Oggi abbiamo il piacere di intervistare Flavia Sunshine Maldarizzi, autrice del romanzo “Liminal”, un’opera che porta il lettore in terre selvagge e misteriose, nel cuore del Grande Nord. Con un racconto che unisce avventura, passione e introspezione, Maldarizzi ci guida attraverso la vita dei Liminal, le enigmatiche “ombre della foresta”, e dei Revon, il popolo regnante. Attraverso il viaggio di Aithrasjr, giovane erede al trono in cerca di suo padre scomparso, e di Kjla, una fiera e saggia Liminal, si svelano valori profondi come onore, fedeltà e il delicato equilibrio tra natura e umanità. Scopriamo di più su questo mondo incantato, tra miti e messaggi universali, direttamente dalle parole dell’autrice.
Flavia, “Liminal” è un romanzo che evoca scenari epici e personaggi profondi. Com’è nata l’idea di questo racconto ambientato tra i ghiacci del nord e le foreste remote?
Le radici di Liminal vanno certamente ricercate da un lato nella mia passione per la narrativa fantasy, che mi ha accompagnata per tutta la vita sin dall’infanzia, e dall’altro nel mio amore per le terre più settentrionali d’Europa, che ho visitato per anni fin nei luoghi più remoti per trasferirmi infine in un piccolo paese nel sud della Finlandia. La natura, il clima, i paesaggi stessi dei paesi nordici, la cultura tradizionale, così distante dal sud del continente europeo, evocano immediatamente scenari magici ed epici, personaggi forti, capaci di resistere alle intemperie e con una ricca interiorità che permetta loro di superare i lunghi mesi in cui il buio ed il freddo impediscono una vera e propria vita sociale. Inoltre, la convivenza, reale, fra l’antica popolazione indigena del nord, i Sami, la cui storia e cultura ho studiato lungamente, e i moderni abitanti del Nord, mi ha sicuramente aiutato nell’immaginare un mondo dove popoli diversi, con modi di vita estremamente distanti fra loro, cercano di convivere in modo più o meno pacifico.
Nel libro, i Liminal e i Revon incarnano due mondi in contrasto che imparano a conoscersi. Qual è il messaggio centrale che desideravi trasmettere attraverso questa convivenza?
Onestamente parlando, la storia è nata senza avere un vero e proprio messaggio da trasmettere, ma un messaggio infine si è delineato naturalmente. Liminal e Revon capiscono che l’ascolto e l’apertura fiduciosa verso l’altro sono alla base di rapporti pacifici, soprattutto là dove possono esservi differenze di vita e spirituali. Mettere da parte la diffidenza preconcetta e aprire il cuore alla visione dell’altro cercando di comprenderla è la via per creare unione e non divisione. Solo con rispetto reciproco e onesto interesse può esserci una crescita che arricchisce e che non comporta l’appiattimento culturale o il silenzio di una delle parti.
La figura di Kjla è davvero affascinante e unica: una saggia, una combattente, quasi una figura mistica. Ci racconti come è stato per te creare questo personaggio?
Personalmente sono molto legata al personaggio di Kjla. Sarebbe bello essere come lei. Kjla ha in un certo senso le sue radici in me. Ho lavorato sui miei stessi sentimenti e li ho trasportati in una dimensione epica. Li ho donati ad una donna capace, forte e coraggiosa, ma che non ha escluso il suo lato più femminile per ottenere questa sua forza. È una madre, una donna devota al suo amore, una guaritrice fedele al suo ruolo. È in grado di combattere. E nessuna di queste caratteristiche esclude le altre.
La natura è un elemento quasi vivo nel romanzo, capace di influenzare e proteggere. Qual è l’importanza di questo legame con l’ambiente nelle tue storie e nel messaggio di “Liminal”?
Il legame con l’ambiente è centrale nel mio racconto. I Liminal riescono a fruire appieno di ciò che la natura può donare loro, anche e soprattutto in termini di saggezza ancestrale e di conoscenze pratiche, in virtù del grande rispetto ed amore che nutrono per essa. Non si pongono ad un livello superiore, fanno parte del mondo, così come animali e piante; hanno un ruolo nel mondo, così come animali e piante. La natura viene sacrificata ai loro bisogni solo nella misura in cui è necessaria al loro sostentamento e sopravvivenza. Al tempo stesso essa non viene edulcorata. Nelle terre del nord è quasi impossibile farlo. Credo che un passaggio del mio racconto sia esplicativo di come i Liminal si pongono nei confronti della natura. Arrivati vicino alla costa, il piccolo Nalond vede il mare per la prima volta e chiede spiegazioni alla madre. Kjla risponde lui che il mare è come il più grande dei laghi, e sa essere dolce come una pianura o aspro come una vetta, mette poi in guardia il bambino Ricorda sempre di rispettare il mare e la sua potenza. Trovo che gli esseri umani odierni trarrebbero un grande vantaggio riavvicinandosi alla natura in questi termini.
“Liminal” è un racconto che parla anche di crescita interiore e di superamento delle paure. C’è un particolare momento della storia che per te rappresenta questa trasformazione?
Il momento in cui la trasformazione avvenuta si palesa apertamente penso sia rappresentato dal dialogo che i protagonisti principali hanno dopo il salvataggio di Ajar, quando decidono di proseguire insieme verso sud. È allora che i Revon prendono coscienza di quanto i Liminal hanno sempre rispettato il loro popolo e loro superano definitivamente la diffidenza e arrivano a promettere loro fedeltà. Lo sguardo che Aithrasjr e Kjla si scambiano in quel momento è foriero di cosa quel cambiamento comporterà nel futuro dei due popoli, e non solo in loro.
Grazie, Flavia, per aver condiviso con noi il mondo di “Liminal” e le emozioni che lo animano. Il tuo romanzo non solo ci trasporta in luoghi lontani e misteriosi, ma ci invita a riflettere su temi universali come la pace, la conoscenza e l’armonia tra mondi diversi. Speriamo che i lettori possano immergersi con passione in questa avventura straordinaria e scoprire, come i tuoi protagonisti, un po’ più di sé stessi.
