INTERVISTA A VINCENZO FALBO AUTORE DI GIU’ LE MANI DA PLUTONE

Oggi parliamo del saggio Giù le mani da Plutone di Vincenzo Falbo pubblicato con la nostra casa editrice Gruppo Albatros il Filo.

Noi del Gruppo Albatros il Filo abbiamo avuto il piacere di poter intervistare Vincenzo Falbo per conoscerlo meglio e scoprire qualcosa in più su Giù le mani da Plutone.

Riportiamo di seguito l’intervista all’autore. Buona lettura.

  • Cosa l’ha spinta a pubblicare questo saggio?

La spinta alla pubblicazione di questo saggio promana dalla mia grande, sconfinata passione per l’astronomia, fortemente stimolata dall’errata decisione adottata a Praga dalla U.A.I. (Unione Astronomica Internazionale) il 24 agosto 2006, che ha declassato Plutone a “pianeta nano”, o pianetino di serie “B”, togliendo allo stesso lo status di pianeta a pieno titolo che lo ha sempre connotato; conseguentemente, il numero dei pianeti di serie “A” del nostro Sistema Solare si è ridotto da nove a otto. Tale decisione, considerato peraltro che è stata molto sofferta, e che non era affatto scontata, ha palesato immediatamente le contraddizioni che l’hanno determinata, atteso che molti dei partecipanti avrebbero voluto incrementare, e non ridurre, il numero dei pianeti. Se si considera inoltre che la nuova definizione di pianeta adottata dall’U.A.I. – cancellando di fatto quella risalente a circa tre millenni fa, atteso che la prima definizione di “corpo errante o vagabondo” fu ideata dal filosofo greco Talete – ha poco di astronomico e assomiglia molto ad una decisione “politica”, assumere la difesa di Plutone, mediante la pubblicazione di un saggio, per cercare in qualche modo di “riabilitarlo”, è stata per me la cosa più immediata, logica e giusta da fare.

  • Cosa si aspetta dall’incontro con il lettore?

Tenuto conto che Plutone, l’attuale “pianeta nano”, lo status di alto profilo di pianeta di serie “A” lo avrebbe acquisito sin dall’origine della formazione del nostro Sistema Solare, come evidenzierebbero una antichissima epica cosmologica, risalente a diverse migliaia di anni fa, portata alla luce dall’archeologia, unitamente ad una altrettanto antichissima rappresentazione schematica del nostro Sistema Solare, incisa su un sigillo cilindrico accadico risalente al 2400 a.C., dall’incontro con il lettore mi aspetto molto interesse per l’argomento trattato e, soprattutto, tanta curiosità, con mente aperta e senza pregiudizi. Se a ciò si aggiunge che, con molta probabilità, gli Assiri disponevano già del “telescopio” (come peraltro riportato in un articolo del Corriere della Sera del 30 maggio 1999, nella sezione Corriere Scienza, che esordisce testualmente: “Quasi 3000 anni fa gli Assiri inventarono il cannocchiale e con questo strumento gli astronomi di corte scrutavano il cielo…”), con la conseguenza che dovremmo, forse, riconsiderare la portata e il livello delle conoscenze astronomiche del nostro lontano passato, molto più evolute di quanto potessimo immaginare, mi aspetto anche tante domande, volte a cercare di capire meglio le origini di Plutone e la sua collocazione nell’ambito del nostro Sistema Solare, con particolare riferimento al ruolo che lo stesso potrebbe assumere in un lontano futuro che lentamente, ma inesorabilmente, si approssima. 

  • Cosa le piacerebbe poter dire ai suoi lettori?

Mi piacerebbe poter dire ai miei lettori che, soprattutto in campo astronomico, sarebbe un grave errore porre dei limiti alle fonti di conoscenza antica, atteso che il grande impegno profuso dall’umanità per la comprensione dell’Universo che ci circonda ha costituito la prima forma embrionale di scienza, che ha caratterizzato tutte le grandi civiltà del passato, le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Ma la cosa fantastica è che la notte dei tempi dell’astronomia inizia finalmente, grazie ad alcune felici intuizioni, ad avere una collocazione databile e, quindi, riconducibile ad una certa epoca del nostro remoto passato, coincidente addirittura con il paleolitico, o età della pietra. Sul punto, l’astronoma francese Chantal Jègues-Wolkiewiezè è riuscita a trasformare le pitture rupestri delle grotte francesi di Lascaux in una mappa del cielo ante litteram. E la sua intuizione porterebbe a concludere che tali grotte potrebbero contenere la più antica mappa astronomica stellare, realizzata dall’uomo ben 17000 anni fa. Conclusione, questa, che indurrebbe inevitabilmente a rivedere la configurazione delle ere che hanno preceduto la nostra, nelle quali, con molta probabilità, l’uomo ha avuto in campo astronomico un ruolo di primo piano e un po’ diverso da quello che ci viene, convenzionalmente, prospettato.

  • Che relazione c’è tra scrittura e società?

Scrittura e società sono strettamente connesse, correlate e interdipendenti, nel senso che non possono essere considerate separatamente, atteso che sono reciprocamente influenzate l’una dall’altra, senza soluzione di continuità. La società è in continua evoluzione e la scrittura ne descrive e immortala gli eventi che la connotano, strutturandone in tal modo la storia nel corso dei secoli. Al contempo, però, la scrittura descrive spesso, anche con largo anticipo, molti degli eventi stessi che l’evoluzione poi produce, contribuendo a indirizzare quest’ultima verso quelle nuove frontiere che forgiano la storia medesima nel corso dei secoli. Tra tutte le forme della trasmissione della conoscenza acquisita o in corso di acquisizione da parte della società, sicuramente la scrittura costituisce il mezzo più immediato, evoluto, erudito e idoneo a sfidare l’inesorabile decorso del tempo, che tende a cancellare, o a rendere difficilmente intelligibili, le informazioni trasmesse ai posteri da parte delle civiltà – espressione della stessa società – che si sono succedute nel tempo e che hanno creato i presupposti per l’evoluzione dell’umanità che, attraverso la scrittura, perpetua la propria essenza, altrimenti destinata all’oblio.

  • Com’è stata la sua esperienza editoriale?

Trattandosi del mio esordio in campo editoriale (prima edizione 2014), l’esperienza – supportata dalla Casa Editrice Albatros nelle varie iniziative/attività volte a promuovere e divulgare il libro – è stata intensa ed entusiasmante. Al riguardo, indico di seguito alcuni degli eventi più importanti che hanno caratterizzato tale esperienza:

– ho tenuto conferenze in molte scuole (licei e istituti tecnici), in diverse associazioni culturali di varia natura, in alcune biblioteche, presso il Planetario di Milano e l’Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica sempre di Milano (INAF – IASF);

– il saggio è stato esposto nel Salone Internazionale del Libro di Torino del 2015;

– l’autore è stato insignito nel 2016 della targa di “Menzione d’Onore”, nell’ambito del Premio Letterario “Santa Margherita Ligure – Franco Delpino”;

– alcuni giornali (“Il Cittadino”, il “Quotidiano del Sud”) hanno pubblicato interessanti articoli aventi ad oggetto il contenuto del mio libro;

– Radio Cantù ha ospitato interviste radiofoniche dell’autore su Plutone, trasmesse in diretta.

Da ultimo, secondo una ricerca della Columbia University pubblicata nel 2018 – che riproduce la medesima ipotesi in precedenza sviluppata nel mio libro (cap. VIII, “Epilogo”), pubblicato prima che la sonda New Horizons raggiungesse nel 2015 l’ex nono pianeta – “Plutone potrebbe essere l’ultima spiaggia per l’uomo quando il Sole diventerà una gigante rossa”: in altre parole, potrebbe ospitare la vita.

A noi del Gruppo Albatros il Filo non resta che ringraziare ancora una volta Vincenzo Falbo per averci dedicato del tempo e aver risposto alle nostre domande. A lui va un grandissimo in bocca al lupo per il suo saggio Giù le mani da Plutone e per il futuro.

A te caro lettore auguro una buona lettura, continua a leggere e a scoprire, abbi sempre sete di conoscenza, i libri hanno sempre qualcosa da insegnare.

Ci sentiamo presto, con tante novità.

La vostra redattrice.

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