GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: Nel nome di mio figlio – Nicola Sarcinella

Oggi ospitiamo sul blog del Gruppo Albatros Nicola Sarcinella, autore del potente libro “Nel nome di mio figlio”. Avvocato cassazionista specializzato in diritto penale della famiglia, Sarcinella racconta in prima persona un dramma che lo ha visto protagonista involontario: accusato ingiustamente di frode fiscale, è stato gettato in un mondo che conosceva solo dal lato opposto del sistema giudiziario. In questo libro-denuncia, egli descrive le contraddizioni di un sistema giudiziario e carcerario in Italia che, spesso, non solo non tutela i diritti dei cittadini, ma rende arduo il percorso di reinserimento per coloro che, come lui, sono stati ingiustamente detenuti. La sua esperienza di padre, unita a una rinnovata fede in Dio, è stata fondamentale per affrontare la stigmatizzazione e trovare una via di uscita. Con questa intervista, approfondiremo gli aspetti più significativi della sua testimonianza e del suo messaggio.

Cosa l’ha spinta a raccontare la sua esperienza nel libro “Nel nome di mio figlio”? 

Ho voluto raccontare la mia esperienza, in carcere e successivamente, perché episodi simili sono oggi divenuti frequenti. Spesso, come nel mio caso, si arresta un innocente senza prima aver adeguatamente sottoposto ad un attento vaglio il materiale indiziario raccolto. Le intercettazioni sono prese per “oro colato”, le chiamate in correità sono considerate una prova. La fretta di chiudere le indagini, arrestare nomi eccellenti per prendersi “l’encomio”, la promozione o l’avanzamento di carriera, senza minimamente preoccuparsi delle vite che vengono rovinate non sono in alcun modo sanzionate in caso di successiva assoluzione perché non essendovi una responsabilità civile nessuno paga per gli errori compiuti.

Quali sono, secondo lei, i problemi principali del sistema giudiziario italiano che emergono dalla sua vicenda?

Nel caso che mi riguarda i principali problemi del sistema sono il cinismo e la superficialità degli inquirenti, la pervicacia di un pubblico ministero disposto anche a “ricattare” un innocente usando suo figlio pur di farlo patteggiare e coprire l’errore giudiziario che nasce dalla c.d. teoria del tunnel, ovvero cercare nella persona arrestata il colpevole ad ogni costo, la lungaggine di un processo in cui gli attori principali, i giudici, cambiano continuamente per trasferimenti o sostituzioni, l’uso della custodia cautelare come forma di ricatto per spingere un innocente ad una confessione pur di riottenere la propria libertà, la mancanza di responsabilità civile per cui chi ha sbagliato deve pagare. i giudici possono rovinare la vita di un innocente e spesso lo fanno in modo consapevole in quanto insindacabili, sentendosi al di sopra della legge.

Come ha vissuto il tempo trascorso in carcere e quali sono stati gli aspetti più difficili da affrontare?

Il tempo trascorso in carcere è una lotta per la sopravvivenza in cui si può essere ammazzati in ogni momento. Mancanza di igiene, di ogni forma di rispetto, tentativi di stupro e violenze sessuali sono ordinarie. La mancanza di medicinali per curare le patologie e l’uso improprio di psico-farmaci per annientare la volontà e controllare i detenuti servono a poco. Nella terra di nessuno tutto viene tollerato dagli agenti, anche la violenza tra detenuti, per cui vige la legge del più forte e spesso si esce dal carcere peggiori rispetto al modo in cui si è entrati, pieni di vendetta e senza che vi sia stata la minima rieducazione.  Lo stigma sociale per gli ex detenuti e la perdita di buona reputazione mi hanno accompagnato per tutti i 7 anni di durata del mio processo sino all’assoluzione. Non ho mai perso la mia dignità e non ho barattato la mia libertà con una proposta di patteggiamento.

Quanto è stato importante per lei il ruolo della paternità e della fede durante questa prova?

La fede ritrovata dopo 8 anni è stata per me la medicina che mi ha aiutato ad andare avanti. È stata un’illuminazione. Qualcosa che ancora oggi non riesco a comprendere. Un disegno divino che ha interrotto la mia vita a 300 km/h fatta di vizio e piaceri, denaro e mania di potere, scaraventandomi in un luogo di totale solitudine che mi ha messo davanti alla mia pochezza, ma il Signore era lì ad attendermi e ha curato le mie ferite dandomi la forza per rinascere, anche attraverso la gioia di diventare padre. Ho perso tutto ma ho ritrovato la via che porta alla Verità.

Cosa vorrebbe che i lettori portassero con sé, alla fine della lettura del suo libro?

Ero un avvocato che credeva nella legge e nella giustizia, nell’onestà. Oggi credo molto poco alla giustizia, per come è amministrata in Italia. Amicizie, corruzione, favoritismi, superficialità nelle indagini, mania di grandezza di molti magistrati, sono spettacoli indecenti a cui assisto spesso nel mio lavoro di avvocato penalista. Quando si entra nel tritacarne della giustizia ci vogliono una buona dose di fortuna e un buon avvocato, preparato ed onesto. Durante la mia esperienza ho provato la fame, l’umiliazione, la vera solitudine. Ho anche pensato di farla finita. La fede e la speranza mi hanno dato la forza di andare avanti, senza mai arrendermi e pronto a superare qualsiasi avversità. Ho avuto il mio riscatto personale. La capacità di saper sopravvivere è oggi necessaria ma soprattutto bisogna saper credere in sé stessi e vivere le gioie semplici, l’amore, l’affetto sincero, la solidarietà, l’amicizia, perché la vita può cambiare in ogni momento e solo i veri valori ci aiutano a vincere, a superare le difficoltà, anche le grandi ingiustizie.

Ringraziamo Nicola Sarcinella per aver condiviso con noi una testimonianza così profonda e dolorosa, che rivela una realtà spesso ignorata o nascosta della giustizia italiana. “Nel nome di mio figlio” non è solo un libro autobiografico, ma anche un appello per un sistema più umano e giusto, in cui chi subisce un’ingiustizia possa sperare di ricostruire la propria vita senza il peso di un pregiudizio che è difficile da superare. Invitiamo i lettori a riflettere su queste tematiche e a scoprire, attraverso le parole di Sarcinella, una storia di coraggio e di rinascita.

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