Oggi abbiamo il piacere di incontrare Guido Postiglione, autore del romanzo “Mors”, un’opera che affronta temi profondi come la vita, la morte e il significato dell’esistenza. Nel libro, la figura della Morte assume contorni inaspettati e si manifesta in modo tutt’altro che convenzionale: niente mantello scuro, niente falce, ma un aspetto rassicurante, quasi familiare, che sorprende e fa riflettere. Mors si presenta a casa di Alfonso, un uomo di 84 anni che, stanco della vita, meditava di “togliere il disturbo”. Ma l’incontro tra i due cambia ogni prospettiva. Abbiamo l’opportunità di esplorare insieme all’autore le riflessioni e le ispirazioni che hanno dato vita a questo intrigante romanzo.
Guido, la figura della Morte è stata rappresentata in modi molto diversi nel corso della storia della letteratura e del cinema. Cosa ti ha spinto a darle l’aspetto di un uomo anziano, quasi rassicurante, in contrasto con l’immaginario collettivo?
Vero, la morte è stata rappresentata in vari modi sia in letteratura sia nei film ma quasi sempre in maniera negativa perché prevale l’aspetto che l’identifica come la fine di una cosa unica meravigliosa, che vorremmo godere più a lungo. La sua apparizione ad Alfonso nelle vesti umane, di un “quasi” Babbo Natale fin dall’inizio benevolo e rassicurante vuole smitizzare l’immagine che incute timore e spavento. Del resto senza Mors, la vita non avrebbe il fascino e la valenza che ha e sarebbe di una noia mortale; basta immaginare un’esistenza senza fine, eterna. Quando si è giovani, la morte non ci appartiene ed è lontana dai nostri pensieri, con il trascorrere del tempo e con la vecchiaia diventa una compagna assidua della nostra mente e quando si è stanchi e sofferenti un’amica caritatevole, che ti porta in dono l’oblio.
Nel romanzo, Alfonso e Mors intraprendono un dialogo profondo su tematiche esistenziali come l’inizio della vita e ciò che ci aspetta dopo la morte. Quali riflessioni personali ti hanno spinto a esplorare questi argomenti?
Tutti, nel corso della propria esistenza si sono posti la domanda di come sia iniziata la vita, quale ne sia il senso compiuto e cosa ci aspetta dopo. L’uomo non ha mai accettato la casualità della vita e il nulla dopo la morte, la paura di entrambe ha generato le religioni, quasi un salvacondotto per una vita in progress. La necessità di trovare sempre risposte a tutto, ci sono cose che non hanno risposte, che non saranno mai trovate e che vanno accettate così come sono. La morte non “toglie” la vita, non è parte attiva ma passiva, non uccide, in effetti una sorta di notaio, che con la sua presenza certifica la fine. La vita è iniziata sul nostro pianeta per effetto del Big Bang, la grande esplosione avvenuta circa 15 miliardi di anni fa, presumibilmente. Materia e gas, che sono sempre esistiti, nessuno li ha creati, scagliati nello spazio hanno generato pianeti, asteroidi tondeggianti. Sulla terra, i gas presenti tra cui l’idrogeno e l’ossigeno si sono “combinati” nell’acqua, fonte di vita. La teoria di Darwin sull’evoluzione della specie spiega l’inizio della vita dell’uomo come è oggi.
Mors, il “notaio dei decessi”, è inizialmente un essere neutrale e distaccato, ma pian piano si fa curioso e consapevole. Come hai sviluppato questo cambiamento nel personaggio? È stato qualcosa che avevi pianificato dall’inizio?
Vita e morte sono due facce della stessa medaglia, strettamente connesse tra di loro pur non incontrandosi mai, se non nei pensieri dell’uomo riflessivo e consapevole. Questo è il caso in cui Mors partecipa alla vita di Alfonso, ne influenza il percorso lo rende migliore, diventa quasi un amico. Nel libro, l’incontro di Mors con Alfonso avviene per un corto circuito vita-morte straordinario ed è vissuto dopo un inizio incerto, con curiosità di approfondimento delle reciproche conoscenze, con Mors che diviene partecipe della vita e ne apprezza l’amore in tutte le sue espressioni. Devo confessare che non avevo previsto un cambiamento di atteggiamento da parte di Mors, che avviene spontaneamente attraverso il dialogo e l’amicizia con Alfonso.
Alfonso, nonostante la sua iniziale decisione di abbandonare la vita, finisce per essere salvato dalla Morte stessa. Come hai bilanciato il tema della morte con un messaggio di rinascita e speranza?
Il tema della morte è bilanciato più che dal messaggio di speranza e di rinascita, da quello che ho definito oblio un po’ quello che è per il buddismo il Nirvana, cioè l’assenza di qualsiasi sensazione con la differenza che nell’oblio non c’è la consapevolezza spirituale. Nessuno ha ricordi, pre-nascita, di consapevolezza dell’io che per un breve istante diviene consapevole con la vita per poi tornare inconsapevole con la morte. Da vivi, proviamo un dolore terribile pensando che non rivedremo più i nostri affetti, i nostri amori, nell’oblio questo non avviene, in ogni caso ci sono solo due possibilità, tertium non datur, o c’è una continuità di vita post-mortem e ben venga comunque sia o non c’è, ma non ci sarà nessuna consapevolezza e nessuna sofferenza.
Infine, “Mors” è un romanzo che invita i lettori a confrontarsi con la fine dell’esistenza in modo più sereno e riflessivo. Quale messaggio speri che i tuoi lettori portino con sé dopo aver letto la tua opera?
In effetti, il messaggio che intendo trasmettere ai lettori del mio libro, oltre a quello che traspare chiaramente, fin dall’inizio, con la raffigurazione della morte nelle vesti bonarie di un Babbo Natale, trova il suo riferimento ad una risposta di Mors ad una delle tante domande di Alfonso, su cosa fosse mancato nella sua vita… “Amore” disse Mors, amore per la vita, che è casuale ed una sola, amore per le persone, per gli animali, per le piante. Vita da vivere sempre nel presente, senza tuffi all’indietro nel passato o in avanti nel futuro, in maniera consapevole perché è un attimo, un sospiro fatto di tanti attimi e sospiri, irripetibile e meravigliosa.
Grazie, Guido, per aver condiviso con noi il viaggio creativo che ti ha portato a scrivere “Mors”. Il tuo romanzo non solo ci invita a riflettere sul significato della vita e della morte, ma lo fa attraverso una prospettiva inedita e toccante. Siamo certi che i lettori troveranno in queste pagine una fonte di profonda ispirazione.
