
La scrittura, probabilmente, è la più catartica delle esperienze che l’uomo possa provare. La parola, infatti, ha straordinari poteri: entusiasmarci, farci scoprire, rivelarci al mondo, emozionarci, liberare quella parte di noi che chiede di uscire, che ha bisogno di respirare, di trovare una luce che sa che esiste ma che sembra impossibile da raggiungere nell’oscurità dei nostri tormenti. Pietro Ciccopiedi, con questa sua prima pubblicazione, sembra volerci proprio raccontare la sua esperienza attraverso la catarsi poetica, arrivata quando il suo animo si è sentito talmente smarrito da invocare un aiuto che non aveva nome, ma che sapeva risiedere nella parte più creativa di sé.
Pietro Ciccopiedi, 23 anni, è laureato all’Accademia di Belle Arti di Brera. I Resti del Vuoto è la sua prima pubblicazione.
Oggi parliamo de I resti del vuoto un libro di Pietro Ciccopiedi pubblicato con la nostra casa editrice Gruppo Albatros Il Filo.
Ormai ci conoscete molto bene, noi del Gruppo Albatros ll Filo troviamo sempre il modo per conoscere meglio i nostri autori e scoprire qualcosa in più sulle loro opere e sulla loro passione per la scrittura.
Abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Pietro Ciccopiedi, riportiamo di seguito l’intervista.
È riuscito a trovare la luce attraverso la sua scrittura, com’ è cambiata la sua vita scrivendo?
Sarebbe curioso chiedersi cosa sia la luce, e forse, prestandosi a plurime significazioni potrebbe in qualche modo indurmi a rispondere: “Sì, l’ho trovata”. Eppure io la luce, credendola mia eterna compagna, non l’ho mai cercata. Al contrario essa mi ha sempre abitato. Luce che porta in grembo i segreti del mondo, nomade filo invisibile sospeso fra gli sguardi, ha sempre trovato in me un approdo sicuro. E dei mondi che la luce scava nei miei occhi io parlo, sperando che prendano vita sulla carta e possano essere colti in mille altre reti di sguardi.
Scrivo perché non potrei fare altrimenti. Le parole sono per me un dispositivo attivo della sopravvivenza, il modo di guardarmi più sincero che conosca e la cura ad ogni male. La mia vita non è cambiata scrivendo, ma scrivendo è incominciata.
Che emozione ha provato vedendo il suo libro pubblicato?
Molte sono le emozioni che questa pubblicazione ha portato con sé e alcune di queste difficili da distinguere nel loro aggrovigliarsi. Da un lato credo ci sia sempre un lieve timore nell’esporsi, nello spogliarsi di ogni maschera nel mostrarsi autentici a chiunque. Dall’altro la grande soddisfazione nel vedere qualcosa di profondamente tuo e intimo prendere vita al di fuori di te. Un rapporto tensivo molto complesso ma proprio per questo unico. Ad ogni modo l’emozione più grande resta quella che nasce dal confronto con i lettori poiché ognuno di essi apre a nuove prospettive e chiavi di lettura differenti, cosicché le mie parole prendono il largo e diventano altro, vivono la loro vita per ritornare a casa con qualcosa in più.
Qual è il messaggio che ha voluto dare ai suoi lettori?
Quando ho iniziato a scrivere le prime pagine di quel che poi sarebbe diventato il mio primo libro, il mio unico intento era quello di essere testimone dei miei sentimenti. Volevo guardare a me stesso con sincerità e nella carta ho trovato uno specchio ineludibile. Lei sapeva quando i miei versi erano una menzogna, eppure ha sempre aspettato tacita che me ne rendessi conto da solo. E proprio in questo enorme bianco, privo di rumori e giudizi ho trovato il modo di conoscermi, affrontarmi e crescere. Onestamente non c’è un messaggio in particolare ma d’altronde è anche vero che in ogni poesia c’è né più di uno. Quello che posso dire è che l’onere di trovarlo sta al lettore, io mi auguro soltanto che queste pagine possano aiutarlo tanto quanto hanno aiutato me.
C’è un libro al quale è particolarmente legato e che le ha insegnato qualcosa?
Ogni singola pagina, anche quelle dei libri meno graditi, di quelli non finiti e accantonati, ogni parola è stata per me sempre funzionale alla costruzione di ciò che sono. Questo perché, credo un po’ come tutti, ho sempre cercato nel mondo parti di me. Eppure fra tanti libri ricordo vivamente “Memorie del sottosuolo” di Fëdor Dostoevskij. Quello fu un libro letto d’un fiato, pagine di una notte insonne che sfogliai in preda alla concitazione. Rimasi incredulo davanti a parole che sembravano essere state scritte per me. Mentre mi tremavano le mani per le troppe sigarette compresi che nelle parole, a volte, si può trovare nascosta l’anima del mondo.
Pensa di scrivere qualche altra opera futura?
Scriverò sicuramente molte altre opere. Se le pubblicherò o meno dipende dai lettori. Le parole sono troppo preziose per lasciarle dimenticare fra polvere e scaffali.
E noi non vogliamo che queste parole vengano abbandonate tra scaffali ricolmi di libri e lasciate lì impolverate, vogliamo che queste parole entrino nell’animo dei lettori, che vengano capite, che restino per sempre lì a farci compagnia nel momento del bisogno, perché le parole fanno anche questo, consolano quando ce n’è bisogno.
Noi del Gruppo Albatros il Filo non possiamo fare altro che ringraziare ancora Pietro Ciccopiedi per averci dedicato del tempo e aver risposto alle nostre domande, a lui va un grandissimo in bocca al lupo per il suo libro I resti del vuoto, e per il futuro, affinché le sue parole continuino a fare compagnia ai lettori.
A te caro lettore, buona lettura, tu hai compito importante, quello di custodire le parole che ti vengono donate, quindi fanne tesoro perché così facendo loro continueranno a farti compagnia, a consolarti, ad accompagnarti durante i tuoi viaggi, a farti viaggiare, sta a te farne un buon uso e non abbandonarle su uno scaffale.
Quindi caro lettore come sempre buona lettura, perditi tra le pagine de I resti del vuoto, fatti guidare da loro. Ti auguro una buona lettura e come sempre, ci sentiamo molto presto…Non ci abbandonare.
La vostra redattrice.