
Caos nero. Non c’è forse immagine più evocativa per descrivere il sentimento annientante e totalizzante che pervade l’animo di chi combatte quotidianamente la sua battaglia contro la depressione, un nemico invisibile che ha però la capacità di risucchiare l’energia vitale e sfibrare ogni tentativo di riappropriarsi di una vita normale. Tra le parole dell’autrice, pur drammatiche nel descrivere i momenti più bui di questa lotta interiore – fatti di insonnia, sensi di colpa, ricordi belli travestiti da rimpianti, per un passato che sembra quanto mai lontano – filtra tuttavia uno spiraglio di luce, a tratti sottile e impercettibile, a volte più consistente e duraturo: le sedute di psicoterapia, il lavoro manuale – che le dà la possibilità di esprimere la propria creatività impegnando corpo e mente – la stessa attività di scrittura, sono ancore di salvataggio preziose, punti fermi a cui aggrapparsi nei momenti più neri e da cui ripartire per guardare ancora con speranza verso il futuro.
Oggi parliamo di Caos Nero, un libro di Aurora Bono pubblicato con la nostra casa editrice gruppo Albatros Il Filo.
Noi del gruppo Albatros il Filo abbiamo avuto il piacere di intervistare l’autrice Aurora Bono per scoprire qualcosa in più sulla sua passione per la scrittura e sul suo libro Caos nero.
Riportiamo di seguito l’intervista.
- C’è un momento in particolare che l’ha portata alla stesura del suo libro, condividendo la sua storia con i lettori?
Ho iniziato a scrivere per me. Soffrivo di una forte repressione recidivante e, temendo di perdermi nel caos della mia mente, segnavo piccole cose (i farmaci assunti, i loro effetti, i sogni, anzi, gli incubi, le ore di sonno e di veglia forzata, il dolore lacerante e continuo come una ferita sanguinante mai rimarginantesi) che mi ridavano un po’ il senso della vita che, nonostante tutto, continuava tenace, faticosamente, anche contro la mia volontà. Vivere da murata viva: cemento dentro, cemento fuori. Un fiume tumultuoso e pauroso ti trascina in dirupi profondi, Infiniti dai quali non puoi tornare alla luce anche se spesso desidereresti rimanervi per porre fine alla disperazione; e tutto questo nella più lucida consapevolezza. Poi lo scritto è rimasto in letargo per tempo, finché, un giorno, ho capito che il racconto della mia esperienza poteva aiutare non solo chi stava vivendo la mia stessa condizione, ma anche chi si trova vicino ad una persona malata di questo “Mal di vivere” che non viene compreso spesso incolpando il malato stesso, nascondendolo agli altri per vergogna. C’è voluto del coraggio per mettere a nudo il mio intimo, pensavo alle reazioni dei miei famigliari, ma, dagli amici ho avuto riscontri positivi che mi hanno rincuorata e convinta.
- Cosa le piacerebbe dire ai suoi lettori?
Leggete con mente aperta, siate disponibili, tolleranti, disponibili alla comprensione: a volte è sufficiente un abbraccio, una carezza, uno sguardo per rincuorare, anche se brevemente, un depresso. Riflettete che questo male spesso non si nota all’esterno, è silente e devastante. La tua vita non ha più un senso, le persone diventano degli estranei, il tuo corpo si rattrappisce, vivi nel silenzio, nella solitudine, il pianto sale violento e ti inonda, ti muovi cercando di non far rumore, non vuoi, non puoi guardarti allo specchio perché la tua immagine ti impaurisce; sei in una prigione fisica e mentale. Se ti ricoverano vivi in ambienti che sono vere e proprie galere, dove non esistono attività ricreatrici, manuali… Assumi farmaci e passi ore infinite incollata ad una sedia con lo sguardo perso nel vuoto. Non esiste intimità: finestre bloccate da inferriate, porte di camere e di bagni privi di chiavi: ospedali psichiatrici mascherati sotto il nome di “Repartini”. Provi freddo, vedi buio, vivi solitudine. Intorno a te persone straniate con le quali difficilmente puoi instaurare anche solo un accenno di rapporto.
- Cosa ha provato nel vedere il suo libro pubblicato?
Mi ha emozionato la telefonata che mi annunciava la scelta dello scritto per la pubblicazione: non mi sembrava vero, non mi aspettavo tanto. Ho sempre amato scrivere: è un modo per esprimermi confacente al mio modo di essere; scrivere e anche cantare sono preghiere che nascono dal cuore. Amo tutte le forme d’arte. Ho trovato un po’ faticoso il lavoro delle correzioni, ma, quando ho visto il mio scritto trasformato in libro, con la copertina centrata in pieno dalla bravura del grafico, ho provato un moto di felicità che da tempo non sentivo. Non sono la persona che esulta, urla al mondo: vivo intensamente, nel mio intimo, sentimenti ed emozioni che difficilmente faccio trapelare se non, appunto, con la scrittura. Ho pensato che la Casa Editrice avesse preso, come si dice, “Lucciole per lanterne” e, che ciò che mi stava capitando, fosse troppo grande per me, non meritato: eppure era realtà.
- Com’è stata la sua esperienza editoriale?
Sicuramente positiva e gratificante: era la seconda volta che pubblicavo; il primo era un libello ironico sul Servizio Sanitario Nazionale, edito da una piccola Casa Editrice torinese. Un aneddoto: per inviare il nuovo scritto alla stessa Casa avevo fatto numerose telefonate senza risposte: il telefono squillava ma, all’altro capo, mutismo; ridendo dico ad un’amica: “Hanno pubblicato il mio libretto e sono falliti!”. In effetti la Casa aveva chiuso non riuscendo a reggere la concorrenza con i colossi dell’editoria. Come ho accennato precedentemente mi è pesato un po’ il lavoro delle correzioni con l’andirivieni del testo tra me e la Casa Editrice, ma ho capito che questo denotava la serietà dell’edizione, e tutto è filato liscio perché “Albatros il filo” è seria, organizzata, estremanente puntuale e precisa. Vieni seguito passo passo, con estrema professionalità e competenza ma anche con pazienza e gentilezza: il rapporto anche umano con l’autore è apprezzabile. La stessa intervista televisiva si è dimostrata un’esperienza facile e piacevole perché vieni messa a tuo agio dall’ intervistatore Daniele, estremamente preparato, e dal regista, Francesco, attento e preciso nelle indicazioni del caso. A chi ama scrivere consiglio, senza dubbi, l’esperienza con “Albatros il filo”; professionisti preparati ti prendono per mano, ti accompagnano, instaurano un rapporto famigliare con l’autore in erba e sono sempre pronti ad ascoltare e risolvere le tue incertezze, i dubbi, le incomprensioni.
- Sta già lavorando ad altre opere?
Sì, sto scrivendo un romanzo su uno spaccato di vita dagli anni ’50 agli anni….Modi di vivere, quotidianità, giochi di bimbi, canzoni, l’avvento della televisione, termini dialettali, luoghi frequentati e amati nel paese dell’infanzia e dell’adolescenza dal sapore magico e misterioso, la voglia di piccole avventure tra i prati e sul torrente, la scoperta dei classici per i bambini, la nonna materna un poco stravagante agli occhi della nipote, case di periferia di chiara origine medievale in contrasto con la parte moderna del paese che va industrializzandosi ed ampliandosi. Ma pendo sarà presente anche una sezione non direi “Gialla” ma di ricerca storica, anche se di breve respiro, legata ad un oggetto antico passato dalla nonna alla nipote che ne è affascinata e ne vuole scoprire l’origine e l’appartenenza ad un proprietario misterioso. Ci sarà sicuramente dell’altro che ora non so dire perché le idee, i pensieri corrono nella mente, prendono forma come flash, si organizzano per poi essere trascritti nero su bianco: una nascita: scrivere è un mistero e, a volte, ti porta in campi che non pensavi avresti esplorato e previsto. Spesso le idee nascono mentre sei in auto, mentre sei intenta alla cucina ed ai lavori domestici, mentre guardi la TV o ascolti musica; anche mentre stai parlando con conoscenti o familiari. E poi la notte, nel silenzio sovente non occorre segnarli immediatamente perché si fissano nella mente come parole incise nella pietra più dura.
A noi del gruppo Albatros Il Filo non resta che ringraziare ancora una volta Aurora Bono per averci dedicato del tempo e aver risposto alle nostre domande. A lei va un grandissimo in bocca al lupo per il suo libro caos Nero e per il futuro.
A te caro lettore ti auguro una buona lettura ma soprattutto di essere sempre disponibile e tollerante, di trattare tutti come tu stesso vorresti essere trattato perché anche se non si vede ognuno di noi sta combattendo la propria battaglia, quindi sii gentile…sempre!
Ci sentiamo presto.
La vostra redattrice.