GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: Le guardie del fuoco divino – Marco Meschini

Benvenuti nel nostro blog, oggi abbiamo il piacere di presentarvi un’intervista con Marco Meschini, l’autore del libro ” Le guardie del fuoco divino”. Speriamo che questa intervista vi aiuti a conoscere meglio l’autore e il suo lavoro, e vi invitiamo a lasciare i vostri commenti qui sotto.

Nei romanzi fantasy l’ambientazione è importantissima. Dove si svolge questa storia?

Fin dai tempi del Signore degli Anelli la creazione di una “terra di mezzo” è una caratteristica degli autori di fantasy. Né io ho voluto o potuto sottrarmi al topos; donde l’invenzione dei cinque regni, dell’oceano, del Mare dei Giunchi ecc. Mi sembra, tuttavia, di avere aggiunto un elemento di originalità: il mondo dell’hic et nunc nel quale si svolgono le vicende non è altro che la statificazione di una delle civiltà che si succedono nei millenni. Tale mondo appartiene a un Eone, se si vuole usare questo termine. Non a caso emergono durante la storia tracce, frammenti di documenti appartenenti a civiltà sepolte, che paradossalmente ci ricordano per certi aspetti società che per noi sono storiche.

Come sono nati i suoi personaggi?

I due protagonisti, non lo nego, almeno in origine appaiono abbastanza stereotipati: l’eroe apparentemente senza macchia e senza paura, e la maga guaritrice benefica e compassionevole. A ben guardare, però, entrambi mostrano un lato oscuro; interno, dovuto al nodo di un senso di colpa originario, che sarà sciolto solo alla fine, il cavaliere Makart; esterno, legato al rapporto drammaticamente conflittuale con la sorella, la maga Alyoshan. Ho voluto, tuttavia caricare entrambi i personaggi di una fortissima tempra morale, che li guida sempre nell’azione.

Per quanto riguarda gli altri protagonisti, mi sono riproposto di sottolineare un elemento che viene dall’amor cortese medievale, in particolare dallo Stil Novo: la nobiltà è un fatto dell’animo, non della stirpe. Così Delekta e Dalymut finiscono per innamorarsi di due “plebei”, uno dei quali addirittura un ex ladruncolo, al di fuori del circolo ristretto dell’ambiente cortigiano. Ciò non risulterà affatto semplice per loro e le costringerà a scelte del tutto inattese.

Mi è stata “rimproverata” da alcuni lettori l’astrusità dei nomi. A mia discolpa posso dire soltanto di aver voluto evitare, come capita in alcuni pur stupendi cicli fantasy, l’uso di nomi moderni come Richard o Robert.

C’è un personaggio del suo libro che vorrebbe essere nella vita reale? Perché?

Piacerebbe a me, come credo a tutti, identificarmi con i miei personaggi positivi a tutto tondo, se essi potessero esistere nella vita reale, ma nessuno è tenuto all’impossibile. Perciò, dovendo scegliere, indicherei come modelli da imitare Hiegor, il discepolo della maga, e Lubo, il ladruncolo che verrà educato dalla veggente cieca.

Perché la loro crescita, come per i tipici protagonisti dei romanzi di formazione, avviene attraverso l’impegno, il sacrificio, la rinuncia e, anche, la sconfitta, che non costituiscono elementi da cui fuggire con orrore, ma parte essenziale della vita, che vanno affrontati per uscire dal mondo ovattato di eterni Peter Pan, dalla comfort zone, come è di moda dire oggi.

Detto questo, come autore, mi sento in particolare legato ai miei personaggi femminili.

C’è un autore o un libro che l’ha influenzata o ispirata in modo particolare?

I miei autori preferiti sono indicati nella quarta di copertina. Scegliendone uno in particolare, credo di dovere molto a David Eggins, nello specifico al suo ciclo di Belgarion. A causa del grande scenario che è stato capace di costruire, per il grande afflato non solo umano, ma anche religioso, che caratterizza l’intera vicenda del Ciclo. Come mi è già capitato di sottolineare, ribadisco che, a mio avviso, nella fantasy più recente l’aspetto mistico-sacrale viene piuttosto trascurato, mentre lo ritengo un elemento essenziale del genere. Inoltre i romanzi che compongono il Ciclo costituiscono un ottimo esempio di bildunsroman, di romanzo di formazione appunto.

Una differenza tra il mio romanzo e i suoi, se è lecito paragonarmi a tanto nome, consiste nel fatto che l’andamento delle vicende da lui narrate è in genere lineare, nel mio prevale una struttura più ariostesca, se così possiamo definirla.

Qual è il target di lettori per il suo libro?

Durante una presentazione del mio libro, il relatore ha sostenuto che tutti possono leggere di fantasy, pochi possono scrivere di fantasy. Trascurando la seconda parte dell’affermazione, che rischia di cadere in una improvvida autocelebrazione dell’autore, concentriamoci sulla prima parte.

Il pubblico in generale è costituito da tutti i potenziali lettori, quanto al pubblico implicito cui potenzialmente mi rivolgo, immagino un lettore che non solo abbia il desiderio di evadere, almeno in apparenza, dalla realtà che lo circonda, ma che ricerchi i valori che la società odierna tende purtroppo a espungere: lealtà, onore, sacrificio, senso del dovere, sentimenti disinteressati ecc.

Ecco perché affermare che il fantasy è fuga dal reale risulta improprio: il genere tende a sottolineare, trasportandolo in un altrove, ciò di cui la realtà è priva e di cui, invece, avrebbe estremamente bisogno. Ed è anche il motivo per cui, avviandomi a concludere, mi sono ripromesso di evitare scene di sesso esplicite, linguaggio volgare, termini stranieri e in genere tutto ciò che va tanto di moda oggi.

È stato un piacere per noi dare la parola al nostro Marco Meschini. Speriamo, con le nostre domande, di avervi svelato alcuni dettagli interessanti sul libro “Le guardie del fuoco divino”. Non esitate a commentare, saremo curiosi di leggere le vostre considerazioni. Buona lettura e alla prossima intervista.

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