GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: Scapadaca’ – Nello Ghione

Benvenuti sul blog del Gruppo Albatros! Oggi abbiamo il piacere di ospitare Nello Ghione, autore del coinvolgente romanzo di formazione “Scapadacà”. Ambientato nei primi del Novecento, il libro racconta la straordinaria storia di Quintino, un giovane coraggioso che decide di fuggire in cerca di fortuna e realizzazione personale. Affidando le sue speranze al canto, Quintino vive una vita segnata da grandi emozioni, sofferenze, ma anche dall’amore e dall’amicizia. Tra nostalgia e ambizioni, la sua vita prende una svolta inaspettata con l’arrivo della guerra, che sovverte ogni cosa. Sarà ancora possibile per Quintino trovare la vera felicità? Scopriamolo insieme direttamente dalle parole dell’autore.

Nello, “Scapadacà” è un romanzo che tocca il cuore per la sua profondità emotiva e la ricchezza dei suoi personaggi. Puoi raccontarci cosa ti ha ispirato a scrivere questa storia?

Mi ha ispirato a scrivere Scapadacà il lungo vissuto (anni 89) con curiosità e con spirito di avventura sin da ragazzo, tant’è che passavo giornate intere in casa dei partigiani azzurri e li seguivo sin anche durante le perlustrazioni. In seguito, la Marina Militare mi ha permesso di girare il mondo, di apprendere con avidità e di istruirmi onde avere conoscenza, sui modi di vivere e sui caratteri degli indigeni.  Così ho potuto giostrarmi con la scrittura e inventarmi la vita avventurosa di Quintino, vissuto in Piemonte occidentale, uno dei tanti, rinomato dai vecchi, da coloro che hanno fatto la Prima guerra mondiale e che lo trovarono tra gli orrori della trincea. Bellissimo alpino, con voce stupenda. Per amore e per spirito d’avventura fuggì da casa; per lunghi anni ne portò il rimorso. Il suo percorso è il mio in quanto in tutte le località da lui frequentate, eccetto la foresta andina, io ci sono stato. Grazie alla mia vita da marinaio ho potuto costruire la vita di Quintino.

Quintino è un personaggio complesso e affascinante. Come hai sviluppato il suo carattere e quali aspetti della sua personalità ritieni siano più importanti per la trama?

Quintino nasce da una famiglia numerosa e rissosa, ma seria adusa al lavoro faticoso, rispettosa verso gli altri e verso lo Stato. Quintino, essendo l’ultimo della nidiata, vive l’infanzia libero e sognatore, coccolato dalla sorella e dalla madre sino a quando una brutta malattia la portò fuori senno.  È fiero della sua bellezza e soprattutto della sua brillante e potente voce che voleva educare per poter calcare i palcoscenici più prestigiosi. È curioso, il suo sogno sin da ragazzo è vedere il mare, solcarlo, andare oltre le terre europee, vivere una vita spensierata anche, ma onesta ed impegnativa. In Lui c’è un po’ di quel volli sempre volli dell’Alfieri che lo porta a sperimentare la gioia dell’anima e dell’amore con la A maiuscola, ma ci sono anche amarezze e delusioni cocenti. È ben cosciente che nulla è eterno e che nella vita reale queste si alternano. Lui ha molta fede, cementata dall’incontro del monaco sgraziato della chiesa del Carmine. Spera sempre nel bene anche quando pare che tutto il mondo gli sia contro.  Questi sono gli aspetti della personalità di Quintino che lo rendono così affascinante agli occhi di tutti.

nello ghione

Il tema della nostalgia è centrale nel tuo libro. Come hai reso questa sensazione così palpabile e reale attraverso la narrazione?

Nel trascorso della mia vita ho avuto la possibilità di frequentare tanti emigranti: li ho visto piangere e baciare la terra natia. Ciò che rende grama la vita dell’esule è la grande nostalgia che arrovella l’animo anche nella dovizia. I parenti, il paesello, le fiere, le festività paesane sono attaccate alla persona come i tatuaggi sulla pelle. Ecco da dove nasce e si alimenta la nostalgia. E l’animo generoso e fantasioso di Quintino non ne è affatto esentato.

La guerra rappresenta un punto di svolta nella vita di Quintino. Quali sfide hai incontrato nel descrivere l’impatto della guerra sui personaggi e sulla trama?

Ho frequentato i reduci di guerra, in particolare quelli del 15-18 anche perché un mio prozio si guadagnò la medaglia d’argento al valore sul monte Rombon.  E con loro era facile infiammarsi d’amor patrio, entrare nelle trincee, nei camminamenti dei combattenti, sentire il lamento dei feriti e dei moribondi e il canto nelle retrovie dei vincitori; immaginarsi l’ansito spasmodico nel momento dell’assalto, la malinconia e I patimenti della solitudine.  Quintino provò tutto questo in uno stato d’animo depresso per non aver notizie certe in vita del suo ultimo grande amore: Rosa.

“Scapadacà” parla di sogni, ma anche di delusioni e speranze ritrovate. Qual è il messaggio principale che desideri trasmettere ai lettori con questo romanzo?

La vita è quale ce la fa l’indole nostra. I sogni, i desideri non bisogna mai accantonarli, ma tenerli sempre vivi, essere gioiosi e fiduciosi, anche nelle avversità. Il sole nasce per tutti; l’uomo in fondo è amore.  E Quintino amò con passione vera. La sua vita fu accompagnata dall’amore, dall’amicizia e purtroppo anche dalla morte delle persone a lui più care. In sintesi, Quintino in Scapadacà è l’archetipo dell’uomo vero e integro.

Grazie mille, Nello, per aver condiviso con noi il dietro le quinte di “Scapadacà” e per averci permesso di entrare nel mondo di Quintino. La sua storia di lotta, sogni e resilienza è una fonte di ispirazione per tutti noi. Auguriamo a te e al tuo libro il massimo successo e non vediamo l’ora di leggere le tue prossime opere. Ai nostri lettori, vi invitiamo a non perdere “Scapadacà”, un romanzo che vi porterà in un viaggio emozionante attraverso le speranze e le difficoltà della vita. Alla prossima intervista sul blog del Gruppo Albatros!

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