Nell’articolo odierno parliamo del libro Vi abbraccerei tutti di Luciano Traina e Domenico Rizzo, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo. Presentiamo qui un’intervista con gli autori del libro per evidenziare gli aspetti letterari più originali e le esperienze più importanti che sono condensate in questo testo. Affronteremo anche i temi che maggiormente sono rilevanti per i due autori e ai quali viene data espressione in modo peculiare.
Vi abbraccerei tutti di Luciano Traina e Domenico Rizzo, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo, è un libro commovente e, allo stesso tempo, pieno di energia, forza e dedizione: si vuole consegnare un messaggio che, come una torcia olimpica, non smetta mai di ardere e venga sì conservato, ma soprattutto rinnovato: questo fuoco è la lotta per la giustizia contro la criminalità mafiosa. Il testo ci regala un racconto vivo e molto intenso degli ultimi 50 anni di storia italiana. Il viaggio a ritroso che i lettori sono invitati a percorrere è reso possibile dalle parole di Luciano Traina, fratello di Claudio Traina, uomo della scorta di Paolo Borsellino rimasto vittima della strage di via D’Amelio nel 1992. Dai ricordi di una vita vissuta al servizio della lotta contro lo strapotere mafioso, uniti a parentesi storiche ben dettagliate dall’autore Domenico Rizzo e a testimonianze di chi ha conosciuto Luciano e la sua famiglia, emerge un uomo sensibile e forte al tempo stesso, capace di prendere il meglio da un tragico evento che gli ha sconvolto la vita e di farne il suo baluardo nella lotta contro la violenza e l’illegalità mafiosa.
Per saperne di più, ecco l’intervista con gli autori: buona lettura!
Quali esperienze significative e fondamentali della vita di Luciano Traina e del fratello Claudio vengono raccontate nel testo?
Luciano Traina: La biografia che abbiamo scritto è incentrata sulla mia vita e sulla mia carriera di poliziotto. Una parte importante, e purtroppo drammatica, di questa vita è rappresentata da mio fratello Claudio, deceduto il 19 luglio 1992, nella strage di via d’Amelio assieme al giudice Paolo Borsellino e ai colleghi Agostino Catalano, Emanuela Loi, Eddie Walter Cosina e Vincenzo Fabio Li Muli.
Nel libro vengono evidenziati i valori che accomunavano me e Claudio e il comune desiderio di inseguire, soprattutto mediante la professione di poliziotti, ideali importanti come giustizia, legalità e ricerca della verità. Dopo la morte di Claudio, mi sono prodigato affinchè questo impegno venisse svolto anche e soprattutto in memoria di mio fratello.
Cosa si può comprendere degli ultimi cinquant’anni della storia italiana grazie a queste storie?
Luciano Traina: La storia italiana è da sempre costellata di eventi drammatici che fanno da sfondo a instabilità politiche e/o accordi tra entità misteriose, mafie e apparati deviati delle istituzioni. A subire le conseguenze di tutto questo sono stati spesso poliziotti, carabinieri e magistrati che si erano prodigati per smascherare gli individui traditori delle istituzioni. Claudio Traina scortava Paolo Borsellino che è stato uno dei grandi magistrati che negli anni 80 ha istruito il maxi processo contro la mafia, ma che ha portato alla sbarra anche alcuni elementi politici di spicco della vita siciliana. Io in alcune occasioni mi sono sentito tradito dallo stesso Stato che ho rappresentato per anni, seppur dalle pagine del libro appaia evidente la passione e l’impegno che ho riversato per tanti anni come servitore delle istituzioni
Quali sono, secondo voi, i metodi e le azioni concrete che vanno messe in atto per combattere efficacemente il fenomeno mafioso?
Domenico Rizzo: Prima di essere un’organizzazione criminale, prima di essere il traffico di stupefacenti o di armi, prima di essere il contrabbando, prima di essere il “pizzo” preteso dai commercianti, prima di essere corruzione e ricatto, prima di essere tutte queste cose, la mafia è innanzitutto e sopratutto un modo di pensare e un modo di vivere che albergano spesso in chi ha bisogno di trovare la via più’ facile per ottenere qualcosa. La lotta alla mafia, quindi, è come prima cosa una battaglia culturale rivolta soprattutto alle nuove generazioni a cui va insegnato lo spirito di sacrificio e il piacere della conquista, al fine di demotivare qualsiasi giovane dalla tentazioni di un futuro tanto losco quanto apparentemente più’ facile da raggiungere, togliendo cosi alle organizzazioni criminali il ricambio generazionale di cui periodicamente hanno bisogno.
Cosa volete comunicare ai lettori?
Domenico Rizzo: Questo non è un “libro di mafia”; E’ un “libro di vita”, la vita di un uomo che ha combattuto la mafia sul territorio senza mai fare un passo indietro; lungo questo percorso ha perso un fratello e ha dovuto sovente combattere contro il fuoco dei nemici ma anche contro il fuoco amico, riuscendo nella mirabile impresa di rimanere se stesso fino alla fine, mantenendo alti i suoi valori e i suoi ideali più’ importanti
Come è stata la vostra esperienza editoriale con il Gruppo Albatros Il Filo? Progettate di scrivere altri libri?
Luciano Traina: Ho abbracciato l’idea di scrivere un libro esclusivamente per raccontare la mia vita, nella speranza che questo racconto possa servire a sensibilizzare le persone, e i giovani soprattutto, rispetto al fenomeno mafioso e al dolore che può procurare
Domenico Rizzo: Ho già pubblicato negli anni scorsi tre romanzi con la Albatros-il filo (L’imperatore dei limoni, Cuore avvelenato e Il pedone e la regina). Ora sto lavorando al mio quarto romanzo che spero di pubblicare tra circa un anno e mezzo/due.

Ringraziamo gli autori per aver risposto alle nostre domande e per averci aiutato ad arrivare al cuore del testo e delle questioni in esso implicate. Vi abbraccerei tutti di Luciano Traina e Domenico Rizzo, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo, merita di essere letto con attenzione, perchè è un testo che ci porta una ventata di ottimismo, speranza e consapevolezza: solo conoscendo il passato, possiamo affrontare il presente in modo risoluto ed efficace. Allo stesso modo, solo agendo con dedizione nel presente per combattere la violenza mafiosa e per affermare i principi di giustizia e solidarietà, possiamo rendere onore alla memoria di chi, prima di noi, si è impegnato totalmente in quelle battaglie.