GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: Il sipario di velluto rosso – Ferdinando Ianniello

Benvenuti sul blog del Gruppo Albatros! Oggi abbiamo il piacere di ospitare Ferdinando Ianniello, autore del romanzo “Il sipario di velluto rosso”. Ambientato in una Venezia al contempo splendida e decadente, il libro ci introduce alla figura di Franco, un professore di filosofia frustrato ma appassionato di poesia e con l’ambizione di diventare uno scrittore di successo. La sua vita, segnata da ricordi e rimpianti, viene sconvolta dall’incontro con Mina, una giovane ex allieva che riaccende la sua esistenza e lo trascina in un vortice di eventi misteriosi e coinvolgenti. Con grande piacere, esploreremo insieme a Ferdinando Ianniello i temi, i personaggi e le ispirazioni dietro questo avvincente romanzo.

Ferdinando, come è nata l’idea di ambientare “Il sipario di velluto rosso” in una Venezia così particolare, splendida e decadente allo stesso tempo?

Sono veneziano ed Il SIPARIO DI VELLUTO ROSSO non poteva che ambientarsi a Venezia, la città che ben conosco. Essa è, a mio parere, la più bella ed affascinante città del mondo; una città languida, lontana dal frastuono delle grandi metropoli pur essendo una delle città più visitate al mondo. Ma è proprio la folla che la visita giornalmente a renderla antipatica, asfittica e decadente, soffocata da una miriade di turisti mordi e fuggi che la percorrono spesso seminando le cartacce delle colazioni consumate in fretta seduti sui gradini delle tante Chiese o inseguendo le numerose bancarelle che vendono souvenir fabbricati in Cina che non profumano nemmeno un po’ della città. Li osservi, questi benedetti turisti! Fanno lunghe file per un giro in gondola e per scattare fotografie ad un paesaggio millenario che meriterebbe uno sguardo attento piuttosto che un asettico obiettivo. Le sue pietre, perché no, anche sconnesse, i suoi campanili paurosamente inclinati, l’odore talvolta pungente dei rii stagnanti, la stessa laguna languida ed immobile sulla quale poggia la città, la magnificenza della sua storia impressa nella pietra, non sono che un volume aperto in cui poter leggere la  vita ed il carattere dei personaggi da me descritti che rendono a loro volta viva e reale una città ritenuta dai più una cartolina illustrata da inviare ai familiari spesso d’oltre oceano o una foto scattata abbracciati ad un gondoliere da custodire nell’album di famiglia.

Il personaggio di Franco è molto complesso e affascinante. Ci puoi raccontare come hai sviluppato il suo carattere e le sue vicende personali?

Si asserisce spesso che almeno uno dei personaggi descritti in un libro non sia che un ritratto dell’autore o, almeno, racconti una parte della storia personale dell’autore. Qualcosa di personale c’è nel mio libro, debbo ammetterlo, ma la mia storia non è quella di Franco che presenta forse un carattere che per alcuni aspetti mi rassomiglia ma, a non rassomigliarmi, è il suo cinismo ed in gran parte il suo vissuto. Per conoscere il carattere del personaggio occorre porsi una domanda: la storia di un uomo è quella che egli vive esteriormente od è quella più intima che ne modella l’indole, la personalità e, perché no, anche il desiderio di vivere a proprio modo la vita esteriore? Franco si comporta con cinismo? Forse. Franco è in grado di amare? Forse. Franco può ancora innamorarsi? Certo!   Si innamorerà alla maniera di Prevert: “Amano veramente coloro che tremano a dire ti amo”. E di tremare di fronte a Mina, di occasioni Franco ne avrà molte. Chi dice che amare è una prerogativa tutta circoscritta alla gioventù? Forse perché la letteratura o la cinematografia ci hanno insegnato che è lecito amare, dare libero sfogo ai propri sensi, solo se si è giovani mentre un anziano che si innamora e desidera ciò che l’amore pretende riscuote solo ribrezzo e compassione? A questo ci ha abituato la letteratura? A mettere da parte una grossa fetta di uomini catalogandoli solo per età? Non ci sto. Franco è un uomo ambizioso che tenta in ogni modo, consapevole di essere un uomo colto, di diventare un affermato scrittore senza riuscirvi. È un uomo non più giovane che ha avuto, probabilmente per colpa della sua indole, solo sfortunate avventure amorose che si sono concluse con una sonora delusione (ad iniziare dalla sua primissima avventura giovanile), il quale, nel pieno della maturità, incontra finalmente l’amore, quello vero, quello che rende cinici ed assassini, quello che ti priva del sonno. Se ciò accade nell’animo di Franco, tuttavia, è pur vero che lo costringe, suo malgrado, a raffrontarlo di continuo con un amore giovanile, ingenuo, fatto di sole tenerezze e baci donati con l’inesperienza di un fanciullo che per la prima volta sente dentro di sé il mutare improvviso del proprio stato: nell’animo e nel fisico. Franco è l’uomo maturo che si pone in continuazione quella domanda che solitamente i giovani che amano senza vergogna e alla luce del sole non si pongono mai: perché? Chiedendosi, in altre parole, ogni giorno della sua breve storia, il perché di quell’amore formulando a sé stesso quella domanda che per lui rimarrà senza risposta. Ciò non lo turberà ma sarà costretto a fare i conti dal punto di vista personale e sentimentale con un passato inconsciamente sempre presente nella sua vita. Quel passato, quello sì, che ha modellato il suo carattere e che lo ha reso tale. Può un amore sfortunato cambiare e condizionare la nostra vita? Io dico di sì.

L’incontro con Mina cambia radicalmente la vita di Franco. Come hai concepito questo personaggio femminile e quale ruolo volevi che avesse nella storia?

È vero, l’incontro di Franco con Mina avviene in maniera quasi assurda, in un locale di terza categoria, una bettola, e cambierà radicalmente la sua vita. Non si tratta di un incontro alla Dante e Beatrice ma di un incontro -scontro di due personalità nettamente diverse che assurdamente si innamoreranno l’uno dell’altra già dal loro primo momento. È l’avvalorarsi dell’attrazione che esercitano vicendevolmente due poli opposti. Lo so, ciò appare come una banalità ma Franco è proprio da questa strana attrazione per la sua ex allieva che riceverà moltissimo dalla vita: un amore vero, per esempio, quello mai provato se non durante la sua prima gioventù e vissuto all’ombra della sua inesperienza. Il personaggio di Mina è sicuramente emblematico: è giovane; eppure, si accompagna ad un uomo più maturo, è colta ma si accontenta di ciò che Franco le suggerisce senza mai ribellarsi, è spavalda e timida nello stesso momento ed è pronta a tradire, alla stregua di Franco, pur di provare finalmente un amore vero e non imposto, un affetto lontano dagli interessi della famiglia e della ricchezza. In tutta questa vicenda, sarà essa stessa ad avvalorare con Franco quella filosofia a lui tanto cara, quella dell’eterno dilemma tra l’amore e la morte tra eros e thanatos in quanto, ricorderà Franco, amore e morte sono in continua contrapposizione dialettica ed è, almeno in parte, ciò che accadrà in seguito. Accanto a Mina, Franco ritroverà la gioia di vivere e la speranza di vivere una vita nuova anche se colma di incertezze dettate dalla sua età mentre per la donna la gioia giungerà in ben altro modo e mondo. In fondo il ruolo di Mina è quello di risvegliare i sentimenti sopiti di un uomo disilluso dalla vita, un uomo occupato a combattere giornalmente contro la delusione e la depressione che lo conducono spesso fino al cinismo. Mina riuscirà a salvarlo?

IANNIELLO

Il romanzo è pieno di misteri e colpi di scena. Cosa ti ha ispirato a intrecciare una trama così ricca di suspense e sorprese?

È vero, il romanzo è colmo di misteri e sorprese, che in questa sede non posso di certo svelare, che arricchiscono le pagine di suspense. Non poteva essere altrimenti in quanto le oscure vicende, chiamiamole così, rappresentano in nocciolo, la sostanza, il movente…non posso esprimermi oltre senza svelare la trama… che a posteriori giustificheranno l’incontro dei due personaggi principali e daranno vita ad una serie di altre sorprendenti rivelazioni. Non aggiungo di più per ovvie ragioni

Infine, cosa speri che i lettori portino con sé dopo aver letto “Il sipario di velluto rosso”? Qual è il messaggio principale che vorresti trasmettere attraverso il tuo libro?

Nel Simposio, Platone ci suggerisce che l’amore nasce dalla nostra spasmodica ricerca dell’altra metà di noi stessi, di un altro o di un’altra che ci completi. Siamo, cioè, come egli asseriva, esseri tagliati in due dal divino sempre alla ricerca dell’altra metà. Francesco Alberoni rincara la dose, se così si può dire, asserendo poi che quella che si innamora è la parte più deprivata del nostro “io”, quella che infine reclama la parte mancante per potersi dire “noi”. (quest’ultima è una mia forse inopportuna aggiunta alla frase di Aberoni). “L’amor che move l’una e l’altre stelle” che Dante cita riferendosi a Dio non possiamo che farla nostra e trasportarla nel più terreno mondo amando sempre e ad ogni costo con quell’amore che smuove le montagne e prosciuga i laghi, solo se lo volessimo. Che ci resta dopo la morte se non aver amato? Non è l’amore verso le persone che abbiamo provato nella nostra vita, l’ultimo nostro pensiero? Esiste un’età per amare? Esiste la vergogna d’amare? Sono risposte che lascio ad ognuno di noi ai quali vorrei giungesse il messaggio che in fondo il mio libro vorrebbe trasmettere a chi lo leggerà: non si stanchi l’uomo di cercare la felicità nell’amore. A qualunque costo, anche della propria vita

Ringraziamo Ferdinando Ianniello per averci dedicato il suo tempo e aver condiviso con noi i retroscena di “Il sipario di velluto rosso”. Il suo racconto ci ha permesso di apprezzare ancora di più le sfumature di questa affascinante opera. Invitiamo tutti i nostri lettori a scoprire il libro e a immergersi nelle atmosfere uniche di una Venezia che non dimenticheranno facilmente. Continuate a seguirci per altre interviste e approfondimenti sul mondo della letteratura. Grazie e alla prossima!

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