Oggi abbiamo il piacere di ospitare Lucio Pellegrino, autore del romanzo “I cinque marchi”, una storia che esplora i confini tra realtà e mito, tra bene e male, attraverso una narrazione avvincente e carica di mistero. Al centro del racconto troviamo Anna e Keith, una coppia unita che si trova a fronteggiare una grave malattia, costretta a fare scelte difficili quando un amico offre loro una via d’uscita inaspettata. Attraverso l’incontro con una tatuatrice enigmatica, i protagonisti intraprendono un percorso che mescola sogno e realtà, portandoli verso un finale sorprendente. Scopriamo di più su questa affascinante opera e sul suo autore.
Lucio, il tuo romanzo presenta una trama ricca di simbolismi e intrecci tra realtà e mito. Da cosa è nata l’idea di raccontare la storia di Anna e Keith?
L’idea iniziale è partita grazie ad un sogno di cui non mi prendo il merito, dato che è venuto ad una mia cara amica. Dal suo racconto di quanto aveva sognato, sebbene non fossero che poche immagini confuse è nata l’idea di approfondire questa idea di base, che si è sviluppata in quello che ora è il romanzo.
La tatuatrice misteriosa è una figura catalizzatrice nel romanzo. Puoi raccontarci di più su questo personaggio e sul suo significato nel contesto della storia?
La tatuatrice è il protagonista nascosto del mio romanzo, senza la quale l’opera non potrebbe evolversi e senza la quale non avrebbe mai avuto la luce. È stato il primo personaggio che ho scritto mentre iniziavo a fondare le basi di questo libro, per lungo tempo doveva persino essere citata nel titolo. È un personaggio enigmatico, freddo e calcolatore, sola in un mondo che non potrà mai accettarla, eppure ha ormai fatto pace con i demoni del suo passato e cerca di fare del suo meglio per aiutare estranei bisognosi e senza speranza, così come è stata lei stessa per gran parte della sua esistenza.
Il tema della malattia e della lotta per la vita attraversa tutto il libro. Come hai affrontato la rappresentazione di un argomento così delicato, e quale messaggio speri di trasmettere ai lettori?
Le malattie fanno parte della vita di tutti, temo non esista persona che non abbia avuto un proprio caro affetto da qualche malanno nel corso della propria vita, e proprio per questo non è mai facile scrivere di un simile argomento. Credo non esista sensazione peggiore di trovarsi davanti qualcuno che amiamo indebolito e debilitato dalla malattia, e spesso non possiamo fare altro che affidarci impotenti all’ignoto. C’è chi si affida alla medicina, chi alla religione, ognuno fa quello che può per trovare una qualche speranza, speranza che ci muove a prendere decisioni a volte folli. Il messaggio che vorrei trapelasse è che tutti noi abbiamo un tempo limitato a nostra disposizione, spesso non è quanto avremmo desiderato, ma qualsiasi tempo abbiamo va sfruttato al massimo, senza mai perdere la speranza nel futuro.
La tua scrittura è intrisa di tensione e suspense, tenendo il lettore col fiato sospeso fino all’epilogo. Quali sono le tue fonti di ispirazione per creare questo tipo di atmosfera narrativa?
Amo molto il cinema in tutti i suoi generi, sicuramente ho preso spunto dai grandi maestri della suspence come Hitchcock per citarne uno, o scrittori dell’orrore quali Lovecraft, Edgar Allan Poe e Stephen King. Amo molto giocare con le aspettative dei lettori, cercando in tutti i modi di non scoprire le mie carte fino all’ultimo, inserendo sorprese lungo tutta la durata del racconto. Puoi avere il sentore che qualcosa stia per andare storto o che la soluzione sia finalmente a portata di mano, ma mi piace far dubitare fino alla fine chi legge.
Il finale del libro è particolarmente sorprendente e lascia spazio a diverse interpretazioni. Quanto è stato importante per te mantenere questo elemento di incertezza e ambiguità nel corso della trama?
Ben prima di iniziare a scrivere il romanzo mi erano chiare due cose: il personaggio della tatuatrice ed il finale del racconto, il resto è venuto una pagina alla volta. L’obbiettivo è sempre sorprendere il lettore, se dopo il primo capitolo sa come andrà finire il racconto hai fallito nel tuo modo di raccontare, per questo mi piace creare incertezza. Fino alle ultime battute può ancora accadere tutto, ogni personaggio è ancora presente, la posta in palio è ancora alta, ma devi aspettare l’ultimo capitolo per scoprire come andrà a finire.
Grazie mille, Lucio, per aver condiviso con noi il tuo percorso creativo e per averci introdotto nel mondo di “I cinque marchi”. Siamo sicuri che i lettori rimarranno affascinati dalla profondità dei tuoi personaggi e dalla trama ricca di colpi di scena. Ti auguriamo un grande successo con questo romanzo e non vediamo l’ora di scoprire le tue future opere!
