
Perché è così importante continuare a porci domande? Essere spinti ad analizzare, capire, sapere, espandere noi stessi e la nostra consapevolezza, perché? I bambini lo fanno naturalmente, affascinati e sedotti come sono dalla grandezza misteriosa dell’ignoto. Tutti noi, poi, almeno una volta nella vita ci siamo sentiti spinti a indagare oltre per imparare a superare i dilemmi e i drammi che paiono circoscrivere l’esistenza entro stretti confini.
Oggi parleremo di Altri Pianeti, un libro di Francesca Scattolin pubblicato con la nostra casa editrice Gruppo Albatros Il Filo.
Data la nostra curiosità noi di Gruppo Albatros Il Filo non potevamo non fare qualche domanda a Francesca Scattolin per conoscerla meglio e scoprire qualcosa in più sul suo libro Altri Pianeti.
- Qual è la sua fonte di ispirazione nella stesura dei suoi racconti?
La vita stessa cui unisco il fascino dei Tarocchi. Ricordo come, di punto in bianco, in un giorno piovoso e malinconico, chiedessi al mazzo di carte di suscitarmi un qualche responso relativo all’insicurezza del momento e mi trovassi così fra le mani l’immagine unica fra tutte pronta a sedurre la mia mente. In un lampo mi sono detta: “è il momento, devo farlo, devo scrivere un racconto per ogni arcano prendendo spunto dall’esperienza della mia vita. Si tratterà di tratteggiare un percorso partendo da uno stato di indeterminazione, di confusione e di squilibrio personale per giungere a toccare alcuni nodi esistenziali, alcune crisi, quelle che affrontiamo tutti e che ci spingono a porci le domande fondamentali sul perché del dolore, dello scopo dell’essere in questo Pianeta per poi cercare di trovare alcune soluzioni.” Nella stesura poi ho rintracciato elementi di particolari situazioni vissute e sono ricorsa a individuare incontri determinanti cogliendo l’intrecciarsi degli avvenimenti fra loro. Sono stata attratta in sostanza dalla possibilità di associare quanto accade normalmente, al significato recondito di ogni Tarocco. Per svolgere questo tema ho mantenuto sempre ben presente non tanto il senso del simbolo, che credo possa variare data la sua multiformità, bensì l’emanazione che mi raggiungeva. Collocavo l’immagine davanti alla mia pagina bianca e lasciavo parlasse senza interferire, l’ammiravo nella sua poliedricità, cercavo di catturarne l’essenza finché sentivo di potermi abbandonare alla trascrizione di quanto da lei stessa mi veniva suggerito. Ero convinta così d’essere guidata da una fonte di saggezza millenaria ed ero certa di poter lasciare che i suoi influssi agissero dando colore e sostanza al racconto che andavo costruendo nella mia mente. La libera intuizione non poteva tradirmi.
- Quando nacque la sua passione per la scrittura?
Mi è sempre piaciuto scrivere al punto che potrei dire d’aver amato la scrittura non appena sono stata in grado di cogliere, ai primi rudimenti sui banchi di scuola, il sapore antico del gesto. Quel lasciare impresso sulla carta sensazioni e pensieri, quel fermare con decisione qualcosa di noi nel percorso dalla mente al braccio alle dita sembrava potesse rendere eterno quanto avvertito anche solo sommessamente, e avere il fascino di trascinare l’immaginazione oltre il tempo. Soprattutto se si trattava di una cosa piccola, di un segno imparato appena ed eseguito a fatica, la soddisfazione era grande. Era come partecipare agli eventi della creazione, perché una grande dilatazione al cuore donava una gioia infinita e ineffabile. Ecco, mi dicevo, questo l’ho fatto io e corrisponde ad una mia precisa movenza, a un mio solo ed esclusivo moto interiore! Tale sensazione crebbe man mano che riuscivo a tradurre in parole sentimenti e particolari percezioni. Avvertivo allora quasi il dovere di scrivere perché non andasse perduto l’attimo che avevo furtivamente catturato, e mi pareva che l’intera azione di fissare quanto visto, provato, sentito fosse in questo modo arricchito dal pregio dell’unicità. Solo io potevo avere la possibilità di provare determinate emozioni in occasioni rare e quindi era mio dovere assecondare la forza imperiosa che mi chiedeva di trascriverle. Inizialmente si era trattato quindi di un’esperienza del tutto intima, direi quasi segreta. Ma poi, inevitabilmente, accadeva che qualcuno leggesse i miei scritti, che violasse quel forziere di tesori che comunque restavano esposti in modo tale da poter essere trovati. A quel punto i rimandi dei lettori, qualsiasi essi fossero, incentivavano il desiderio di perfezionare la scrittura, di crescere fra insperate stimolazioni che nutrivano la passione che si stava formando.
- Cosa le ha insegnato questo libro?
Io provengo dalla poesia, ho pubblicato diverse raccolte di versi e questo è il mio primo libro che unisce prosa e poesia. Ho trovato meraviglioso accostare i due aspetti che per me si fondono l’un l’altro in una ricerca di nuova manifestazione di bellezza. Scrivere in questo modo mi ha permesso di mantenere una connotazione trascendente nell’attraversare la realtà del quotidiano con le sue dinamiche interiori. E di rilevare poi che la realtà sia sempre e comunque quella dell’anima che si svela capitolo dopo capitolo in un crescendo di avvenimenti che a volte paiono mettere in dubbio persino la sua esistenza, mentre altre influenze sembra la esaltino. La soddisfazione che ho provato nello scrivere questo libro non è però stata determinata solo dalla scelta della forma, ma anche dalla peculiarità dei contenuti: ho scoperto che si può arditamente colloquiare con elfi, folletti e fate dando loro piena facoltà di parola, si può inoltre aderire agli antichi archetipi avendo la certezza d’essere ascoltati, capiti. Si può sondare all’interno di noi in maniera lieve, sradicare illusioni, sciogliere conflitti, dipanare rimozioni e senza pretese aspettare di raccoglierne i frutti come d’estate.Questo libro m’insegna ad essere una nuova madre.L’ho pensato, concepito, covato e successivamente portato a nascere costruendo per lui la veste migliore. Ne ho seguito i passi ideandolo in un momento di arresto sociale epocale, ma proprio per questo, m’appare ora come una rivalsa: la creatività non si uccide, anzi, quando tutto sembra bloccarla, risplende senza enfasi, ma con una forza incontrastabile. Sapevo si potesse imparare da ciò che si fa.Non avevo considerato che si potesse imparare da ciò che si scrive dando per scontato che quanto scriviamo sia da noi già ben conosciuto.Ora mi accorgo che proprio attraverso le idee e le sensazioni che vogliamo trasmettere nutriamo noi stessi dando significato alla nostra peculiarità umana.
- Cosa le piacerebbe dire ai suoi lettori?
Ai miei lettori vorrei dire che esiste un modo per essere felici, meglio ancora, che la felicità è la sola cosa che possiamo ottenere in questa vita.Certo, non è a portata di mano, né qui né in altri Universi o Pianeti, ma la si può raggiungere immaginando semplicemente di averla già dentro di noi.In effetti io credo che ognuno di noi, in particolari momenti della sua esistenza, abbia già sperimentato questa magnifica sensazione che dilata la coscienza e fa sentire un tutt’uno con il cosmo. Ma poi l’ha persa, gli è scappata di mano, perché circostanze avverse l’hanno fatta svanire.Ma la felicità non può essere perduta, si può solo dimenticarsi di averla.La felicità è il nostro vero stato, l’ancestrale condizione della nostra natura.In questo sta il filo conduttore del mio libro; nella certezza che avversità, barriere, scontentezze, mancanze, sofferenze gravi e addirittura malattie possano insegnarci la loro utilità. Possano indicarci la strada che porta all’autonomia, alla stima di noi, alla comprensione di ciò che desideriamo veramente.Sempre con l’aiuto dei miti possiamo infatti gradatamente liberarci da forme di pregiudizio che offuscano la nostra intima saggezza e imparare a conoscere noi stessi.Al mio lettore direi di immergersi nell’avventura ispirata dall’antico detto Gnothi Sautòn poiché se conosceremo la nostra autentica matrice avremmo compiuto il passo necessario e basilare per conoscere il cosmo intero. La saggia fascinazione del Tarocco può indicarci il modo di svolgere una storia, la nostra vera, cosciente storia degna d’essere sperimentata nel breve periodo che ci è concesso di sostare sulla Terra.Perché è bello raccogliere i piccoli frammenti dell’anima che si è dispersa e chiede di essere ricomposta come un puzzle. Se cercheremo di farlo, osservando la nostra vita e riparando agli aspetti che ci procurano dolore avremmo svelato e sorpreso i meccanismi che ci impediscono la gioia.
- Come sono state le sue esperienze editoriali?
Non parlerò delle mie esperienze editoriali trascorse perché sono un po’ lontane nel tempo e, anche se preziose nella forma e nella realizzazione grafica, si sono rivelate inadatte alla distribuzione.Parlerò di quest’ultima con la casa Editrice Albatros Il Filo.Innanzi tutto, la notizia d’essere stata selezionata per la pubblicazione mi ha suscitato un grande piacere. Fin da subito mi sono sentita accolta e gratificata dalla scelta compiuta per la distribuzione del mio libro. Ho avuto a disposizione persone che mi hanno spiegato esaurientemente i vari passaggi necessari alla realizzazione grafica e nei momenti di indecisione ho trovato sempre la persona idonea a rispondere alle mie richieste in modo cortese e preciso. Certo, avrei preferito poter parlare con gli addetti di persona, confrontarmi con loro incontrandoli “alla vecchia maniera” non solo virtualmente quindi, ma mi rendo conto della difficoltà di gestione della cosa, date le attuali circostanze e l’effettiva lontananza che comunque si pone fra noi.Comunque sia sono rimasta soddisfatta del fatto che non siano state apportate modifiche al mio testo; l’editing infatti ha solo corretto qualche virgola e qualche graffetta risolvendo in maniera rapidissima il suo compito. Più lenta si è rivelata l’esperienza di stampa a causa di alcune divergenze di vedute, ma poi tutto è andato a buon fine e il libro è uscito esattamente come l’avevo immaginato.Mi auguro ora che si possa procedere a un’adeguata distribuzione e divulgazione cosa che mi sembra già messa in cantiere.
A noi del Gruppo Albatros Il Filo non resta altro che ringraziare ancora una volta Francesca Scattolin per averci dedicato il suo tempo e aver risposto alle nostre domande, siamo veramente felici di aver fatto parte del suo percorso editoriale che ha visto la nascita di Altri Pianeti. A lei va un grandissimo in bocca al lupo per il suo libro “Altri Pianeti” e per il futuro.
A te lettore ti auguro una buona lettura e un buon viaggio, ti auguro di immergerti in questa avventura.
Ci sentiamo presto.
La vostra redattrice.
Un testo redatto con estrema sensibilità. L’autrice vede e scrive con il terzo occhio.
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La scrittura di Francesca Scattolin è onirica, trascinante. Ti conduce in un mondo di sogno dove i suoi personaggi spontaneamente prendono vita. Te li ritrovi davanti agli occhi a gioire, soffrire, subire e combattere. Ed è quello il momento in cui ti chiedi se stai soltanto sognando o sei stato trasportato in una dimensione diversa. Raggiungibile. Leggerla è stato un viaggio luminoso.
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