GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: Un foglio bianco… – Ivano Guidotti

Oggi abbiamo il piacere di dialogare con Ivano Guidotti, autore del libro “Un foglio bianco…”, un’opera che fonde spiritualità e introspezione con il fascino di un viaggio fisico e simbolico in India. In un momento di profonda ricerca interiore, il protagonista del romanzo si confronta con temi universali come la presenza di Dio e il senso della vita, con un compagno di viaggio davvero particolare: Jesus. Un’opera che invita a riflettere non solo sulla dimensione religiosa, ma anche su quella umana, nella sua interezza. Ivano, grazie per essere qui con noi oggi per raccontarci di questa esperienza narrativa unica.

Il protagonista del tuo libro si trova a un bivio spirituale che lo porta a esplorare il concetto di Dio in modo molto personale. Come è nata l’idea di farlo accompagnare da Jesus in questo viaggio?

Il bivio spirituale che affronta non è altro che la somma di tutte le domande alle quali non è stato in grado di dare una risposta. Quindi, perché non portarsi dietro la risposta, in attesa di incontrare le domande? E se fosse Jesus ad accompagnare il protagonista? Credo che in questa storia, non ci sia “chi accompagna chi”. Quando si comincia a mettere da parte il concetto dell’uomo, per dare spazio all’uomo, allora smette anche di esserci un protagonista-.

La scelta dell’India come destinazione del viaggio del protagonista è molto significativa. Cosa ti ha ispirato a scegliere questo luogo, e cosa rappresenta per il percorso di crescita interiore del personaggio?

L’India è stato un labirinto dentro al quale infilarlo, senza un’Arianna a concedergli un filo. Là si partiva ad armi pari, il “protagonista” aveva l’opportunità per guardarsi dentro, senza l’impegno di dover individuare in anticipo la strada. Le voci, per lui, in India erano soltanto brusio, non riconosceva le parole, il malcontento di un uomo medio spariva e in quella condizione di colino, poteva filtrare le percezioni senza inquinamenti: poteva crescere.

Nel libro, la povertà e le disillusioni della vita a Delhi diventano parte integrante del viaggio. Come hai intrecciato la realtà sociale con la ricerca spirituale del protagonista?

Stravolgendo la parola ingiustizia. In molte aree del Rajastan, un numero molto importante di famiglie vive vicino alla soglia della povertà, quella calcolata, moltissime invece, vive in quello spazio di povertà che valuta l’istinto della maggior parte delle persone che leggeranno questo libro. La cosa che sovverte tutto è la predisposizione al prossimo di questa gente, il loro sorriso. È la povertà interiore che non ci permette di ridere, è la paura di perdere i privilegi che ci rende tristi. Dovremmo voler ridere, piuttosto che avere. È ingiusto che non si riesca a capirlo: è nel terreno che scoprirà il divino mentre nel sociale, incontrerà lo spirituale.

Jesus, nel romanzo, mantiene un atteggiamento rispettoso verso la cultura indiana. Cosa hai voluto comunicare attraverso questa scelta narrativa in un mondo spesso caratterizzato da divisioni e pregiudizi?

Dai a Cesare ciò che è di Cesare e dai a Dio ciò che è di Dio. Diceva questo, sapendo che i romani lo avrebbero crocefisso: come avrebbe potuto non essere rispettoso nei confronti di un popolo che lo ha accolto? È l’accoglienza il fulcro, l’accettazione della diversità. Il pregiudizio è un’invenzione dell’uomo contro un altro essere umano, senza logica, senza fondamento.

Il linguaggio evocativo del tuo libro sembra quasi voler portare il lettore in un viaggio visivo oltre che spirituale. Quanto è importante per te il potere delle immagini e delle sensazioni nella narrazione?

Avendo una passione fotografica, ho sempre creduto nelle immagini ed è inevitabile il legame tra immagine e sensazione. A differenza della fotografia però, dove l’immagine lascia poco all’immaginazione, la narrazione dell’immagine permette di spaziare entrando nella personalità, ampliando lo spazio dove infilare le sensazioni. Spesso nei miei racconti, mi evito di dare anche un nome al personaggio di riferimento, per lasciare ampio spazio a chi legge, per scrivere quel “foglio bianco” a proprio piacimento, permettendo di appropriarsi del personaggio in modo che non sia esclusiva di nessuno.

Grazie, Ivano, per averci accompagnato in questo affascinante percorso di riflessione. “Un foglio bianco…” offre al lettore una prospettiva unica e profonda sulla spiritualità, invitandolo a porsi domande importanti sulla propria esistenza. Siamo certi che i lettori troveranno in questo libro non solo una storia intensa, ma anche uno stimolo a guardare oltre i confini del conosciuto. Ti auguriamo il meglio per i tuoi futuri progetti e speriamo di poterti incontrare di nuovo per scoprire cosa ti riserverà il prossimo capitolo della tua carriera letteraria.

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