C’è un momento nella vita in cui si è costretti a fare i conti con sé stessi, con le proprie paure e i propri sogni, con ciò che si è stati e ciò che si vuole diventare. Appuntamento con la crescita di Antonio Longo è il racconto sincero, profondo e coraggioso di questo momento. È il diario di un giovane uomo che ha scelto di mettersi in gioco, di affrontare il vuoto interiore, di raccontarsi senza filtri per offrire, con la propria esperienza, uno spunto di riflessione e speranza a chi, come lui, si ritrova a fare i conti con l’ansia, l’inquietudine e il desiderio di felicità. In questa intervista, l’autore ci accompagna tra le pagine del suo libro, rivelandoci il senso di un percorso che è molto più di un viaggio autobiografico: è un atto di coraggio, una presa di coscienza, un vero e proprio “appuntamento” con la propria evoluzione.
Antonio, Appuntamento con la crescita è un titolo che già da sé racconta molto: qual è stato il momento preciso in cui hai capito che era arrivato il tempo di crescere davvero?
Questa è una domanda interessante e allo stesso tempo complessa nonostante trattasi dell’argomento principale del mio libro. Premetto che sono una persona che ha sviluppato nel corso della mia esistenza un legame fortissimo e profondo con l’universo, la mia fede. Ho chiesto tante volte al “cielo”, di imboccare per me una strada che mi facesse “crescere”, di diventare “uomo”, qualcosa di più grande di quella che era stata la mia vita fino a quel momento. Ho attratto questo momento, attraversando numerosi cambiamenti e solo dopo aver accettato essi, ho iniziato a capire che la mia richiesta, l’universo l’aveva esaudita. Non è stata una scelta, nessun momento preciso, ma proprio un’esigenza di chi si era stancato di vivere le stesse pagine di vita ogni giorno. La mia curiosità e le mie domande mi hanno spinto a superare le mie paure. Oltre la paura, la mia crescita.
Il tuo libro è un atto di sincerità: quanto è stato difficile mettersi a nudo e affrontare le tue fragilità attraverso la scrittura?
Ho sempre utilizzato la scrittura come sfogo personale. Riesco ad essere più sincero davanti ad un foglio o alle note del cellulare mentre scrivo di me, che davanti ad uno specchio. Secondo me non si scappa davanti ai nostri pensieri perché la verità è li con noi e ci segue. Se decidi di ignorarla, ti segue come un’ombra. Ho sempre trovato terapeutico scrivere, perciò ho trovato conforto nella scrittura nonostante le difficoltà ad ammettere certi limiti personali. In sostanza, la pubblicazione di questo libro è stata decisiva per aprire quell’armadio degli scheletri che restava chiuso da molto tempo
Nella tua esperienza personale, quale ruolo hanno avuto la montagna e il lavoro stagionale nel processo di trasformazione che racconti?
La montagna mi ha insegnato a non mollare. Piccoli passi, ma fermarsi era proibito. Adoro scalare vette e metaforizzare le salite dure della vita come le sfide personali quotidiane, superate queste, posso fare tutto. Sicuramente il lavoro stagionale è stato decisivo nello svezzamento di quel giovane ragazzo che è approdato per la prima volta in Val Di Fassa. Ogni esperienza ti concede di accrescere il tuo bagaglio personale e questa sicuramente è stata tra le più incisive della mia vita.
Il lettore ti percepisce come un sognatore ostinato ma anche come un uomo concreto: come riesci a tenere insieme queste due anime?
Questa a mio avviso è la domanda più interessante e profonda di tutte. Darò il mio meglio nella mia risposta, promesso. La mia ragazza mi accusa d’essere una controtendenza, Amo il mare, ma vivo in montagna. Sono un Peter Pan, ma scrivo di crescita personale. Mi perdo spesso a guardare il cielo, è il mio essere sognatore che parla, ma svolgo anche una professione qui sulle Dolomiti che senza la concretezza non andrei da nessuna parte. Diciamo che la mia parte sognatrice mi ha spinto fin qui. Prima di viverli, questi scenari sono stati già creati dalla mia mente e sinceramente questo duo (sognatore e ragazzo concreto), non lo voglio perdere. Riesco a vedere “oltre” e a svolgere concretamente le mie “azioni” grazie a questa collaborazione. Un po’ cuore e mente, nessuno dei due avrebbe vita senza l’altro.
Qual è il messaggio che speri arrivi più forte a chi legge il tuo libro, soprattutto ai giovani che stanno vivendo un momento di smarrimento?
Il messaggio che spero arriva grazie al mio libro, Appuntamento con la Crescita, è di non perdere mai la speranza. Credo che ogni momento brutto in primis sia una nuvola passeggera e quindi non dura in eterno e poi si può trarre vantaggio anche dallo sconforto e dai momenti bui. Bisogna avere molto pazienza e voglia di capire. Ascoltate il vostro cuore e sentite con tutti i vostri sensi ogni passo che compiete. Abbiate fede e mordete la vita per assaggiarne tutti i suoi frutti. Non fermatevi ai primi “No”, e sappiate distinguere le persone che vogliono il vostro bene e chi invece prosciuga soltanto la vostra energia. Festeggiate ogni piccolo successo, dal più piccolo a quello che ritenete più grande. Scrivete la vostra storia e incantatevi dalla bellezza di un tramonto. Non date niente per scontato, soprattutto le presenze più importanti nelle nostre vite. Cercate la vostra ispirazione, ma non snaturatevi mai, non vi vendete per la strada più corta, abbiate il coraggio di portare avanti i vostri valori e perseguite la via che vi siete creati con i vostri sforzi. Siate coraggiosi, perdersi è ritrovarsi con più convinzione di prima. Il vostro amico Antonio, oggi con un po’ meno di confusione in testa.
Chiudiamo questa intervista ringraziando Antonio Longo per aver condiviso con noi un tratto così autentico del suo percorso. Appuntamento con la crescita è un invito a non avere paura di affrontare i propri mostri interiori, a credere nella possibilità di trasformare il dolore in forza, e a non smettere mai di cercare — dentro e fuori di sé — quella bellezza che, anche nei momenti più difficili, continua a brillare.
