Benvenuti sul blog del Gruppo Albatros, dove oggi abbiamo il piacere di ospitare Francesca Pascucci, autrice del libro “Vite parallele. L’abito di chiffon”. Un’opera che ci trasporta nel cuore di una storia emozionante e profonda, dove i legami familiari e i ricordi d’infanzia si intrecciano in modo delicato e nostalgico. La protagonista, Rosemary, ci conduce attraverso un viaggio nei suoi ricordi, dove la città di Roma, i suoi nonni e una boutique speciale diventano scenari di momenti significativi e commoventi. Francesca, grazie per essere con noi oggi. Siamo curiosi di conoscere di più sulla tua ispirazione e sul viaggio narrativo che hai creato in questo libro.
Francesca, cosa ti ha ispirato a scrivere la storia di “Vite parallele. L’abito di chiffon”? C’è un momento preciso della tua vita che ti ha spinto a esplorare questi temi?
Crescendo, la vita si presenta ad ognuno di noi mostrandoci i molteplici alti e bassi che si susseguono nel corso degli anni con gioie e dolori. La perdita di mia madre è stata per me motivo di grande sofferenza e col tempo si è trasformata in una dolce nostalgia. Ricordo i momenti belli trascorsi insieme e anche quelli drammatici dovuti alla malattia che aveva preso il sopravvento su di lei. Cercava di ignorare ciò che le stava accadendo almeno finché era con noi facendosi vedere sempre serena e ottimista per trasmetterci la forza e la speranza che tutto sarebbe andato per il meglio. Malgrado la sua volontà, pur avendo lottato, la malattia l’ha sopraffatta indebolendo il suo organismo fino a sfinirlo. Oggi aprendo l’armadio, vedere il suo abito preferito, che ancora oggi conserva il suo profumo, mi fa sentire viva la sua presenza. Conservo quell’abito con cura e quando lo indosso mi sembra di sentire il suo abbraccio.
La città di Roma gioca un ruolo centrale nel romanzo. Qual è il tuo legame personale con questa città e come hai scelto i luoghi che Rosemary visita nella sua infanzia e nel presente?
Roma è una grande bella città e quando ero piccola, spesso, insieme alla mia famiglia l’abbiamo girata come turisti, visitando anche le molteplici ville, tra le quali Villa Torlonia. Al termine della passeggiata della Villa, risalendo su Viale Regina Margherita verso Viale Liegi, arrivavamo a Piazza Buenos Aires, conosciuta anche come Piazza Quadrata. Da li a due passi c’è il piccolo quartiere Coppedè. Quando varcavo l’arco con il grande lampadario in ferro battuto, mi sembrava di entrare in un mondo fatato e le rane che erano tutte intorno alla fontana apparivano ai miei occhi animate. Sono tornata spesso in quel quartiere e tuttora riesco ad avere quella sensazione di quando ero bambina.
Il tema delle “vite parallele” e degli incontri nei sogni è affascinante. Come hai sviluppato questa idea e cosa rappresenta per te nel contesto della narrazione?
Nelle ore notturne, durante il sonno, mi è capitato spesso di incontrare nei sogni le persone che mi sono venute a mancare e rivivere con loro dei momenti bellissimi in situazioni chiaramente non reali. Ma, nonostante ciò, la sensazione era comunque molto coinvolgente. Quindi ho ripercorso, attraverso il libro, le mie emozioni oniriche.
Rosemary rivive i suoi ricordi d’infanzia con i nonni, figure centrali nella sua vita. Quanto è importante per te l’eredità emotiva e familiare nella costruzione dei tuoi personaggi?
Partendo dal presupposto che non ho avuto la fortuna di crescere con i nonni, perché venuti a mancare molto presto, conservo solo dei ricordi sbiaditi e frammentati. È importante la presenza dei nonni nella vita dei bambini, perché attraverso i loro racconti, la loro pazienza e la loro infinita dolcezza apportano un valore aggiunto nella vita di ognuno di noi. I nonni ci accompagnano nel nostro percorso di crescita donandoci la loro saggezza. I valori della famiglia sono fondamentali per la nostra formazione e per continuare a camminare in una società che mantenga alto il concetto del rispetto.
C’è un messaggio particolare che speri i lettori portino con sé dopo aver letto il tuo libro? Qual è la riflessione più importante che vorresti lasciare al pubblico?
Vorrei che arrivasse un messaggio d’amore che alleggerisca gli animi dalla cattiveria di cui spesso si sente parlare nei fatti di cronaca sperando che nel futuro l’umanità possa rendere questo mondo migliore di oggi.
Francesca, grazie mille per aver condiviso con noi i tuoi pensieri e il dietro le quinte della creazione di “Vite parallele. L’abito di chiffon”. È stato un vero piacere esplorare i temi del tuo libro e comprendere il profondo legame che hai con la storia di Rosemary. Siamo certi che i nostri lettori saranno altrettanto affascinati da questa toccante opera. Ti auguriamo tanto successo e aspettiamo con ansia i tuoi prossimi progetti letterari!
