GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: CIÒ CHE È STATO. CIÒ CHE È STATO È IL PASSATO, ORA È IL PRESENTE, IL FUTURO LO COSTRUIAMO DA ADESSO – Anna Bardellini

Cari lettori, oggi vi portiamo nel cuore di un’indagine carica di mistero e tensione emotiva, in compagnia di un’autrice che ha saputo intrecciare abilmente il thriller con una profonda riflessione sul tempo e sulla memoria. Ciò che è stato. Ciò che è stato è il passato, ora è il presente, il futuro lo costruiamo da adesso è il nuovo romanzo di Anna Bardellini, che ci conduce per le vie di Verona insieme alla vice commissario Fabbri, una donna combattuta tra il dovere e i fantasmi del suo passato. In questa intervista, scopriremo qualcosa di più sull’ispirazione che ha dato vita alla storia, sui legami personali dell’autrice con i suoi personaggi, e su come ogni esperienza – anche la più dolorosa – possa contribuire alla costruzione del nostro domani.

Da dove nasce l’idea per la trama di Ciò che è stato e perché ha scelto di ambientarla proprio a Verona?

L’idea della trama nasce dal pensiero di creare una situazione nella quale la mia protagonista si trova di fronte ad una scelta che inevitabilmente può avere una ripercussione sulla sua vita e studiarne i percorsi emotivi fino alla scelta finale.  Optare per la soluzione più semplice senza nessun rischio per se stessa, andando contro le proprie convinzioni, o rimanere invece fedele alla propria coscienza, rischiando però di compromettere tutti i risultati ottenuti fino a quel momento? Ogni giorno, ognuno di noi si trova dinnanzi a delle scelte. A volte semplici, a volte scomode, a volte veramente difficili. In questo libro, confondendomi lentamente con il personaggio, indagando intimamente dentro di me, ho anche cercato di valutare fino a che punto io stessa sarei capace di fare la cosa giusta, inventando situazioni ed emozioni, dubbi e angosce, che ho elaborato in un lavoro di fantasia, pur assolutamente reale. Tutto ciò che accade, infatti, può realmente succedere a tutti noi. Ho inserito la trama di un giallo, per rendere la storia più intrigante e appassionante, cercando così di catturare maggiormente l’attenzione del lettore. Via via, la narrazione ha preso corpo, arricchendosi di colpi di scena inaspettati. Fin dall’inizio ho cercato di emozionare e al tempo stesso incuriosire le persone, stuzzicandone l’immaginazione per tenerle incollate alle pagine fino alla fine. Verona è una bellissima città che conosco bene e alla quale sono emotivamente legata. In questa città, arte e bellezza si mescolano alla perfezione alle molteplici attività tipiche di un grande centro urbano, situazione emotiva perfetta per il mio libro. Inoltre, è attraversata dal fiume Adige e l’acqua che scorre, senza mai fermarsi dinnanzi a nessun ostacolo, è un concetto importante che emerge con sempre maggior forza tra le pagine. Non ho ambientato volutamente i fatti nei luoghi in cui vivo, poiché il romanzo, in effetti, è solo pura fantasia e non può quindi far parte del territorio e del tessuto sociale che mi circonda. Non nascondo però che il paese in cui abito, Lerici, mi ha ispirato per descrivere l’atmosfera, i profumi, i sapori e i paesaggi in cui si svolge la prima parte del racconto.

La figura del vice commissario Fabbri è complessa e affascinante: quanto c’è di lei in questo personaggio?

Non c’è dubbio che chi scrive trasferisca una parte di sé e delle proprie convinzioni nei personaggi che inventa. Per questo nella figura della mia protagonista si possono ritrovare lati del mio carattere e quei principi di base che mi caratterizzano. Ma la vice commissario è un personaggio di fantasia e su di lei ho costruito una figura assolutamente unica e diversa da me sotto moti aspetti. La Fabbri è una giovane donna che combatte con le scelte fatte in passato, cercando così di resistere alla sua vera natura. Nella vita di tutti i giorni, tutti noi, chi più chi meno, spesso ci troviamo a dover rinunciare ad una parte di ciò che ci farebbe piacere, per i motivi più svariati e questo può essere motivo di tristezza, rammarico, se non addirittura disperazione. Questo ragionamento, mi ha sicuramente indirizzato a creare il personaggio. Ho cercato di immedesimarmi nella sua angoscia e nel suo dilemma per le decisioni prese, sperando di far arrivare questo tormento interiore fino al cuore del lettore. Anche lei ha dovuto fare delle rinunce, particolari e molto importanti e proprio su queste si regge l’intera storia. Ma è anche una donna risoluta e caparbia, capace di valutare con obbiettività ogni situazione e di apprezzare il bello delle cose, empatica e gentile, sorridente e premurosa, qualità che ritrovo sicuramente in me. A dire il vero, mi sono immedesimata in ognuna delle figure che compaiono, uomini e donne che fossero, plasmandone i lati delle proprie personalità per ottenere il giusto effetto, immaginando come mi sarei comportata io se fossi stata loro.

Il passato che ritorna e condiziona il presente è un tema centrale nel romanzo. Cosa rappresenta per lei questa dinamica?

Tutto quello che facciamo, serve inevitabilmente a costruire il presente e a gettare le basi per il futuro. Le conseguenze di tali azioni del passato, si possono ripresentare nel tempo, talvolta con prepotenza, anche quando, e soprattutto, uno meno se lo aspetta, insinuandosi in un tessuto di vita ormai consolidato. A volte è una piacevole riscoperta, altre volte lo rendono frizzante, ma talvolta lo destabilizzano fino a minarne le fondamenta. Questo è quello che succede nel mio libro. Il passato che inaspettatamente ritorna. Un intreccio di vicende che ha condizionato gli eventi di una calda estate all’isola d’Elba, riappare con violenza e scardina un fragile equilibrio faticosamente raggiunto e alla mia protagonista è chiaro fin da subito che la lotta contro i suoi tormenti interiori non è finita. Per colpa di azioni che ha compiuto forse con troppa leggerezza, in un tempo che credeva ormai sepolto, si ritrova a dover affrontare nuovamente quelle stesse angosce, ma questa volta è in gioco molto di più. Fare sempre molta attenzione ai propri comportamenti e alle scelte che si fanno, anche a quelle più innocenti, e comportandosi secondo coscienza è la via per essere sempre sereni e fieri di noi stessi. Tutto nella vita, prima o poi, ritorna. Come dico nel libro, il futuro non è una questione di tempo, ma di scelte!

Nella sua carriera di scrittrice ha spaziato tra generi diversi: che tipo di esperienza è stata confrontarsi con il giallo?

Scrivere un romanzo giallo mi ha divertita tantissimo. Creare tutte le situazioni e procedere con l’indagine, è stato fin da subito un lavoro certosino che mi ha coinvolta in toto in ogni momento libero da impegni, che ogni giorno sono molti! Per me è stato come fare un ricamo, cambiando parole, sistemando aggettivi, descrivendo e riscrivendo situazioni per raccontarle in maniera opportuna e non svelando nulla troppo presto. Aggiungevo, toglievo, modificavo per rendere la trama sempre più accattivane e intrigante e rapire il lettore nella lettura. Volevo riuscire a condividere con lui, la passione che ci stavo mettendo! Ogni momento della giornata notavo qualcosa attorno a me che poteva entrare a far parte della storia, senza che la andassi a cercare e la inserivo là dove immaginavo esattamente di collocarla. La notte talvolta mi svegliavo di punto in bianco per appuntare sul cellulare qualche frase o qualche particolare che mi veniva in mente. A volte la mattina mi alzavo dal letto presto per avere il tempo di aggiungere qualcosa alla vicenda prima di recarmi al lavoro. E’ stata una bellissima esperienza anche se, tutto sommato, non completamente nuova, poiché anche la realizzazione degli altri miei libri mi ha sempre coinvolta in pieno. Questa volta, però, l’impegno, il tempo e l’entusiasmo dedicati sono stati maggiori e dal consenso ricevuto, penso di aver fatto un buon lavoro!

La frase che dà il titolo al libro è un filo conduttore importante. Come è nata e quale significato personale ha per lei?

La frase “Ciò che è stato” mi è venuta subito in mente appena ho incominciato a scrivere la storia e l’ho utilizzata per dare un nome al file. Ed è rimasta come titolo. Non l’ho più cambiata perché ha identificato il libro fin dall’inizio e non avrei potuto sostituirla con niente altro. Il romanzo si sviluppa tra un passato, un presente e un futuro. Fatti accaduti nel passato, si ripresentano nel presente e lo condizionano in maniera prepotente, fino ad arrivare ad un nuovo epilogo nel futuro. L’intera frase del sottotitolo è estrapolata da una conversazione avvenuta nel passato e la utilizzo ad ogni capitolo, per dare fluidità e continuità al racconto. Quando viene pronunciata per la prima volta, ha un significato ben preciso, ma col tempo ad essa vengono attribuiti concetti differenti. Questo è quello che accade ad ognuno di noi. Col passare degli anni le condizioni mutano e anche il nostro modo di porci di fronte ad esse. È normale, dunque, constatare che pensieri di un tempo a volte non ci appartengano più, proprio perché la vita evolve, cambia, si trasforma in continuazione e noi con essa. Ciò che rimane sono le nostre convinzioni più profonde, il nostro vero essere, la nostra essenza.

Vi ringraziamo per averci seguito anche oggi in questo viaggio tra le pagine. Ciò che è stato non è solo un giallo avvincente, ma anche una storia intensa che ci ricorda quanto il passato possa influenzare le nostre scelte presenti e quanto sia importante guardare avanti con coraggio. Ringraziamo Anna Bardellini per aver condiviso con noi pensieri e riflessioni così profondi, e vi invitiamo a scoprire il suo romanzo, lasciandovi coinvolgere da una trama che non smetterà di sorprendervi.

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