
Quando si scrive o si parla di droga non si può fare a meno di declinare il tema della sofferenza, della rabbia, della perdita di confini, della perdita di dignità. Quando si scrive o si parla di droga non si può prescindere dal contemplare la forza della condivisione e del sostegno. Sofferenza psichica e fisica. Sofferenza che assume le sembianze di un mostro che domina la vita di chi non può fare a meno di viverla in modo tossico. Sofferenza non solo di chi si droga ma anche di chi è vicino al tossicodipendente, di chi con amore cerca di giustificare, sostenere e “salvare”. Sofferenza che, spesso, dà vita ad un sentimento di rabbia. Rabbia che deriva dall’incapacità della mente del tossicodipendente di comprendere che da solo non riuscirà mai a venir fuori dal tunnel della droga. Il tossicodipendente ha bisogno di sostegno, condivisione, supporto, comprensione, ma anche forza e determinazione. Determinazione necessaria per affrontare la devastazione del corpo e della mente. Determinazione necessaria per contrastare la mancanza di confine tra il bene e il male, il sano e il patologico. Determinazione necessaria per recuperare le relazioni, la dignità, il rispetto, l’amor proprio. La vita del tossicodipendente è una vita allo sbando, una vita oltre il senso, una vita che ha il sapore amaro della morte. Morte a cui Lucia Marcone ha saputo dare voce. Il testo dà voce, con forza e determinazione, alle emozioni che dominano nella mente di chi assiste e sostiene con amore un tossicodipendente. Amore che diviene tossico se non riconosce che l’unica via possibile per uscire fuori del falso incanto di una vita stupefacente è un contesto spazio-temporale comunitario. Uno spazio e un tempo che il tossico- dipendente deve vivere fuori dal contesto famigliare, uno spazio e un tempo dominato dal senso gruppale di “essere parte di”. Essere parte di un gruppo che condivide in modo profondo il vissuto di dipendenza. Essere parte di un pensiero comune basato sulla profonda condivisione che “Colui che farà ricorso a un veleno per pensare ben presto non potrà più pensare senza veleno” (Charles Pierre Baudelaire). Lucia Marcone ci invita a vivere intensamente questo luogo mentale di gruppo e a vivere emotivamente l’esperienza del prendersi cura attraverso la condivisione profonda del dolore e della speranza. Condivisione che diventa necessaria quando si parla di droga. Condivisione che è protagonista di un processo di presa in carico del disagio psichico ed esistenziale della mente che si intossica. Mente che si intossica e intossica anche la mente di chi ne condivide il vissuto emotivo. Mente che si intossica e perde di vista il bello, il buono, il “giusto”. Il giusto che il testo ci invita a contempla- re profondamente attraverso una ricerca di senso e una presa di coscienza del complesso mondo della droga e di chi vive il dramma della tossicodipendenza perché “Il vero giusto è colui che si sente sempre a metà colpevole dei misfatti di tutti”. (Khalil Gibran)
Maura Ianni, Psicoterapeuta
Oggi parliamo de Il canto delle creature di Lucia Marcone pubblicato con la nostra casa editrice gruppo Albatros il Filo.
Noi del gruppo Albatros il Filo abbiamo avuto il piacere di poter intervistare Lucia Marcone per conoscerla meglio e scoprire qualcosa in più sul suo libro Il canto delle creature.
Riportiamo di seguito l’intervista all’autrice. Buona lettura!
- QUANDO HA AVUTO L’IDEA DI SCRIVERE QUESTA STORIA?
Questa storia non è nata da un’idea, ma da una realtà di cui oggi nessuno parla più, ci siamo assuefatti: ne parliamo sono quando succedono i grandi massacri che fanno cronaca sui grandi quotidiani. La droga. Io parte della mia vita l’ho spesa per quel sentimento gratuito che è il volontariato…e poi per non piangere tutta la vita sul vissuto, ho scritto. Sono stata dentro una comunità terapeutica…volontaria. Il mio libro non è una storia, perché la storia, a volte è “invenzione” alienante, per chi scrive e per chi legge. Il mio testo è una testimonianza quasi sempre particolareggiata, fin dove ne sono stata capace. Sono fatti reali, e non il trascinare del tempo e delle parole, ma il ritratto di una vita di morte, di “anime morte”, la vita di ragazzi che usano stupefacenti per avere una vita, che credono, stupefacente.
- CHE MESSAGGIO HA VOLUTO DARE CON IL SUO LIBRO?
Spero che questo testo vada sotto gli occhi degli adolescenti per prima, poi le famiglie, osservatori, educatori, al fine di comprendere cosa succede ai nostri figli che usano sostanze velenose. Ho aiutato questi ragazzi, che hanno sbagliato, a far nascere un figlio di carta: UN GIORNALINO. Ho ascoltato la loro disperazione, i loro sensi di colpa, gli errori, la salute perduta, l’infelicità. Perché chi fa uso di droga non sarà mai felice. “Non posso darti soluzioni” scriveva il grande Garcia Marquez, ma posso ascoltarti e insegnarti a riflettere, a sfogarti. Le soluzioni mi trovano dilettante, non sono una terapeuta, ma la ragione mi suggerisce…a tutti… di pensare che – a me non capiterà- Agli insegnanti, agli educatori suggerisco che l’argomento droga diventi MATERIA SCOLASTICA e che bisogna parlarne, e chiedere aiuto senza vergogna. Le droghe son cambiate, l’eroina e la cocaina sostituite da droghe sintetiche, micidiali per il cervello e le trovi con quattro soldi, dappertutto.
- COSA LE PIACEREBBE DIRE AI SUOI LETTORI?
-Mostrami un uomo la cui vita è andata male. Ti mostrerò mille ragioni per cui è solo un caso se al posto suo non ci sei tu- Sono parole di Don Mario Picchi ideatore del PROGETTO UOMO e tratte da un suo libro – VIAGGIO INTORNO ALLA DROGA E SULL’UOMO. Ai miei lettori dico di informarsi sul problema. I media non se ne occupano più. Non vi è letteratura sull’argomento. Tanti anni addietro si dava in seconda serata una trasmissione informativa – DROGA CHE FARE. Poi per anni silenzio. Giovedì 7 ottobre in prima serata sul secondo canale… miracolo. I RAGAZZI E LA DROGA in collegamento con S. Patrignano e una comunità dell’Emilia-Romagna (credo) LA TORRE. Solo dei massacri si parla, non lo abbiamo capito che il problema è dilagante, e tocca tutti i ceti sociali e tutte le età.
- HA PROGETTI PER IL FUTURO?
Ho progetti…I PERDUTI INCANTI…. per il futuro, la scrittura è un amore che mi fa vivere.
A noi del gruppo Albatros il Filo non resta che ringraziare ancora una volta Lucia Marcone per averci dedicato del tempo e aver risposto alle nostre domande. A lei va un grande in bocca a l lupo per il suo libro Il canto delle creature e per il futuro.
A te caro lettore auguro di riflettere a lungo su questo tema! Buona lettura!
La vostra redattrice