GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: Oggi 5 aprile 2020 – Claudia Rivelli

Oggi abbiamo il piacere di ospitare Claudia Rivelli, autrice del libro “Oggi 5 aprile 2020”, un’opera che nasce dalle riflessioni e dalle memorie durante il periodo del lockdown imposto dalla pandemia di COVID-19. Attraverso il racconto di Mario, un uomo cresciuto in una modesta famiglia contadina in Basilicata, Claudia ci offre uno spaccato sincero della vita nel secondo dopoguerra, un periodo storico che ha segnato profondamente l’Italia. Le pagine del suo libro ci conducono in un viaggio tra i ricordi di un tempo passato, intriso di sacrifici, speranze e piccole gioie quotidiane. Un’opera che invita alla riflessione e alla riscoperta delle nostre radici.

Come è nata l’idea di scrivere “Oggi 5 aprile 2020”? Cosa ti ha spinto a raccontare la storia di Mario e del dopoguerra italiano?

L’opera è nata, come spesso succede nella vita, per caso. Le vicende partono da mio padre, il quale un giorno, durante la pandemia, ha deciso di mettere nero su bianco i ricordi della sua infanzia, in modo spontaneo, per trascorrere le giornate, e di consegnarli alle mie figlie come una sorta di eredità interiore. Poi, una mattina queste righe sono capitate, sempre per caso, tra le mie mani (stavo mettendo ordine in casa!), mi hanno colpito e così ho sentito il desiderio di fare qualcosa di più, di farle arrivare non solo alle mie figlie, ma anche agli altri, soprattutto ai giovanissimi. Ecco che è nato questo piccolo libro, “Oggi 5 aprile 2020”. Ciò che mi ha spinto a raccontare la storia è la consapevolezza, sempre più forte, di quanto sia importante tenere vivo il passato, sapere cosa è successo anche alla gente semplice, che ha vissuto la guerra e le sue conseguenze, che ha tirato avanti, ha cercato di sopravvivere e poi migliorare le proprie condizioni di vita. La storia di Mario è un invito a riscoprire una fetta di passato, che non troviamo sui libri (cioè, la grande storia), ma la quale, ahimè, è esistita, è la storia degli umili, che io ritengo altrettanto preziosa, da lasciare soprattutto ai ragazzi.

Mario è un personaggio reale o frutto della tua immaginazione? Qual è il legame tra la sua storia e le tue esperienze personali?

Mario è il nome di mio padre e la storia che ho scritto è ancorata, come ho detto, ai suoi ricordi. È un racconto sincero e autentico di quegli anni di grandi sacrifici e piccole gioie. Il suo racconto è ovviamente molto legato a me per motivi familiari, affettivi: diversi degli episodi narrati mi sono stati raccontati da piccola (ad esempio capitava che tornavo da scuola e raccontavo ciò che mi era successo in mattinata ed egli faceva il confronto con un episodio analogo accaduto a lui da piccolo, magari mettendo in evidenza la rigidità dell’insegnante dei suoi tempi o il non avere soldi per comprare un quaderno). Ciò accadeva per semplice associazione di idee, accidentalmente. Rimettere insieme le vicende in modo logico e coordinato e creare un libro è stata per me un’esperienza che interiormente mi ha arricchito molto.

Nel libro affronti un periodo storico di grande trasformazione per l’Italia. Quali aspetti della vita contadina e del secondo dopoguerra hai voluto maggiormente mettere in risalto?

La povertà, i sacrifici, ma anche le piccole gioie, gli aspetti negativi e positivi. Quando non si ha niente, spesso succede che si è contenti di poco e si apprezza ogni piccola cosa. Nella vita contadina raccontata in generale dagli anziani sento una dignità nascosta, ma ammirevole e fatta di solidarietà. Mi viene in mente il dipinto “I mangiatori di patate” di Van Gogh: una modesta famiglia di contadini intorno a un tavolo appena illuminato che consuma la misera cena. Emergono le figure rocciose, deformate dal duro lavoro nella terra, le mani nodose dalla fatica e l’espressione stanca, ma persone che mangiano il frutto del loro lavoro con totale onestà. Oggi, nel mondo del benessere, diamo spesso per scontate molte cose, dall’acqua dei rubinetti di casa alla luce elettrica, e mille altre comodità che una volta molti non avevano a disposizione e che oggi ci sono grazie agli sforzi delle generazioni passate, le quali hanno saputo rimettersi in piedi a partire dal dopoguerra. Non apprezziamo gli agi in cui viviamo e dimentichiamo che nel mondo, ahimè anche nel nostro paese, la povertà è una piaga che ancora colpisce molte persone.

La pandemia ha costretto molti di noi a fermarsi e riflettere. In che modo il lockdown ha influenzato il tuo processo creativo e la stesura del libro?

Se durante quel periodo tragico, di morte, di isolamento, di limiti alle nostre libertà, ci sforziamo di trovare qualcosa di buono, forse la risposta è il “tempo a disposizione”. Siamo stati costretti a fermarci, a riflettere, a fare il punto della situazione. E magari in quel frangente qualcuno ha trovato modo di prendere una penna e un foglio (o probabilmente uno smartphone) e buttare giù i propri pensieri. Mario lo ha fatto con la penna. E io ho continuato il suo lavoro.

Quale messaggio speri che i lettori possano portare con sé dopo aver letto il tuo libro?

Spero che i più “maturi” abbiano ripercorso con un pizzico di positiva nostalgia i tempi passati, rivedendosi in quel periodo storico di ricostruzione da zero. Ma credo che questo breve romanzo possa costituire ancor di più una piccola testimonianza da lasciare alle giovani generazioni, sia per preservare il ricordo di un momento storico difficile, quello appunto del dopoguerra, sia perché vuole essere un invito ai giovani a non scoraggiarsi. Certo, oggi viviamo in un contesto diverso, ma alla fine ogni epoca ha le sue difficoltà e quindi il messaggio di Mario è di andare avanti, di sognare anche partendo da poco e cercare la strada per un mondo migliore. Dovere di noi adulti è trovare il tempo per raccontare e trovare il tempo per ascoltarli (ne hanno tanto bisogno). Il tempo… alla fine è sempre lui ad occupare una posizione cruciale.

Grazie, Claudia, per aver condiviso con noi il viaggio dietro la scrittura di “Oggi 5 aprile 2020”. La tua opera ci offre uno sguardo profondo e autentico su una parte di storia che spesso passa inosservata, ricordandoci l’importanza di preservare e trasmettere la memoria. Auguriamo a te e al tuo libro il miglior successo, con la speranza che le storie del passato possano continuare a ispirare le generazioni future.

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