Oggi abbiamo il piacere di parlare con Antonio Andrich, che insieme a Patrizia Burigo, è autore della raccolta poetica “L’altra nostra anima”. Questo libro è nato da un incontro speciale, un’amicizia che ha saputo trasformarsi in un progetto letterario in cui i due autori hanno unito i loro mondi interiori per dare vita a un’opera che parla di intimità, amore e disamore, del vivere quotidiano e della continua ricerca di significato in un’epoca dominata dall’antropocene. Ogni poesia è uno specchio della loro anima, un viaggio tra le acque del disgelo e i greti aridi dell’estate, tra solitudine e un comune sentire. Esploriamo insieme il percorso che li ha portati alla creazione di questo libro.
Antonio, “L’altra nostra anima” nasce da un incontro e da un’idea di condivisione molto intima. Com’è nato questo progetto e come è stato scrivere insieme un’opera così personale?
Il progetto è nato dalla volontà di condividere un sentire comune tra me e Patrizia, amici all’interno di un collettivo che da sempre si occupa di poesia. Un sentire sulle cose, sulla vita, sul nostro mondo interiore e sulla relazione tra il dentro e il fuori di noi. Questo progetto è una sfida, una sorta di coabitazione, è nato come un esperimento nel mettere le nostre due anime sotto lo stesso tetto. Pur dentro una struttura e una linea coerente che abbiamo dato al libro, ci siamo lasciati liberi nelle nostre scelte, quasi a raccontarci a distanza, liberi nel decidere cosa scrivere e quante poesie inserire all’interno delle singole sezioni, pur in un bilanciamento finale di 46 poesie a testa. In realtà è stato naturale sommare e unire i nostri versi fino alla composizione finale, senza necessità di filtri in un rapporto di stima reciproca e di affinità d’animo.
Le vostre poesie esplorano il rapporto tra il “dentro” e il “fuori”, il “noi” e l’“io”. Qual è il significato di questa dualità e come emerge nelle vostre opere?
Ognuno di noi due esprime la propria intimità nelle poesie che si alternano nelle tre sezioni del libro, ma nello stesso tempo le parole e le immagini evocative si rincorrono, i versi si parlano (il sottotitolo, infatti, non a caso è “da sponda a sponda”) attraverso un ponte virtuale che unisce le nostre due anime “nell’altra nostra anima”. La dualità si manifesta quindi in una sorta di eco, un dialogo poetico dove le parole, pur nella diversità del linguaggio, si cercano e si aspettano. È una chiave di lettura che lasciamo al lettore, un gioco nello scoprire quali siano le poesie che si parlano, quali risposte siano corali e quali versi cantino dello stesso canto.
La raccolta è divisa in tre sezioni che accompagnano il lettore attraverso un filo conduttore. Può parlarci di come avete strutturato queste sezioni e cosa rappresentano per voi?
Le sezioni sono tre. Nella prima sezione si trovano gli sguardi sull’esistenza ed in particolare qui si sviluppano i temi dell’amore, del disamore, degli abbandoni e anche della morte; nella seconda lo sguardo si sposta sull’intimità del percorso quotidiano, sui chiaro scuri del vivere, potremo definirli i canti di luce e libertà, sul sentire e sul sentirsi parte del nostro mondo con un’attenzione particolare al mondo naturale, e allo stesso tempo con la volontà di estraniarsi e distinguersi con un anelito alla ricerca del senso del nostro pellegrinare terreno; la terza sezione è quella della poesia civile, l’impegno ad essere la voce di chi non ha voce, chi è inascoltato per fragilità, per violenza, per abbandono, per indifferenza. Questa terza sezione, inoltre, contiene anche la poesia che grida le ingiustizie e le violenze quotidiane, sia che siano del singolo che della collettività.
Il concetto di “antropocene” emerge nel vostro lavoro. In che modo la vostra poesia riflette sul mondo contemporaneo e sull’impatto che l’uomo ha sull’ambiente e sul proprio senso di appartenenza?
Soprattutto nella seconda sezione e poi anche nei testi della poesia civile, emerge il rapporto dell’uomo con il mondo esterno. Un mondo ostile quello dove nascono i nostri versi, quasi separato, dove la risposta antropocentrica, vorrei dire la visione ancora imperiale, ancora violenta e maschilista, non meritano la nostra compassione. Un mondo dove la natura non è mai al centro, non è mai oggetto di cura, non è parte, è un mondo destinato al fallimento e alla decadenza. Mentre per noi esserne parte in un’intima fusione, ci aiuta a capire il senso del nostro vivere; nel rispetto meravigliato e misericordioso in tutto ciò che vive, troviamo la giusta distanza e la comprensione di cosa significa essere umani, di cosa significa essere altri: essere uomo, donna, terra, roccia, foglia, albero, essere il vento che ci pulisce e ci guida.
Nel libro si percepisce una continua oscillazione tra il desiderio di solitudine e l’aspirazione a un’unione. Cosa vi ha ispirato a esplorare questa tematica e come pensate che possa risuonare nei lettori?
La prima idea di sottotitolo era “Leggimi due volte”, ad indicare il doppio, la pluralità di voci e in un certo senso la distinzione nell’unità. Nelle poesie il lettore troverà un me e un noi, un vivere pieno e solitario con la tentazione permanente di un intimo e monastico isolamento, avrà la percezione di una perdita mai colmata, una diversità che però in fondo esprime un unico sentire. Direi che è quasi palese la fuga dentro di noi, con riletture della propria vita e delle proprie relazioni, in percorsi alla ricerca del senso, con domande aperte e a volte con risposte che danno un respiro, una possibilità, un cambio di direzione. È comunque sempre presente la tensione tra l’isolamento e la relazione che sia a due o che sia con il tutto, una tensione guidata dalla paura, dalla fragilità, dal desiderio ma anche dalla usuale e confortante ricerca della felicità, che trova dimora in tutto ciò che chiamiamo amore e quindi necessariamente relazione, dedizione, accoglienza e cura
Grazie, Antonio, per aver condiviso con noi i vostri pensieri e l’intimità del vostro processo creativo. “L’altra nostra anima” è un viaggio profondo e toccante che invita il lettore a esplorare se stesso, scoprendo nuovi significati a ogni rilettura. Siamo certi che il vostro libro continuerà a toccare il cuore di chi lo leggerà, rivelando sempre nuove sfumature e portando alla luce quell’“altra possibile faccia” di cui ci ha parlato.
