Filo abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere virtuali con Luciana Pietraccini per scoprire qualcosa in più sul suo libro Il mostro è fra noi e sulla sua passione per la scrittura.

  • C’è un momento in particolare che l’ha portata alla stesura del suo libro?

L’idea è maturata lentamente dopo le confidenze raccolte da persone varie che mi confidavano quanto dolore e tormento aveva recato nella loro famiglia “l’incontro” e la scoperta di un pedofilo di cui non sospettavano minimamente. Non sospettavano perché apparteneva alla cerchia di amici intimi, normali frequentatori della loro casa se non addirittura parenti vicinissimi. Quindi, con il mio racconto, mi sono proposta di sensibilizzare i lettori su questo punto, denunciare come può essere facile avere vicino persone pericolose di cui non abbiamo sospetto. Ho cercato di far capire come è importante valutare gli atteggiamenti dei bambini, di capirne i segnali, perché quando qualcosa non va i piccoli con il loro comportamento ci danno dei segnali, è il loro modo immaturo di chiedere aiuto a noi, i grandi, quelli che li aiutano e li proteggono. Loro ci vedono così, quindi si capisce quale tormento possano generare in loro quegli adulti che fanno invece loro del male senza che quasi loro, piccoli e indifesi, se ne rendano conto.

  • Ha delle abitudini particolari durante la scrittura?

Prima di tutto devo “costruire” nella mia mente lo “scheletro” del racconto e una volta che mi è chiaro posso cominciare la stesura che viene però spesso ripresa e rivista più volte. Indispensabile intorno a me il silenzio. Quindi nessuno intorno a me, neppure il telefono. Il posto ideale è restare da sola nel “mio buen ritiro” al lago, con il silenzio dei boschi intorno.  Altra abitudine che a me serve molto è, ogni tanto, sospendere la scrittura e dopo qualche giorno rileggere da capo quanto scritto, in modo da controllare la scorrevolezza del racconto ed “entrare” nei personaggi. Devo provare io, prima dei miei lettori, le emozioni dei personaggi, gioire con loro e piangere con loro.

  • Come ha scoperto la sua passione per la scrittura? Come l’ha coltivata?

Ho amato scrivere da sempre, fin dai tempi del liceo. Quando era il momento del “tema in classe” ero ben contenta di cimentarmi con foglio e penna, non amavo molto i temi storici, preferivo quelli di fantasia, dove potevo inventare o modificare i personaggi. Ovviamente il liceo classico mi ha aiutato molto a scrivere, poi il lavoro di giornalista mi ha ulteriormente perfezionato, insegnandomi a essere più sintetica e a rendere i miei scritti più d’impatto, coinvolgenti e vicini al lettore.

  • Ci racconti l’emozione del suo primo libro pubblicato

In effetti, quando ho inviato il mio primo manoscritto, in cui avevo messo tanto impegno, ero emozionatissima e attendevo con ansia la risposta dell’editore per sapere se veniva  pubblicato o rifiutato. Non dimenticherò mai quella telefonata. L’editor non solo mi diceva che sarebbe stato pubblicato, ma in più, e con mia grande meraviglia, mi parlava dei miei personaggi comprendendoli perfettamente, tutto quello che volevo dire lo aveva capito, i meccanismi psicologici, le emozioni, la rabbia…Ero emozionata e sì, anche felice.

  • Qual è il suo pubblico ideale? A chi pensa quando scrive?

Non ho un pubblico ideale, quando scrivo io scrivo per chi legge, mi immedesimo in loro, voglio che non si annoino, che leggano con piacere anche argomenti un po’ crudi, senza stimolare reazioni negative. Non voglio fare sfoggio inutile di cultura, i miei, e lo dico con orgoglio, sono e vogliono essere romanzi popolari, quei romanzi dove la gente si identifica facilmente, perché le mie storie sono le loro storie, sono quelle della vita di tutti i giorni, sono le gioie e i dolori che tutti possono provare e provano. Del resto nella storia della letteratura il romanzo popolare ha un suo spazio ben definito.Sotto sotto però, dalle mie storie voglio che emerga una forma di “denuncia”, che si evidenzi quindi un risvolto sociale. Dall’ educazione materna di un certo tipo che porta a disastri nella personalità del figlio che cresce, alla descrizione del maltrattamento psicologico sulle donne, ai falsi miti che molti uomini costruiscono su sé stessi, alla piaga della pedofilia di cui poco si parla, anzi troppo poco. La mia soddisfazione più grande è quando mi dicono, e succede spesso: “Ho letto il tuo libro in due giorni. Mi ha preso dalla prima all’ultima pagina”.

Noi di Gruppo Albatros Il Filo ringraziamo ancora Luciana Pietraccini per averci dedicato del tempo rispondendo alle nostre domande e averci dato la possibilità di conoscerla ancora meglio. A lei va un grande in bocca al lupo per il suo libro Il mostro è fra noi e per il suo futuro!

A te lettore, questa volta mi sento solamente di dirti buona lettura, prenditi del tempo, inizia questa storia, qualsiasi altra parola sarebbe riduttiva da parte mia!

Quindi buona lettura, ci sentiamo presto!

La vostra redattrice.

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