
Oggi parliamo del libro E ritrovai la mia vita di Gabriella Conti pubblicato con la nostra casa editrice gruppo Albatros il Filo.
Noi del gruppo Albatros il Filo abbiamo avuto il piacere di poter intervistare l’autrice Gabriella Conti per conoscerla meglio e scoprire qualcosa in più sul suo libro E ritrovai la mia vita…
Riportiamo di seguito l’intervista, buona lettura!
- QUANDO NACQUE LA SUA PASSIONE PER LA SCRITTURA?
Per me, fin da adolescente, scrivere è stata un’esigenza dell’anima. Qualcuno mi aveva regalato un diario, uno di quelli che si regalano alle ragazze perché vi scrivano i propri pensieri ed io, cominciando da lì, quando ne sentivo il bisogno, aprivo quelle pagine bianche. E scrivevo qualcosa che mi era accaduto nella giornata oppure pensieri, emozioni, a volte piccole poesie, ricordi, scrivevo di conquiste e di sconfitte. Se ero triste o mi sentivo sola, scrivere mi aiutava, dopo stavo meglio. Penso che scrivere abbia avuto per me anche una funzione terapeutica, mi aiutava a scendere dentro di me e affidare a quelle pagine bianche qualcosa di me che ancora non conoscevo, ma che così trovava modo di esprimersi. Mi piaceva anche scrivere i temi al liceo, per me era importante riuscire a scrivere in modo chiaro, semplice e armonioso, sentivo il bisogno che, rileggendo, quanto avevo scritto filasse liscio e sembrasse quasi una musica.
- QUAL E’ L’ASPETTO POSITIVO E QUELLO NEGATIVO DI ESSERE UNO SCRITTORE?
Mi è ancora difficile pensare a me stessa come uno scrittore, perché nella mia mente uno scrittore è una persona che scrive per professione, che fa della scrittura il proprio lavoro. Io nella mia vita ho fatto altro, il mio lavoro è stato un altro. Sono una farmacista, all’inizio della mia vita lavorativa ho lavorato come collaboratore in una farmacia e poi, dopo un concorso, sono entrata al Ministero della Salute e poi all’Agenzia Italiana del Farmaco, dove a lungo sono stata anche dirigente di un ufficio. Adesso sono diventata titolare di una farmacia con una mia amica e collega e la maggior parte della mia giornata si svolge lì. Il primo nucleo del libro “E ritrovai la mia vita” è nato intorno ai 27 anni, in un momento di transizione tra la farmacia e l’ingresso al Ministero. Dopo essere stata incoraggiata da un caro amico sacerdote a farne qualcosa di più, ho proseguito nei ritagli di tempo, durante le vacanze, durante i viaggi, portandomi sempre dietro un quaderno, dove scrivevo quello che mi veniva in mente man mano. Poteva essere un pezzo di storia, o la descrizione di un paesaggio che stavo osservando e mi aveva colpito, o un’emozione che passava dentro di me. Ecco forse la risposta alla domanda è che l’aspetto positivo di essere uno scrittore è poter raccontare con le parole qualcosa che mi risuona dentro, esperienze o parti di vita mie o altrui che sono in me o sono entrate dentro di me e mi hanno colpita, emozionata, interessata, forse anche trasformata. La parte negativa? Non saprei, forse, se la si può definire negativa, ma non ne sono proprio certa, è una sensibilità che coglie a volte in modo troppo affilato le sfumature nelle relazioni, quelle incrinature nelle parole o nei toni delle persone. Questo a volte è una grande ricchezza, ma a volte provoca anche sofferenza acuta.
- COSA SI PROVA AD AVER SCRITTO UN LIBRO?
È una realizzazione che è avvenuta piano piano, nel tempo. Ho letto e riletto per anni la mia prima stesura, che è rimasta nel mio cassetto, come un sogno forse irrealizzabile, per quasi 30 anni. Nel frattempo, ogni tanto lo tiravo fuori, lo rileggevo, lo correggevo, tagliavo parti, ne aggiungevo altre, una specie di tela di Penelope che mi ha accompagnato nella vita. Mi portavo un po’ di pagine da rileggere durante il tragitto in autobus e in metro per il lavoro. Poi ho cominciato a pensare a come pubblicarlo e ho colto un invito di Albatros per nuovi scrittori che ho sentito in televisione alla fine del 2019. Ho inviato la mia opera e un giorno ho ricevuto la telefonata di una gentilissima signora, che si è presentata come la mia Editor, dicendomi che aveva letto il libro e le era piaciuto molto ed è stata capace di darmi delle pennellate su quanto avevo scritto che mi hanno riempita di gioia. Ecco mi sono sentita felice per aver scritto questo libro, per vederlo pubblicato e per aver capito che suscita delle emozioni in chi lo legge. Poi mi sono anche un po’ spaventata, perché è un po’ come se disvelasse parti di me, che nella vita di tutti i giorni non emergono.
- COSA SI ASPETTA DALL’INCONTRO CON IL LETTORE?
Mi piacerebbe entrare in relazione con il lettore, poter essere tranquilla e me stessa, sentire le domande, le considerazioni che mi vengono poste, scoprire cosa ha suscitato in lei/lui la lettura del mio libro e poter parlare di tutto ciò in modo semplice, come tra amici. Mi aspetto che possano arrivare anche critiche o suggerimenti, o impressioni che mi facciano scoprire aspetti del mio scritto che non avevo considerato.
- COM’E’ STATA LA SUA ESPERIENZA EDITORIALE?
È stata molto positiva, voglio ringraziare tutta le persone della casa editrice Albatros che si sono rapportate con me per l’apprezzamento del mio scritto che mi hanno dimostrato fin dal primo contatto, dalla prima telefonata, direi, per la delicatezza con cui si sono approcciate al mio libro, la disponibilità a rispondere alle mie richieste di chiarimento, la grande pazienza anche nella fase di definizione del testo finale e della copertina. Per la definizione della grafica della copertina, infatti, sono stata a lungo incerta, accettando poi con piena convinzione la fotografia che mi era stata proposta fin dall’inizio. Grazie dal profondo del cuore a tutti
A noi del gruppo Albatros il Filo non resta che ringraziare ancora una volta Gabriella Conti per averci dedicato del tempo e aver risposto alle nostre domande. A lei va un grandissimo in bocca al lupo per il suo libro E ritrovai la mia vita e per il futuro.
A te caro lettore auguro una buona lettura, ci sentiamo presto.
La vostra redattrice